Aspettando mercoledì sera, il ricordo va a quel lontano 2 giugno 1963

Con l’avvicinarsi di mercoledì - giorno in cui l’Atalanta disputerà la finalissima di Coppa Italia contro la Juventus - non sto letteralmente più nella pelle.

Un appuntamento che attendo con grandissima ansia addirittura dal lontano 2 giugno 1963. Sì, perché quel pomeriggio, nelle vesti del classico «tifosone», c’ero anch’io, seduto sulla scalinata dello stadio milanese dietro la porta difesa nei primi 45 minuti da Pierluigi Pizzaballa, che soffiò il posto al titolare Zaccaria Cometti, acciaccatosi in allenamento, ma comunque in panchina con tanto di tuta. Ricordo che proprio Zaccaria «piombò» sul manto erboso in preda alla gioia più sfrenata, finendo così immortalato nella foto celebrativa dell’evento.

Noi tifosi - circa un migliaio, non di più, in trepida attesa degli “eroi” di giornata per tributare loro i doverosi onori del caso - terminata la partita puntammo il pullman parcheggiato fuori dallo stadio. Poco più di un’ora dopo, il primo a farsi vedere fu proprio Angelo Domenghini, l’autore della tripletta che aveva messo in ginocchio il Torino, il grande favorito. «Domingo», allora ventiduenne e non abituato all’assalto degli appassionati, arrossì intimidito e tra gli «evviva» e gli applausi di tutti noi pronunciò in perfetto dialetto bergamasco«Scecc, lasem salì so la corriera». Per nulla avaro di parole, invece, il danese Fleming Nielsen, che riuscì a salire sul pullman dopo una mezz’oretta solo perché portato a peso dall’accompagnatore ufficiale, Marino Leidi (che anticipò nelle funzioni di segretario il mitico Giacomo Randazzo).

Cosa accadrà mercoledì se, al diavolo la scaramanzia, riporteremo a Bergamo la coppa? Impossibile saperlo, ma - data la pandemia - meglio sarebbe se rimandassimo ad altra data ogni tipo di festeggiamento, accogliendo così l’appello del sindaco Giorgio Gori, del presidente della Provincia, Gianfranco Gafforelli, e del presidente nerazzurro, Antonio Percassi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA