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Sabato 21 Dicembre 2024
È bergamasco il re della maratona di corsa al Polo Sud: «La vera vittoria è sfidare l’impossibile»
LA MARATONA. Andrea Bonanomi, di Ponte San Pietro, racconta la sua Antarctic Ice: «Cose che altri runner non possono immaginare».
Alla faccia dello scenario Andrea Bonanomi non è andato in bianco, e dice che dalla sua Antarctic Ice Marathon – una delle più suggestive sfide al mondo sulla distanza di Fidippide – è tornato ben più ricco del voucher di 20 mila dollari, frutto del successo, con cui potrà regalarsi un’altra avventura da raccontare un giorno ai nipotini: «Sì, parafrasando Blade Runner, ora posso dire che ci sono cose che altri runner non possono immaginare…».
Come sgambettare in distese dove l’occhio umano fatica a distinguere le distanze, in luoghi
dove i ritmi circadiani (quelli che regolano il sonno e la veglia) si confondono a causa della luce perenne. La cartolina arriva dall’Union Glacier, il campo base più grande l’Antartide, da dove questo 39enne giramondo originario di Ponte San Pietro è fresco di ritorno: «Due anni fa ero stato anche dalle parti del Circolo polare Artico, ma questa ha avuto qualcosa in più – dice da Cuzco, in Perù, dove si è regalato qualche giorno di relax –. Idealmente mi piace l’idea di aver completato questo percorso».
L’impresa sportiva
C’è stato il lato agonistico dell’impresa, vedi i 42 km e 195 metri di un tracciato multilap (quattro giri di un anello di 10 km) chiusi 3h23’37”, tre minuti meno di mister maratona, il cinese Yusheng Ni: «L’ho passato durante il secondo giro, nel tratto in cui il cui vento (circa 10 nodi, ovvero 25 km/h) era a favore: dalla parte opposta l’obiettivo era resistere alle stalattiti…».
L’idea nata nel 2018
Non è mancato però il lato esistenziale, perché a un allungo di distanza da pinguini imperiali e leoni marini, Bonanomi (che al momento vive a Brisbane, in Australia, dove lavora per una società di servizi), c’è arrivato seguendo un doppio filo rosso: «L’idea è nata nel 2018, ai tempo in cui lavoravo per Dhl, e nacque il progetto Pole to pole, legato a benessere ed ecosostenibilità. Stavolta, nei momenti più duri, ho pensato anche all’associazione Make a wish, che aiuta bambini poco fortunati».
Per il bergamasco d’esportazione (parla fluentemente cinque lingue), la corsa è una passione coltivata nell’ultimo decennio, chiudendo una ventina di sfide sulla distanza regina (personal best stradale 2h40’) e affacciarsi a quello delle Ultra, una delle quali alle Isole Fiji. Di maxi, a poche centinaia di chilometri dal Polo Sud, ha trovato condizioni estreme tra cui destreggiarsi: «Nessun passo era scontato, uno dei segreti era quello di trovare appoggi su neve non troppo battuta – chiude –. A fare la differenza era anche la gestione dell’equipaggiamento: si passava in un attimo dal rischio dell’assideramento a quello dell’insolazione...». Lui però ha resistito e ora culla un altro sogno: quello delle 7 maratone in 7 giorni in 7 continenti diversi.
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