Se la febbre del «piccolo» manda i genitori nel panico

I consigli dell’infermiere. Consultare il pediatra di famiglia, soprattutto se la febbre compare nei primi 6 mesi di vita e/o si prolunga per più di 3-5 giorni. L’approfondimento nella rubrica dedicata alla salute.

La febbre in età pediatrica rappresenta il motivo di preoccupazione più frequente per i genitori, tanto che è la prima causa maggiore di chiamata del pediatra e di accesso in Pronto Soccorso. La febbre non è una malattia ma uno dei sintomi di un processo infettivo. Aumentando la temperatura, il nostro corpo crea un ambiente ostile alla riproduzione di organismi patogeni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pone il cut off ( valore limite) ad una temperatura maggiore o uguale a 38°C.

Secondo le linee guida della Società Italiana di Pediatria (SIP), la misurazione della temperatura a domicilio andrebbe effettuata con termometri digitali (più affidabili) in sede ascellare. La misurazione rettale non è raccomandata in quanto invasiva e potrebbe causare lesioni, inoltre potrebbe essere influenzata dalla presenza di feci nel retto. La febbre normalmente si presenta con dei «sintomi di accompagnamento»: brividi, mani e piedi freddi, cefalea, inappetenza, nausea, respiro e battito cardiaco accelerato, sudorazione. L’infermiere pediatrico consiglia sempre, in caso di febbre, di consultare il pediatra di famiglia, soprattutto se la febbre compare nei primi sei mesi di vita e/o si prolunga per più di tre - cinque giorni, e/o si associa a sintomi che richiedono un approccio urgente, quali : lesioni simili a lividi sulla pelle, torpore associato a dolore al collo e rigidità della nuca, disidratazione (occhi infossati e cerchiati, pelle e labbra secche, cavo orale asciutto, mancanza di saliva e lacrime, urine scarse e molto concentrate).

Nel caso di neonati , è sempre indicato l’accesso al Pronto Soccorso Pediatrico, data la fragilità di questa fascia d’età. Nel 2-4% di bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni, in caso di febbre superiore a 38°C, si possono manifestare crisi convulsive febbrili (CCF) che si associano a perdita di coscienza e manifestazioni motorie. In questi casi è consigliabile contattare il medico e recarsi presso un Pronto Soccorso Pediatrico (specialmente se si tratta di un primo episodio). Le CCF sono un disturbo benigno che tende a regredire con l’avanzare dell’età.

Il farmaco di prima scelta è il paracetamolo, seguito dall’ibuprofene. Nelle Linee Guida italiane, l’uso combinato di paracetamolo e ibuprofene non è raccomandato, ad eccezione di particolari casi in cui la terapia combinata viene prescritta dal pediatra e deve essere accuratamente gestita per evitare sovradosaggio e intossicazione. Ricordiamo infatti che i farmaci antipiretici si somministrano in base al peso del bambino e non all’età, preferendo la via di somministrazione orale.

Quindi? Niente panico! Bisogna seguire semplici indicazioni: garantire una buona idratazione, non vestire troppo il bambino, somministrare in modo adeguato la terapia antipiretica prescritta dal pediatra e considerare sempre la presenza di sintomi che richiedono una sua valutazione urgente o del Pronto Soccorso Pediatrico.

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