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Mercoledì 04 Dicembre 2024
Presto disponibile un nuovo farmaco per la cura dell’Aids
LA RICERCA. Sono 2.349 le nuove infezioni Hiv registrate in Italia nel 2023, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nel 41% sono diagnosi tardive, con un quadro clinico già conclamato, ed è ipotizzato anche un 40% di sommerso. La Lombardia è la regione con il numero più alto di nuove infezioni: 377 casi, con un’incidenza di 3,8 su 100 mila persone.
«È necessario intensificare informazione, prevenzione e screening» sottolinea Andrea Gori, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano e presidente di Anlaids Lombardia Ets, che in occasione del World Aids Day offre test gratuiti Hiv e Hcv presso la sede di Milano.
I casi di Aids nel mondo
«Ci siamo fatti impressionare dai 7 milioni di vittime di Covid, ma è necessario ricordare che
ogni anno nel mondo Aids provoca 700mila morti, 1,5 milioni di nuovi casi di infezione, oltre a 40 milioni di persone che convivono con l’Hiv. Si pensa troppo semplicemente che di questo virus non si muoia più, non è così. È un nostro dovere puntare a zero nuove infezioni, per questo l’Ospedale Sacco avvierà a breve uno studio dedicato a Long Activing in PrEP. Grazie alla ricerca c’è infatti una buona notizia: un farmaco in arrivo, già utilizzato nel trattamento di persone che vivono con HIV, che potrà essere somministrato anche in prevenzione». Se dal 2012 al 2020 si è osservata una diminuzione delle nuove diagnosi di HIV in Italia, dal 2021 al 2023 c’è stato un incremento, in parte attribuito al recupero delle diagnosi mancate durante la pandemia da Covid. Le regioni con incidenza superiore alla media sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Campania. La trasmissione sessuale è responsabile dell’86,3% dei nuovi casi. Le modalità di trasmissione più comuni sono rapporto eterosessuale (47, 7%); rapporto sessuale tra maschi (38,6%); uso di droghe per via iniettiva (3,4%). L’età mediana alla diagnosi è di 41 anni (42 per i maschi, 39 per le femmine).
Hiv, una sfida globale
«L’infezione da HIV - ricorda la professoressa Enrica Tamburrini, Associato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Responsabile della UOS di Malattie Infettive al Policlinico Gemelli - continua a rappresentare una sfida globale, con dati che dimostrano come tale patologia sia tutt’altro che scomparsa. I dati ISS del 2024, appena pubblicati, indicano che il 60% delle nuove diagnosi riguarda pazienti con malattia già avanzata, coinvolgendo non solo le cosiddette categorie a rischio, ma anche uomini adulti eterosessuali (che rappresentano il 48% dei nuovi casi di HIV). La scienza e l’organizzazione sanitaria devono lavorare insieme per offrire soluzioni concrete, ponendo le basi per un futuro in cui la salute di ogni paziente sia realmente al centro del sistema sanitario».
«Tale sforzo culturale e organizzativo - prosegue la professoressa Tamburrini - deve includere inoltre lo screening e la profilassi per le popolazioni vulnerabili, a rischio di malattie sessualmente trasmesse (MST). Anche per questi utenti sarebbe necessario implementare percorsi dedicati per garantire la continuità e la personalizzazione delle cure, prevenire complicanze e ridurre la diffusione delle infezioni; ciò è già in atto presso le nostre strutture e verrà implementato sempre di più in futuro».
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