Iperplasia prostatica, un robot con raggio ad acqua per curarla

LA NOVITÀ. Una tecnica chirurgica resa possibile per la prima volta sul territorio bergamasco.

In Humanitas Gavazzeni, la cura della patologia prostatica benigna si avvale dell’idro-ablazione, una tecnica chirurgica innovativa, resa possibile per la prima volta sul territorio bergamasco dall’expertise dell’équipe di Urologia e dalla presenza di un robot di ultima generazione. Questa chirurgia consente di intervenire con precisione sull’iperplasia prostatica benigna, riducendo il trauma dei tessuti circostanti e preservando la qualità di vita dei pazienti. «È una tecnica con cui è possibile trattare gli adenomi prostatici, anche voluminosi, senza intaccare funzioni essenziali per la vita sessuale e riproduttiva dell’uomo – spiega il prof. Angelo Porreca, responsabile dell’Urologia di Humanitas Gavazzeni e docente di Humanitas University -. L’eiaculazione, ad esempio, viene preservata in circa il 90% dei casi». Il trattamento si avvale dell’utilizzo della tecnologia robotica AquaBeam. «Il chirurgo – prosegue il prof. Porreca – programma l’intervento in maniera personalizzata sulle specifiche caratteristiche di ogni paziente. La tecnologia utilizza un raggio di acqua che interviene sulla patologia rispettando la struttura deputata all’eiaculazione».

In cosa consiste il trattamento

Si tratta di una procedura minimamente invasiva che unisce l’acquisizione di immagini in tempo reale, la robotica e l’ablazione a getto d’acqua senza impiego di calore. Il tessuto prostatico in eccesso viene asportato con precisione ed efficacia evitando il rischio di effetti collaterali comunemente correlati ai trattamenti termici. Il tempo richiesto per l’intervento è di circa 2-3 minuti, massimo 4 per prostate molto grandi. La procedura si esegue in anestesia bilanciata (loco-regionale più sedazione), la degenza è breve e la dimissione avviene senza catetere vescicale. Questa terapia è indicata per i pazienti affetti da iperplasia prostatica benigna che presentano sintomi urinari. Gli esami preparatori che permettono di confermare l’indicazione al trattamento sono l’uroflussometria, l’ecografia addome completo e il PSA totale e libero, esami ordinari nel percorso del paziente affetto da ipertrofia prostatica benigna.

L’iperplasia prostatica benigna

Dopo i 50 anni, negli uomini la prostata tende a ingrossarsi anche del doppio o del triplo della sua dimensione normale, generando la cosiddetta ipertrofia prostatica benigna (IPB), patologia che produce l’effetto, per chi ne è colpito, della difficoltà a urinare, soprattutto a iniziare la minzione. A lungo andare l’ipertrofia prostatica benigna provoca l’indebolimento e la perdita di efficienza della vescica, causando un deposito di urina che può portare all’insorgenza di infezioni alle vie urinarie o alla formazione di calcoli. In presenza di sintomi legati alla difficoltà a urinare – che comprendono anche una minzione intermittente o la minor forza del getto urinario – occorre per prima cosa rivolgersi a uno specialista urologo al fine di verificare se ci sia effettivamente un’ipertrofia prostatica benigna o se piuttosto i sintomi siano causati da altre patologie.

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