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Giovedì 28 Novembre 2024
Caregiver e malati in casa: l’ospedale viene in aiuto
«PAPA GIOVANNI». Le prestazioni sono assicurate da personale qualificato e si aggiungono a quelle già garantite.
Cosa fare se una persona anziana e fragile non riesce a muoversi da casa ma ha necessità, magari dopo un ricovero ospedaliero, di ricevere frequenti medicazioni o di riabilitazione? Cosa può fare un caregiver per farsi aiutare a gestire un catetere per un parente assistito allettato e non in grado di camminare? Sono condizioni abbastanza frequenti, per le quali è previsto un servizio gratuito di cure domiciliari che assicura la continuità delle cure sette giorni su sette.
L’Asst «Papa Giovanni XXIII» è stata inserita di recente tra i soggetti che possono offrire direttamente a casa le cure socio sanitarie da parte di operatori aziendali qualificati. Il servizio di cure domiciliari offre prestazioni infermieristiche (prelievi, medicazioni di vario tipo, gestione di dispositivi e stomie), trattamenti riabilitativi, socio-assistenziali, servizi di cura della persona (igiene, spugnature a letto, bagno) e supporto psicologico ed educativo. In alcuni casi sono possibili percorsi assistenziali più complessi come nel caso dei trattamenti terapeutici. Dietro prescrizione medica, è possibile ricevere a casa da infermieri qualificati anche terapie infusionali o flebo. La somministrazione o la prosecuzione della terapia dopo un ricovero può così avvenire comodamente a casa. Il vantaggio è di poter avere una dimissione più rapida dall’ospedale o persino evitare il ricovero.
Prestazioni effettuate da professionisti
Le prestazioni sono assicurate da personale qualificato e si aggiungono, ma non si sostituiscono, all’assistenza garantita dai familiari o dai loro collaboratori. Il medico di medicina generale e, per i minori, il pediatra di libera scelta restano i responsabili della cura. Sono loro a prescrivere la ricetta che avvia l’iter del servizio. In alternativa, la prescrizione può essere emessa anche da un medico specialista del Servizio sanitario nazionale. L’assistenza, gratuita, deve essere riconosciuta sulla base di una serie di indispensabili requisiti previsti dalla normativa. Il paziente, senza limiti di età, deve avere bisogni sanitari e sociosanitari gestibili al domicilio, così come una non autosufficienza, parziale o totale, di carattere temporaneo o definitivo; deve essere impossibilitato a deambulare e non essere trasportabile, con i comuni mezzi, ai servizi ambulatoriali territoriali; deve disporre di una rete familiare di supporto ed abitare in una casa che renda l’assistenza praticabile.
L’autorizzazione finale è rilasciata dal Distretto su valutazione dell’equipe per la valutazione multidimensionale. Il richiedente riconosciuto idoneo riceve un elenco, predisposto da Ats, degli enti erogatori accreditati nel territorio per la libera scelta e per l’attivazione. Per i cittadini residenti nel territorio del Distretto di Bergamo o dal Distretto Val Brembana, Valle Imagna e Villa d’Almé, in questo elenco figura anche la Asst «Papa Giovanni XXIII». Se il paziente non ha la residenza nei due Distretti in questione, ma è domiciliato in uno dei loro 66 Comuni (elenco completo sul sito www.asst-pg23.it) è necessaria un’autorizzazione da parte della Ats (in Regione Lombardia) o della Asl/Usl della regione di residenza.
Il progetto a un anno dall’avvio
A un anno di distanza dall’avvio del servizio, nel novembre scorso, il numero di utenti raggiunti dal servizio è quadruplicato nel secondo semestre rispetto al primo. I professionisti del servizio sono già stati a casa di 194 pazienti con condizioni temporanee o permanenti di fragilità. La richiesta di prelievi di sangue è triplicata. Dall’inizio dell’attività sono stati eseguiti 3.054 interventi al domicilio, ripartiti in misura praticamente identica nel territorio di Bergamo e nel territorio del Distretto di Valle Brembana, Val Imagna e Villa d’Almè. Al momento sono seguiti a domicilio circa 80 pazienti. Anche in questo caso, metà di loro sono residenti nei territori che fanno capo alla sede di Bergamo, l’altra metà a quella di Zogno.
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