Caccia all’aviaria, si procede con i tamponi ai volatili

Il virus dei volatili è tornato come ogni inverno, il ruolo del mondo venatorio per la prevenzione.

È una costante degli ultimi anni in diverse zone d’Italia, l’influenza aviaria che anche in questo autunno non si è fatta attendere. I cacciatori si sono fatti trovare pronti e lavorano a stretto contatto con le autorità sanitarie regionali per segnalare tutte le situazioni preoccupanti: anche la fine del 2021 ha confermato nel Nord Italia e non solo il consueto arrivo dell’influenza aviaria sul nostro territorio.

La situazione ora resta delicata in Veneto, dove sono presenti la maggior parte dei focolai, mentre i restanti si dividono tra Lombardia con due casi e uno a testa tra Lazio e Piemonte. A partire dal 19 ottobre 2021 il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha confermato diverse positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) nel pollame domestico in Italia. La maggior parte dei virus sono stati identificati come appartenenti al sottotipo H5N1. Sono stati coinvolti primariamente allevamenti di tipo industriale, soprattutto tacchini da carne situati in provincia di Verona e un ultimo caso in provincia di Brescia. La situazione epidemiologica dell’influenza aviaria è in rapida evoluzione anche a livello europeo, con crescente aumento del numero di focolai confermati da virus HPAI, sottotipo H5, in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi Paesi.

I cacciatori si stanno chiedendo perché ogni anno, nel pieno svolgimento della stagione venatoria, l’influenza aviaria arrivi puntuale come un orologio svizzero. Nessuna congettura o decisione presa dall’alto a limitare l’attività venatoria, è solo la natura che comanda: anatre, fischioni e germani sono le sentinelle dell’infezione e in questo caso il mondo della caccia gioca un ruolo importante.

In Lombardia, per esempio, in collaborazione con l’Associazione Cacciatori Migratori Acquatici, i cacciatori di acquatici in 12 capanni divisi tra Brescia, dove troviamo la maggior parte delle strutture coinvolte, Cremona e Mantova, collaborano facendo i tamponi alle anatre cacciate per intercettare il virus, come successo in questa parte di stagione venatoria, durante la quale è stato trovato un virus ad alta patogenicità.

Il virus quindi viene trasportato dalle anatre, che hanno saputo convivere con lo stesso, dopo il periodo riproduttivo: pensiamo ai numerosi gruppi di acquatici durante la stagione degli amori, quando proprio a causa del contatto con escrementi infetti e dell’«assembramento» di volatili, il virus si propaga e viene poi trasportato durante la fase della migrazione, che coincide con quella della stagione della caccia.

Raramente le anatre, così come germani e fischioni, vanno incontro alla morte, mentre altre specie sono molto più sensibili al virus, come i tacchini e in generale i galliformi. I provvedimenti presi nei confronti dei selvatici però non sono restrittivi: dallo scorso anno il Ministero ha cambiato rotta, vietando l’utilizzo dei richiami di questo tipo di caccia nelle zone più a rischio, il trasporto degli stessi, che devono rimanere in loco nei gabbioni, ma non la caccia agli anatidi.

Il cacciatore da un’informazione fondamentale: prima che arrivi negli allevamenti il virus viene scoperto proprio attraverso le anatre dei cacciatori, permettendo così di lanciare un campanello d’allarme e permettere alle aziende di mettere in atto tutte le misure di biosicurezza e di sorveglianza negli allevamenti del Nord Italia. Questo controllo permette di scongiurare un eventuale passaggio del virus dai selvatici ai domestici, che potrebbe comportare l’esplosione di una nuova epidemia con devastanti danni al comparto avicolo nazionale.

Una delle conseguenze dell’arrivo in Lombardia del virus dell’influenza aviaria per il mondo venatorio, è l’impossibilità di rilasciare nei territori più sensibili al tema i fagiani, animali che rientrano nella famiglia dei galliformi e quindi da tenere maggiormente sotto controllo in questi casi. Il piano regionale di controllo e sorveglianza dell’influenza aviaria suddivide il territorio in zone A e zone B per i comuni ad alto rischio di introduzione e diffusione. Il dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di origine animale ha autorizzato il lancio di 2mila fagiani che avverrà nella giornata di oggi in 71 comuni dell’ Atc Pianura Bergamasca, quelli che sono fuori dalla più rischiosa zona A, calcolata per la presenza di allevamenti. Buona parte di questi 2mila andranno nelle zone di ripopolamento e di cattura, mentre i restanti nei 71 comuni. L’ambito guidato da Mario Fugazzola ci tiene a precisare come la scelta sia stata obbligata e non deve essere pensata come una forma di favoritismo verso qualcuno, ma una necessità in un momento delicato per la presenza del virus, mentre un secondo lancio di altri 2 mila fagiani dovrebbe essere previsto entro l’8 dicembre.

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