Stagione storica
Ora il mercato
e l’Europeo

Si è chiusa un’altra stagione pazzesca per l’Atalanta, che resta saldamente la massima eccellenza dello sport bergamasco. È mancato forse l’acuto più atteso, la ciliegina sulla torta di una Coppa Italia che ogni volta sfugge sul più bello come un’anguilla: una vera maledizione che parla di quattro finali perse dagli anni Ottanta a oggi.

Ci sono rimasti male anche i gloriosi nerazzurri che la vinsero nel 1963 e sarebbero stati orgogliosi di passare il testimone proprio a questa Atalanta, la più bella della storia del club. E che – anche dopo la sconfitta all’epilogo con una Juve capace di ritrovare quel carattere che pareva smarrito – continuiamo a ritenere fosse più forte e pertanto giustamente favorita rispetto ai bianconeri. Il rigore non dato per il fallo in area su Pessina non fa che accrescere il rammarico.

Ma, Coppa Italia a parte, il bilancio della stagione nerazzurra è ancora una volta da lode e applausi. Aver conquistato un posto in Champions League per la terza stagione di fila la rende unica tra le cosiddette «provinciali» o – se ormai questa definizione è superata dai risultati e dai tempi – diciamo che l’Atalanta ha tagliato un traguardo fenomenale per un club che non rappresenta una metropoli. Un traguardo che riscrive la storia del calcio italiano. E va riconosciuto che questa squadra – al di là del terzo posto in campionato (che aggiunge un’altra perla a una collana già composta da un quarto, un settimo e due terzi posti nelle precedenti annate dell’era Gasperini) – la storia del calcio italiano la sta riscrivendo ormai da diversi anni, grazie a un gioco spettacolare e redditizio che ha catturato tante attenzioni anche all’estero.

Per mantenere le posizioni e dare la meritata continuità a questo gioco (o questo «progetto» come è di moda dire oggi) e a risultati così eclatanti, servirà adesso un mercato oculato, come i dirigenti nerazzurri, guidati da Giovanni Sartori e Luca Percassi, sanno fare molto bene. Il calcio non va mai in vacanza realmente. Ora le trattative entreranno nel vivo e alcuni giocatori dovranno rimettersi al lavoro prima degli altri perché incombe l’Europeo, vetrina non solo per qualche atalantino già graduato ma anche per chi magari ambisce a venire a Bergamo, ormai di fatto, oltre che di diritto, tra le capitali mondiali del calcio.

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