L'Eco di Bergamo Incontra / Bergamo Città
Martedì 21 Gennaio 2025
Pier Carlo Capozzi: «L’intervista immaginaria a Chicco Pisani che ancora mi emoziona»
L’INTERVISTA . Pier Carlo Capozzi ricorda gli esordi a L’Eco, la tradizione di albergatore ereditata dai suoi genitori e poi tramandata a suo figlio Alessandro.
Esordì il 23 ottobre 1977 su L’Eco di Bergamo scrivendo un pezzo commissionato da Paolo Arzano su Atalanta-Napoli finita 1-1. Un esordio da «serie A» per Pier Carlo Capozzi che poi proseguì la carriera di giornalista affiancandola a quella di albergatore. Una passione, quest’ultima, ereditata dai genitori con i quali ha gestito tra gli altri anche l’Agnello d’Oro in Città Alta e poi tramandata al figlio Alessandro con cui ora conduce l’Hotel Città dei Mille.
Il primo giornalino «homemade» alle elementari
Cominciò a scrivere sin da piccolo, in particolare ricorda un episodio che riguardò Fausto Coppi: «Frequentavo le scuole elementari e in occasione della morte del campionissimo feci una sorta di giornale usando le pagine interne dei quaderni, ne feci 5 o 6 copie scritte a biro con la notizia della sua morte. Il fatto curioso di questa storia è che i miei compagni di scuola lo comprarono».
L’intervista immaginaria a Chicco Pisani
L’articolo che si ricorda con più soddisfazione è l’intervista immaginaria a Federico Pisani, l’indimenticato giocatore nerazzurro, morto tragicamente in un incidente stradale nel 1997. Ambientata nel cimitero dove riposa in Garfagnana, ha toccato le corde di molti lettori e ancora oggi, nonostante sia passato tanto tempo, qualcuno me la ricorda con affetto. «Tra le altre interviste chemi sono rimaste più impresse quelle a Glenn Stromberg, a Nedo Sonetti e Emiliano Mondonico, due allenatori che ne sanno di calcio e con i quali era bello anche “battibeccare”»
«Vorrei una Bergamo ancora più vivace»
«La Bergamo del futuro la vedo un po’ più vivace di quella attuale -conclude Capozzi-, anche se già ora si sta muovendo bene culturalmente, ma potrebbe fare di più. E cosa più importante, mi piacerebbe che non perdesse le sue radici e anzi potesse valorizzarle».
© RIPRODUZIONE RISERVATA