Oney Tapia, dall’infortunio all’oro ai Giochi di Parigi: «Lo dedico alle mie figlie»

INTERVISTA. L’atleta paralimpico si racconta: «Dopo l’incidente ho iniziato un intenso lavoro su me stesso, devo dire grazie alla mia famiglia e allo sport».

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Oney Tapia si racconta, dall’incidente all’amore per lo sport, dall’infortunio alla medaglia d’oro nel lancio del disco F11 ai Giochi paralimpici di Parigi. Una storia di sport e riscatto.

«Questa medaglia la dedico alle mie figlie», dice stringendo in mano l’oro conquistato ai Giochi. «Sono stato sette mesi lontano da casa, hanno sofferto con me durante quel periodo. Questo grande risultato è anche per loro, come per lo staff, la Federazione, i miei allenatori».

L’emozione dei Giochi

«Il momento del riscatto», dice Tapia. «Dopo un anno fermo (a causa di un infortunio, ndr) sono dovuto ripartire dall’inizio, lasciando Bergamo per allenarmi a Viterbo. Ho vinto il Mondiale e così mi sono qualificato per i Giochi. Un risultato sudato, voluto, una grande soddisfazione».

L’incidente nel 2011

«Quando a maggio 2011 ho perso la vista - racconta - ho iniziato un intenso lavoro su me stesso, devo dire grazie alla mia famiglia e allo sport. Ne ho provai tanti, poi nel 2013 ho conosciuto l’atletica».

L’importanza dello sport

Oney Tapia racconta il ruolo fondamentale dello sport nella vita di tutti i giorni: «Unisce tutte le realtà e insegna l’importanza delle regole, che aiutano a formare la persona. Lo dico sempre ai giovani: le regole servono, ci aiutano, ci formano, perché la società va veloce e rischiamo di perdere certi passaggi».

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