«Bergamo? È elegante». Carla Cereda: Abbiamo creduto in via Tiraboschi quando c’erano solo piccole botteghe

L’INTERVISTA. Da Milano a Bergamo per portare la moda. Un progetto che a metà degli anni Settanta era ambizioso e che viene raccontato da Carla Cereda. Tutto iniziò con un «amore a prima vista» di Rosy Biffi, che non è mai finito. Tra consigli di outfit e scelte di collezioni.

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I cinque capi che non devono mai mancare nell’armadio di una donna? Una giacca, una camicia bianca, un paio di jeans, un abito e una bella scarpa. Carla Cereda è la seconda generazione della famiglia Biffi, nome sinonimo di moda a livello nazionale e internazionale. Da Milano a Bergamo. «Nostra zia Rosy aveva già due boutique a Milano, che poi sono diventate quattro, quando ha deciso di aprire in via Tiraboschi - racconta -. Una scelta da molti contestata». Ma la determinazione e l’intuizione sono alla base di Rosy Biffi: «Arrivò a Bergamo nella metà degli anni Settanta, da viale Papa Giovanni si innamorò di Città Alta».

«Ricordo anche via Tiraboschi: negli anni Settanta non c’erano boutique, ma negozi di vicinato, tra una macelleria e un bar. Non ebbi alcun tentennamento, né volli valutare la più commerciale e centrale via XX Settembre».

La storia che ormai è diventata un aneddoto ce l’aveva raccontato lei stessa in una intervista tempo fa: «Conoscevo molto bene la famiglia Cassera, bergamasca: a qui tempi si occupava di produrre dei capi per Krizia, brand in cui ho creduto subito e che avevo inserito nei miei negozi. Mi propose di aprire a Bergamo e ricordo ancora la prima volta che sono arrivata in questa città: da viale Papa Giovanni lo sguardo su Città Alta fu amore a prima vista. Ricordo anche via Tiraboschi: negli anni Settanta non c’erano boutique, ma negozi di vicinato, tra una macelleria e un bar. Non ebbi alcun tentennamento, né volli valutare la più commerciale e centrale via XX Settembre».

Carla Cereda racconta il mondo Biffi a L'Eco di Bergamo Incontra. Video di Fabiana Tinaglia

«Bergamo era una novità - continua Carla Cereda -, per la nostra famiglia è tuttora un progetto entusiasmante. Abbiamo investito su Bergamo e lo stiamo facendo ancora: ora si sta concludendo una nuova ristrutturazione dei nostri spazi e nuovi progetti tra moda e arte» anticipa (lo spazio riaprirà a settembre, ndr).

«Quando scegliamo una collezione la prima cosa che ci spinge è la curiosità, poi l’indipendenza»

Negozi fisici e vendita online, la moda si interroga: «Soprattutto in questo momento storico e così determinante per il mondo della moda, crediamo sempre di più nel rapporto fisico, nell’incontro con la cliente». Che è il primo pensiero quando si sceglie una collezione: «Esiste una sorta di vademecum mai detto e trasmesso tra di noi: quando scegliamo una collezione la prima cosa che ci spinge è la curiosità, poi l’indipendenza».

Con un motto, nel vestire e nel rapportarsi: «”Less is more” ci appartiene molto nel nostro modo di fare moda» sorride Carla Cereda. E questo pare un po’ anche il motto di Bergamo: «Vivace, collaborativa, la nostra Bergamo è all’insegna del bello e della cultura - dice -. Less is more ci appartiene, un modo di essere e di vivere. E poi diciamocelo - chiosa -: Bergamo è elegante e sa fare la differenza».

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