«Abbiamo visto e vedremo la città cambiare». Gori: «2023 importante. Io da piccolo? Volevo fare il sindaco»

l’intervista.Il primo cittadino di Bergamo a tutto tondo verso un 2023 molto importante. Il suo rapporto con la città, i suoi sogni e il suo futuro.

10:59

«Ho visto la città cambiare in questi anni e ancora cambierà». Giorgio Gori, sindaco di Bergamo si racconta in questa fine d’anno: «Penso comunque di non aver fatto abbastanza e non ci sarà il tempo per fare tutto quello che volevo, ma nel frattempo Bergamo è cambiata: una trasformazione fisica evidente, ma mancano ancora dei pezzi che arriveranno nei prossimi anni, e una trasformazione anche nei modi in cui erogare i servizi di una società che si evolve».

E aggiunge: «A me piace l’idea di una città armoniosa, in un buon equilibrio - spiega la sua idea di Bergamo e aggiunge quella che hanno i sui collaboratori di lui -: dentro Palazzo Frizzoni cosa dicono di me? Probabilmente che sono moto esigente, che sono noioso e che potrei essere più prodigo di complimenti. Lo so, e sono così anche con me stesso: penso davvero che il mio lavoro sia la cosa che mi viene meglio, qui metto tutta la mia energia. Fuori dal lavoro non sono così proattivo come in ufficio. Come succede a molti bergamaschi il lavoro è il mio vestito».

E la famiglia? «Loro probabilmente dicono che sono noiosissimo - sorride -. No, non è vero: però la famiglia ha dei tempi risicati, in cui devo anche rifiatare. Per fortuna ho una moglie che è molto impegnata e anche lei ha bisogno di recuperare. Così troviamo dei piccoli spazi per noi: la domenica a pranzo fuori, scappare due giorni a Venezia, andare al cinema». E ricorda il primo appuntamento: «Credo fossimo a Roma: siamo andati al cinema, anzi è lei che mi ci ha portato. Siamo andati a vedere “Paura d’amare”»

I figli sono invece lontani da Bergamo: «Due su tre all’estero, la più piccola è a Milano e la si vede spesso. quando i ragazzi sono distanti si impara di godere dei piccoli momenti: è una grande festa sempre quando tornano a Bergamo».

E come sindaco di Bergamo succede «che la gente mi fermi per strada: anche solo per un saluto, per dirmi cose gentili, ma c’è anche chi mi specifica temi che riguardano la propria strada, la segnaletica, piccole cose che sono importantissime: dettagli che non bisogna trascurare. A un sindaco serve la visione complessiva ma anche quello sulle cose piccole che ti legano alle persone - e aggiunge -. C’è anche qualcuno, per fortuna sono pochi, che mi insulta».

Poi la domanda di rito: «Quando ero piccolo volevo fare da grande il calciatore: in realtà mia mamma sostiene che i prima elementare le avevo detto che volevo fare il sindaco della mia città: io non me lo ricordo ma a questo punto ci credo» sorride e dice: «Sono stata e sono una persona fortunata che ha realizzato molti sogni. Ora sono in una fase di gestazione dei nuovi desideri e traguardi. Ho ancora tempo pr decidere cosa farò da grande: ho voglia di fare ancora. A 64 anni finirò di fare il sindaco ma non ho voglia di fermarmi».

Il luogo del cuore? «La terrazza del Belvedere di San Vigilio e tutta quella zona mi piace molto. E poi le Mura. Mi piace Città Alta che ho iniziato a conoscere quando vivevo in città bassa e la frequentavo da studente». Ora, con il nuovo anno, inizia il 2023 con Bergamo e Brescia capitali della Cultura: «Una grande scommessa: l’anno sarà molto ricco di iniziative ed eventi. La scommessa vera è cosa resterà dopo questo anno».

Poi un Giorgio Gori inedito: «Nel tempo libero: cammino più che corro e se corro vado in discesa - ride -. E poi leggo e vado al cinema. a casa il mio must è uno: in cucina preparo per tutti il risotto».

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