Vita quotidiana, stress, affaticamento e problemi digestivi

GASTROENTEROLOGIA. Lo stress ha una riconosciuta influenza sui disturbi del nostro apparato digerente, spesso causati da una condizione di non tranquillità che può avere varie cause, prima tra tutte i ritmi di lavoro o studio assillanti, che possono portare a saltare i pasti o a mangiare quello che capita, di fretta o a orari improbabili.

«La poca attenzione all’alimentazione dovuta a una vita stressante può causare alterazioni metaboliche importanti legate al tubo digerente – sottolinea il dottor Nicola Gaffuri, responsabile della Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva di Humanitas Gavazzeni –, favorendo disturbi digestivi e di irregolarità dell’alvo, cioè del canale intestinale nel suo complesso».

Qual è il meccanismo che permette allo stress di influire negativamente sul funzionamento del nostro apparato digerente?

«Stomaco e intestino sono considerati il “secondo cervello” dell’organismo, per cui una nostra condizione di stress viene somatizzata soprattutto a livello di questi due organi. La conseguenza è un’alterazione dello svuotamento gastrico, per cui lo stomaco diventa più “pigro”, non si svuota del tutto causando indirettamente anche un aumento del reflusso gastroesofageo, che consiste nel ritorno del contenuto gastrico nell’esofago, condizione che porta ad accusare ad esempio bruciore, tipico sintomo di questa patologia. E non è tutto qui: viene alterato anche il funzionamento dell’intestino, che comincia ad agire in maniera irregolare provocando una situazione di alternanza tra stipsi e diarrea».

Come possiamo cercare di evitare queste conseguenze?

«Quando i sintomi propri del reflusso, cioè bruciore all’altezza dell’esofago e retrosternale, acidità fino alla gola, rigurgito, ma anche tosse, raucedine, laringiti o faringiti, si presentano non più di una volta ogni 10 giorni – spiega lo specialista gastroenterologo –, può essere sufficiente prestare attenzione alla propria alimentazione, bevendo molta acqua, consumando frutta e verdura in abbondanza e contenendo l’assunzione di grassi. Meglio evitare, poi, gli alimenti che possono irritare stomaco ed esofago come il cioccolato, la menta, il caffè, i cibi piccanti, gli agrumi e gli alcolici. Infine, è da prendere in considerazione il fatto di smettere di fumare, se lo si fa».

Il controllo dell’alimentazione è prezioso, ma altrettanto lo è anche la capacità di reagire alla condizione di stress che è alla base del disagio. «Da questo punto di vista può essere utile svolgere una regolare attività fisica. È poi importante cercare di distribuire i pasti nel corso della giornata. L’ideale sarebbero 5 mini-pasti al giorno, così distribuiti: mattino, metà-mattinata, pranzo, metà-pomeriggio, cena serale».

Quando però i sintomi si presentano con maggiore ricorrenza è il caso di rivolgersi a un medico «così che possa prescrivere antiacidi o inibitori della secrezione acida dello stomaco – conclude il dottor Gaffuri –. E, se questi non dovessero sortire gli effetti desiderati, prevedere l’esecuzione di una gastroscopia, esame che permette allo specialista di ottenere una diagnosi precisa, su cui impostare una terapia specifica. Il tutto ricordando che i disturbi gastrointestinali trascurati possono portare allo sviluppo di malattie più gravi, infiammatorie, come le ulcere peptiche, le esofagiti e le coliti croniche invalidanti. O, in casi estremi, anche patologie neoplastiche».

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