U na squadra feroce, ma bella. Incantevole, ma spietata. Una squadra che ne segna uno, due, tre, e ha ancora fame, voglia, quasi bisogno di segnarne ancora, e ancora. Sembra la descrizione di un’Atalanta di qualche anno fa, quella che fece 4 gol al Bologna in 15 minuti. Era l’Atalanta che tutti abbiamo nel cuore, persino inutile ricordarne i nomi. E invece è l’Atalanta di qualche anno dopo, che sempre più sta prendendo forma, acquisendo personalità, consepevolezza di quello che può fare. Lo fa grazie a giocatori straordinari, quelli vecchi e quelli nuovi. Lo fa, stanotte, mettendo il naso per la prima volta in stagione nella zona Champions della classifica, lo fa centrando la terza vittoria di fila dopo Genoa, prima della sosta, e Venezia una settimana fa. Lo fa mettendo in mostra una condizione in crescita nonostante gli impegni uno a ridosso dell’altro, lo fa accontentando in pieno il suo allenatore, che mercoledì sera, dopo lo 0-0 con il Celtic, aveva invocato un miglioramento della fase offensiva. E proprio da lui, l’allenatore, ripartiamo alla fine del prologo.
1. Quattrocento volte Gasp
Ripartiamo da Gasperini a prescindere dalla goleada e da quanto di calcisticamente meraviglioso abbiamo visto nel primo tempo di Atalanta-Verona. Partiamo da lui perché festeggia 400 partite sulla panchina dell’Atalanta con una vittoria che meglio di così non avrebbe potuto rappresentare il suo modo di vedere il calcio. Sempre in avanti, sempre all’attacco, meglio un 4-3 di uno 0-0, l’avversario va sfidato, affrontato, mai aspettato, meglio prendersi qualche rischio piuttosto che speculare sugli errori altrui. Tutto il contrario di quel che - quasi sempre - si era pensato a Bergamo prima del suo arrivo, dove si erano praticati concetti di calcio cui molti sono intimamente rimasti attaccati, anche se non lo ammetteranno mai.