Vendite auto, il crollo nel cuore dell’estate con elettriche a picco

IMMATRICOLAZIONI. Forte calo complessivo ad agosto ma sono ibride (-58%) e «Bev» (-38%) a uscirne peggio. Gli effetti al ribasso portano a riflessioni in tutta Europa.

Agosto amaro per le vendite auto nella Bergamasca: le immatricolazioni sono scese di oltre l’11% rispetto allo stesso mese del 2023. Il dato è inferiore al dato nazionale (-13,4%) ma segna un riferimento emblematico.

Crollo delle ibride

Il dato eclatante è però la sberla che hanno preso le ibride elettriche plug-in (Phev, le vetture con motore termico abbinato all’elettrico con ricarica alla presa) crollate del -58,8%, e le elettriche pure (Bev) che con un -38% danno la misura di quanto facciano fatica queste vetture ad entrare nelle grazie degli automobilisti. La battuta d’arresto arriva dopo i 2 mesi positivi: luglio e soprattutto giugno.

«Più andiamo avanti – dice Paolo Ghinzani, presidente del gruppo Concessionari Confcommercio Bergamo e direttore di Ghinzani Group – più gli automobilisti sono restii ad acquistare auto elettriche. Costi di acquisto alti, servizi non ancora adeguati, cariche alle colonnine che, in qualche caso (come le Supercharger) costano più di un pieno di benzina. Che la situazione sia difficile lo dimostra anche il fatto che in Germania il gruppo Volkswagen Audi ha annunciato la chiusura di alcuni stabilimenti. Da noi Stellantis ha deciso di prolungare di un altro mese la cassa integrazione a Mirafiori nella produzione della Fiat 500 elettrica, la cui richiesta è troppo bassa». Lo stop durerà fino all’11 ottobre di quest’anno.

In affanno anche in altri Paesi

Se le vetture a corrente non si vendono è inevitabile ridurre la loro produzione, per non lasciarle invendute sui piazzali delle Case costruttrici e delle concessionarie. Che le auto a batteria siano in affanno non è una novità anche in Europa. L’Audi sta valutando lo stop produttivo della Q8 e-tron nello stabilimento belga di Bruxelles, Porsche sta rivedendo i piani (fino a pochi anni fa pensava di arrivare a costruire l’80% delle sue macchine a corrente entro il 2030). Oltre oceano anche la General Motors ritiene che gli obiettivi di produzione di un milione di veicoli elettrici entro il 2025 non siano più raggiungibili. Per legge, dal 2035 in Europa si potranno vendere solo auto nuove che non emettono Co2 allo scarico. Le cose però non stanno andando come ipotizzato. Vedremo se il nuovo Parlamento europeo interverrà per modificare il piano «green».

La situazione delle case automobilistiche

Intanto le Case automobilistiche stanno riflettendo sul da farsi: Jaguar sta convertendo tutte le fabbriche per produrre solo auto elettriche dal 2025; Opel continua a vendere vetture a benzina e diesel, ma dal 2025 lancerà solo quelle a corrente; Toyota, cha ha lanciato l’ibrido, non è così convinta di passare all’elettrico; Bmw, le giapponesi Honda, Mazda e Suzuki non hanno mai annunciato l’abbandono dei motori termici, così come quasi tutte le Case del Gruppo Stellantis.

Tiene l’usato

Se il nuovo stenta, l’usato tiene: «È un mercato in sviluppo – prosegue Ghinzani – grazie ai prezzi più abbordabili. È il mercato principale, con 3 auto vendute ogni una nuova». E il rapporto è destinato «a salire a 4 o 5 auto di seconda mano» contro una nuova fiammante.

«L’usato sta andando bene, con una percentuale delle vetture ibride in aumento – conferma Loreno Epis, presidente della categoria Autosalonisti di Confcommercio Bergamo e titolare dell’omonima rivendita di auto di Scanzorosciate -, ora la clientela le richiede. L’elettrico invece detiene una quota infinitesimale, attorno allo 0’1%. E questo fa pensare». Epis ricorda poi che sulle immatricolazioni del nuovo pesano ancora le km zero (le vetture targate a proprio nome dalle concessionarie per rispettare i limiti di budget imposti dai costruttori): “L’ultimo giorno di agosto è stato targato quasi il 40% dell’intero venduto».

«Non si può tornare indietro»

«Sull’elettrico – dice - tornare indietro non è facile, ma qualcosa bisognerà fare, altrimenti sarà un bagno di sangue, con centinaia di posti di lavoro a rischio nell’automotive. Volkswagen Audi vuole chiudere 2 o 3 stabilimenti: non era mai successo prima. È un segnale fortissimo».

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