«Una spinta alle comunità energetiche. Orio strategico, ma attenti all’impatto»

PALAZZO FRIZZONI. Oriana Ruzzini, new entry in Giunta con Transizione ecologica, ambiente e verde. «Emissioni da ridurre». Sull’aeroporto «linea condivisa: infrastruttura necessaria, tenendo conto della salute».

«Dalle zanzare all’aeroporto». Oriana Ruzzini semplifica con un tocco di ironia gli «estremi» del suo assessorato, che va dalle sfide «alte» della Transizione ecologica e dell’ambiente fino a quelle quotidiane del verde. La co-portavoce provinciale di «Europa Verde» è tra le new entry della Giunta Carnevali, ma ha alle spalle la «palestra» del Consiglio comunale. Nel Gori bis (passata dal Pd ad Apf) è stata più volte la «voce critica» della maggioranza. A un soffio dall’elezione in Regione nel 2023, a questo giro è stata la più votata dei consiglieri uscenti con la lista «Futura» (nata da Avs e «Oltre»), che porta in aula anche la più giovane eletta (Laura Brevi, che ha preso il posto di Ruzzini).

Sa che è un po’ temuta dai suoi colleghi, forse per la sua radicalità?

«Non mi definirei radicale. Ci tengo però a far capire la mia visione, comprendo quella dell’altro, ma poi faccio di tutto perché il bene comune sia al centro dell’azione amministrativa. Può essere scomodo o può spaventare, ma credo che nel confronto sia più utile una persona che dice quello che pensa anziché il politichese o il diplomatico per forza che risulta sfuggente».

Ha citato l’aeroporto, uno dei temi su cui ha più battagliato. Avete un’unità di visione sul tema?

«Non era scontato, ma la sindaca Elena Carnevali ha posto come base del programma di coalizione l’ordine del giorno di cui sono stata prima firmataria in Consiglio comunale, condiviso dal sindaco e dalla maggioranza uscenti. Non c’è stato uno scontro sul tema: è un’infrastruttura necessaria per la città ma va tenuto conto del suo impatto per la salvaguardia della qualità della vita e della salute dei cittadini, che non vanno sacrificati per gli interessi dello scalo».

In quale direzione andate?

«L’Odg pone l’attenzione all’indagine epidemiologica in corso, ai voli notturni, da minimizzare fino a eliminarli. In campagna elettorale abbiamo poi aggiunto l’obiettivo di una centralina a Colognola per monitorare l’inquinamento acustico e ambientale. Anche la Regione dovrebbe poi fare la sua parte, applicando la tassa sul rumore, in attesa che gli aeromobili vengano sostituti con quelli di ultima generazione».

Il programma del centrosinistra è un «patto politico» tra forze molto diverse, reggerà cinque anni di governo?

«Il programma è stato costruito insieme dalle varie liste, ed è stato un lavoro molto bello che ci ha permesso di “saldarci” tra noi, conoscerci e condividere una visione di città, arrivando a una mediazione necessaria. Un clima positivo che è stato percepito anche da fuori. Certo in questi cinque anni dovremo tenere vivo il dialogo tra le forze politiche, i gruppi consiliari e gli assessorati per continuare a rispondere ai bisogni delle persone».

Veniamo alle sue deleghe: quante segnalazioni ha già ricevuto per l’erba alta?

«Tante. Il verde è qualcosa di vivo che è sotto gli occhi di tutti, quindi c’è molta attenzione. L’erba alta non è una moda e, riprendendo una campagna Fab, “non chiamiamole erbacce”. C’è però bisogno di una rivoluzione culturale, per far capire come gli sfalci possono essere diversi, da zona a zona».

È stato tagliato qualche albero di troppo?

«Non c’è un brutale desiderio di tagliare gli alberi a prescindere. Dobbiamo tenere insieme la necessità di garantire la sicurezza (valutando il rischio in base a dove si trova l’albero), la tutela del patrimonio arboreo e degli animali durante la nidificazione. Bisogna quindi comunicare e spiegare le scelte, anche quando sono criticate».

Come ad esempio gli abbattimenti per la linea del tram T2.

«Non faccio una battaglia ideologica per ogni singolo albero se devo sacrificare un’infrastruttura di mobilità sostenibile, che permette di trasportare milioni di persone senza auto. Semmai il problema sta a monte: bisogna verificare in fase progettuale se esistono percorsi alternativi che permettono di salvaguardare il verde».

Mobilità e ambiente prima erano insieme come deleghe.

«Ora l’ambiente è tornato col verde, per contiguità. Ma col collega Marco Berlanda (alla Mobilità, ndr), che ha l’ufficio sul mio stesso piano, lo scambio è continuo. Da neofiti in Giunta stiamo affrontando insieme la nuova sfida. Nella tutela del verde lo sguardo deve essere sempre più “interassessorile”, coinvolgendo anche urbanistica e lavori pubblici. Non si può “buttare giù” pensando tanto c’è la compensazione: quello che pianto oggi non si sa cosa sarà tra 30 anni».

Ci sono in programma nuove piantumazioni?

«Mi piacerebbe la ricostituzione del patrimonio arboreo degli “alberi mancanti” nelle aiuole, quegli alberi venuti meno per vecchiaia o altre circostanze, coinvolgendo le Reti e i quartieri; individuare degli spazi, anche piazze, per la depavimentazione e la riforestazione urbana».

Ci sono state anche polemiche sui lavori in alcuni parchi, come il Locatelli.

«È mancata una restituzione puntuale dei lavori, la spiegazione del perché sono state fatte alcune scelte piuttosto che altre: ad esempio una pavimentazione drenante non è una colata di cemento. Vanno spiegati meglio i progetti, meglio ancora se i progetti vengono fatti con chi quegli spazi li vive: più le scelte vengono condivise, più vengono comprese. Quella della comunicazione è una partita importante: spiegarsi meglio, per far comprendere le scelte progettuali».

È molto presente sui social, li userà anche in questa chiave?

«I social sono una piazza virtuale importante, e quindi anche uno strumento utile per far conoscere in modo semplice e immediato quello che si sta facendo, innescando un passaparola virtuoso. Ci sono iniziative in essere che neanche si conoscono».

Ad esempio?

«Esistono degli sgravi fiscali sulla Tari per chi adotta un’aiuola. Una pratica diffusa tra gruppi e associazioni, ma poco conosciuta tra i singoli cittadini. Faremo una campagna ad hoc per promuovere l’adozione delle aiuole».

Terrà un filo diretto per le segnalazioni?

«C’è il sistema “Segnala Bergamo”, ma sono attive anche la mail dell’assessorato e la mia personale. E poi andrò sul campo nei quartieri: giovedì, ad esempio, incontrerò un gruppo di residenti di Valtesse per la questione dell’antenna. Non è di competenza del Comune, ma è giusto capirne l’impatto».

A proposito di quartieri lei è radicatissima alla Malpensata e si è battuta per una narrazione che non la vedesse solo come il simbolo dell’insicurezza.

«Credo che il lavoro per una visione più trasparente e meno stereotipata della periferia stia dando i suoi frutti. Serve un approccio integrato, va bene il presidio ma anche l’aspetto urbanistico e del verde fanno la differenza, rendendo i luoghi più vivibili. La sfida è anche quella di una gestione diversa degli spazi verdi, passando da una logica del presidio a quella della “custodia”, coinvolgendo associazione e cooperative che hanno voglia di spendersi».

C’è poi tutta la partita della transizione ecologica. Una delle sue prime uscite da assessore è stata l’inaugurazione di un impianto di autoconsumo in via Canovine.

«È la parte più sfidante dell’assessorato, dove vogliamo partire all’attacco. Con Smart City c’è stata una fase di ascolto e di informazione dei quartieri interessati alle comunità energetiche. Ora è il momento di concretizzare. I gruppi di autoconsumo, le comunità energetiche hanno davvero un impatto educativo forte: si può risparmiare, ridurre le emissioni e il consumo di fonti fossili. È conveniente e cambia la consapevolezza del consumare».

Da farmacista (e autrice del libro «Tra due primavere» sull’esperienza del Covid) tiene anche al legame ambiente-salute?

«Tutto si tiene e ci vuole coraggio a non considerare l’ambiente come prioritario per la salute. Spendersi per l’ambiente significa spendersi per la nostra salute».

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