Un pensiero tormenta il prof. Caudano: quando il «giocattolo Atalanta» ha cominciato a rompersi?

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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“D as war der Anfang. Der Anfang vom Ende ist immer diskret”. “Era l’inizio. L’inizio della fine è sempre discreto”. Il verso di Hans Magnus Enzensberger tanto caro al Professor Caudano risuona nella sua mente la domenica sera di Atalanta - Lazio. Peccato, o amara coincidenza, o inevitabile ragione: viene da un poemetto che si intitola “L’affondamento del Titanic”. “Siamo un Titanic?”, si chiede pensando alla sua squadra che era prima a dicembre e ora annaspa con una media da formazione mediocre, e forse anche meno. “No, non siamo un Titanic”, reagisce. “Siamo un giocattolo preso a martellate”, precisa a se stesso. “Ovvio che non funzioni più”. Quante volte ha usato la metafora del “giocattolo”… Specie negli inizi incerti di campionato. Lì, il suo gasperinismo militante amava convincersi, alle prime sconfitte, che l’allenatore “avrebbe rimontato il giocattolo”. Come sempre ha fatto, d’altronde. Un po’ di calma, un po’ di pazienza, qualche esperimento, le invenzioni tattiche, la scelta degli uomini, la reinvenzione di alcuni calciatori, e il giocattolo per nove volte, prima o poi, è tornato a miracol mostrare. Perfino nell’unico anno senza Europa, comunque, a gennaio era arrivato molto bene. “Come in questo”, bofonchia sconsolato il buon Elvio. Sul teleschermo, scorrono le immagini di Roma - Juventus. Ma il professor Caudano non le guarda. Volume basso, il televisore un acquario verde con pesci antropomorfi, giallorossi e bianconeri.Il filo dei ragionamenti non gli dà pace. “D’accordo, le martellate. Ma chi le ha scaraventate sul povero giocattolo? O chi ha picchiato più forte? O chi per primo?”. Poi, la domanda torna ad attingere al poeta tedesco: “Ovverossia, quel è stato l’inizio della fine?”. Perché un’aria da finale di commedia c’è, inutile stare a discutere o a fingere.