Tre settimane senza Sharon, il sindaco: «Nei paesi c’è paura, vogliamo risposte»

DELITTO DI TERNO. Il primo cittadino Sala: la donna e il compagno Sergio erano una coppia felice e tranquilla. «In questo omicidio non c’è ancora un movente. Le telecamere? Le stiamo riqualificando».

A tre settimane dall’omicidio di Sharon Verzeni, Terno d’Isola è un paese diverso. Cambiato, così come gli altri paesi dell’Isola. Si esce meno la sera, si ha paura anche a portare i figli al parco. «C’è preoccupazione da parte di tutti i cittadini – conferma il sindaco Gianluca Sala –. Vogliamo risposte, c’è bisogno di normalità e serenità, ma è difficile con tutti i giornalisti e le televisioni che ogni giorno sono in paese. Siamo però fermi nell’idea che Terno non sia un paese diverso dagli altri, ciò che è successo a Sharon sarebbe potuto accadere in qualsiasi altro posto».

Leggi anche

«Continuiamo a chiederci, perché proprio qui? Sono tante le domande che restano senza risposta, ma abbiamo fiducia nel lavoro dei carabinieri e della magistratura che è incessante»

Richiesto un intervento dalla prefettura

Era stato proprio il sindaco a chiedere più volte in prefettura un intervento incisivo contro lo spaccio e il degrado. «Dal giorno del delitto le forze dell'ordine sono massive e presenti, ma rimane sempre il pensiero di muoversi sul territorio. Non solo a Terno ma anche nei paesi dell’Isola. Ho parlato con diversi sindaci, i cittadini hanno paura che ci sia in giro uno squilibrato, il fatto che fino a oggi non si sia riusciti a trovare un movente plausibile crea allarmismo. Io stesso sono preoccupato per le mie figlie, che hanno 21 e 25 anni. Si è parlato del fatto che Sharon uscisse tardi la sera, ma non è un fatto infrequente per Terno, dove c’è una vita intensa grazie alle tante attività organizzate delle associazioni di volontariato, dalla parrocchia, dai giovani. Continuiamo a chiederci, perché proprio qui? Sono tante le domande che restano senza risposta, ma abbiamo fiducia nel lavoro dei carabinieri e della magistratura che è incessante. Abbiamo messo subito a disposizione tutto quello che ci hanno chiesto, le riprese di 54 telecamere comunali, ci è voluta una settimana solo per scaricarle tutte. Ma la notte dell’omicidio, mentre Sergio Ruocco veniva interrogato, i carabinieri stavano già guardando le riprese delle telecamere da cui hanno visto che non era uscito di casa. E grazie a quello lo hanno escluso e lo hanno rilasciato».

Leggi anche

Il sindaco: «Non credo che ci sia omertà, piuttosto che qualcuno non si sia presentato perché magari pensa che ciò che ha visto o sentito non sia utile»

«Riqualificare le telecamere»

Si è parlato però della bassa qualità delle immagini, un problema che sta mettendo in difficoltà gli inquirenti nell’identificazione dell’assassino. «Le abbiamo portate da 16 a 54, le stiamo riqualificando ma tutte garantiscono di vedere una figura. Certo, sono immagini digitali e quando vai a zoomare si sgranano». Possibile che nessuno abbia visto o sentito qualcosa di utile quella notte? Lei stesso ha lanciato un appello alla popolazione: «Chi sa, parli». «Non credo che ci sia omertà, piuttosto che qualcuno non si sia presentato perché magari pensa che ciò che ha visto o sentito non sia utile. Basterebbe anche solo segnalare qualcuno che prima si vedeva in paese e che dal giorno dell’omicidio non si vede più. E vorrei lanciare un altro appello, che non ha a che fare direttamente con il delitto: se gli spacciatori sono in paese è perché ci sono gli acquirenti, sono loro che li portano qui, e magari sono proprio quelli che poi si lamentano per la situazione. Il 70-80% del consumo di droga avviene sul territorio, bisogna smettere di farne uso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA