«Terno, ragazzini in bicicletta in via Castegnate subito dopo l’omicidio»

IL DELITTO. Passati in seguito: hanno visto qualcosa? In parte già sentiti dagli investigatori. Mercoledì sono stati interrogati dai carabinieri la mamma del compagno e gli zii di Sharon come persone informate sui fatti, giovedì saranno sentiti altri familiari.

Alcuni ragazzini in bicicletta, in giro per Terno d’Isola nonostante l’ora ormai tarda, sarebbero giunti in via Castegnate poco dopo l’omicidio di Sharon Verzeni, dieci minuti prima dell’una della notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi: comunque dopo l’intervento dei primi soccorritori – una coppia in auto e una residente –, ma prima dell’arrivo dell’ambulanza con cui la trentatreenne colpita con quattro coltellate – di cui tre si riveleranno mortali – è stata portata in ospedale.

Hanno visto qualcosa?

Per questo sorge il dubbio: hanno fatto comunque in tempo a vedere qualcosa o qualcuno che possa tornare utile a chi indaga? Gli inquirenti sono già risaliti ad alcuni di loro e li hanno sentiti. Non sarebbero però emersi dettagli utili alle indagini. Resta però il dubbio: uno di questi è forse il soggetto in bici immortalato da una telecamera nella zona e del quale non è mai stata chiarita l’identità? La voce che questi minorenni che in bici si sono imbattuti nelle fasi immediatamente successive al delitto è girata a Terno, soprattutto proprio tra i più giovani.

Intanto mercoledì 21 agosto in via Castegnate è comparsa una lettera anonima, scritta a mano con la penna blu, e appesa proprio nel punto in cui è stata uccisa Sharon. «Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò – si legge nella lettera –. Non siate complici di questa brutalità: Sharon è figlia di tutti, è una parte della nostra vita. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda, ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita».

Resta però il dubbio: uno di questi è forse il soggetto in bici immortalato da una telecamera nella zona e del quale non è mai stata chiarita l’identità?

Anche un’immaginetta sacra

La lettera è scritta su un foglio A4, inserito in una busta in plastica e affissa al muretto sopra e attorno ai mazzi di fiori già presenti da tempo, con accanto l’immaginetta di «Maria che scioglie i nodi», dipinto settecentesco del pittore tedesco Johann Georg Melchior Schmidtner, che gode di una grande devozione mariana. Si tratta dunque di un appello a chiunque possa aver visto qualcosa di utile alle indagini, perché si faccia avanti con gli inquirenti.

Emerge anche un sentimento di preoccupazione tra chi vive a Terno

Ma ne emerge anche un sentimento di preoccupazione tra chi vive a Terno: «Niente è come prima, nessun respiro, nessun attimo di vita. Il pensiero è fisso su Sharon e sulla parola perché? La vita è ferma a quella notte – prosegue la lettera –. La parola perché è la prima del mattino e l’ultima della giornata. Ogni giorno è così, ogni giorno è angoscia». A confermare questo sentimento di paura è una coppia di ragazzi, Donato e Chiara, che vive in una palazzina non distante dal luogo del delitto: «Questa zona non mi è mai piaciuta – confida lei –: sinceramente non mi sono mai fidata a uscire da sola la sera, gira troppa brutta gente». «In vent’anni la situazione è anche peggiorata – le fa eco lui –: anni fa c’erano gli spacciatori in piazza, ma si facevano i fatti loro. Ora il clima è più teso». Nel palazzo accanto vive una donna che risponde impaurita alla porta: «Non esco più di casa», ammette. Silvestrina Guzzeloni ha 84 anni e vive al 29 di via Castegnate: «Hanno tutti paura a passeggiare qui, anche chi ha la mia età: speriamo lo prendano presto».

Ancora interrogatori

Sul fronte delle indagini mercoledì al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo è stata un’altra giornata di interrogatori. Dopo che martedì erano stati risentiti dagli investigatori i genitori di Sharon e il giorno prima la sorella, il fratello e il cognato, mercoledì mattina è stata convocata nella caserma di via delle Valli la mamma del compagno Sergio Ruocco: Maria Rosa Sabadini è giunta al comando alle 9,30 e ne è uscita – senza fermarsi a rilasciare dichiarazioni ai cronisti – tre ore più tardi.

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Nel pomeriggio, sempre per circa tre ore, sono stati convocati gli zii paterni di Sharon: parenti questi che, a differenza degli altri, non erano ancora stati sentiti. Nessuno di loro è indagato e sono stati tutti sentiti – a partire dal compagno Ruocco, la seconda volta settimana scorsa (la prima era stato interrogato la notte dell’omicidio, quando la lente degli inquirenti era stata puntata su di lui, prima che emergesse l’alibi delle telecamere che non lo riprendono) – con la formula delle «persone informate sui fatti» e dunque senza la necessità di essere accompagnati da un avvocato.

Di fatto gli inquirenti – i carabinieri del Reparto operativo di Bergamo, affiancati dai colleghi del Ros e del Ris, i primi per le analisi dei filmati delle telecamere, i secondi per i rilievi scientifici, tutti coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio – stanno in pratica sentendo tutte le persone che facevano parte della sfera relazionale di Sharon, per capire se possa esserci stata qualche ombra nella vita – all’apparenza tranquilla – della trentatreenne barista. In questo contesto, anche giovedì 22 agosto saranno sentite altre persone.

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