Supermarket aperti a Ferragosto. I sindacati: prassi che non ci piace

LE REAZIONI. Che sia Natale, Pasqua o Ferragosto, la polemica - sul fronte del commercio - è identica: i sindacati di categoria sono contrari alle aperture di centri commerciali e supermercati.

Il motivo, di base, è che gli addetti del comparto hanno il diritto di godere delle festività al pari di chi lavora in altri ambiti. Ma ormai sembrano parole al vento, perché anche oggi, nella nostra provincia i supermercati che garantiscono l’apertura sono tanti.

Prendiamo Esselunga: a eccezione del punto vendita di via San Bernardino a Bergamo, gli altri sono aperti. I negozi di Nembro e Stezzano (all’interno dello shopping center «le due torri») dalle 8 alle 20, mentre quelli di Celadina, via Corridoni e Curno fino alle 14. Per quanto riguarda Conad, il punto vendita in città resta aperto dalle 9 alle 14, mentre quello di Curno è chiuso, al pari del Centro Commerciale Curno. Anche gli ipermercati Iper-La grande i sono aperti: Brembate (fino alle 14), Seriate (fino alle 20) e Orio (fino alle 22, dato che Oriocenter è aperto regolarmente).

Continua anche la contrarietà delle sigle sindacali, mentre i lavoratori sembrano essere ormai rassegnati. E la clientela si adegua: se l’apertura è garantita, non disdegna

L’elenco è lungo (più del solito) e potrebbe continuare. Continua anche la contrarietà delle sigle sindacali, mentre i lavoratori sembrano essere ormai rassegnati. E la clientela si adegua: se l’apertura è garantita, non disdegna.

Le reazioni

Ecco perché, secondo Nicholas Pezzé, segretario generale della Filcams-Cgil di Bergamo, «la questione è sociale e riguarda le abitudini di persone e famiglie a vivere le festività secondo determinati criteri». Eppure, come ricorda lo stesso Pezzé, si tratta di «un fenomeno presente ormai dal 2011, da quando cioè l’allora governo Monti, con il decreto Salva Italia, ha liberalizzato le aperture domenicali e festive». La questione, sottolinea il numero uno della Filcams orobica, non è mai stata abbandonata dalle organizzazioni sindacali, ma «occorrerebbe una spinta normativa», perché «in quasi tutta Europa sono previsti limiti alle aperture». E la Filcams, attraverso lo slogan «la festa non si vende», invita politica e istituzioni, a livello nazionale, ad ascoltare le istanze dei tanti lavoratori del settore, anche perché - sostiene - «la liberalizzazione delle aperture non ha giovato né ai consumatori, né alle imprese».

Anila Cenolli, segretario generale della Uiltucs di Bergamo, puntualizza che «la facoltà dei lavoratori del commercio di astenersi dal lavoro festivo esiste, ma è ormai difficilmente esercitata». Mentre «l’armonia tra tempi di vita e tempi di lavoro va ripristinata e rispettata». Ma l’amara realtà è che «il lavoro oggi chiede di adattarsi alla cultura del consumismo e a una competizione fredda, all’indifferenza delle necessità e dei diritti delle persone».

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