«Studi all’estero? In Svizzera più crescita e opportunità»

PAOLA ROSA FILISETTI. A 33 anni da Bossico a Zurigo, sta concludendo la tesi di dottorato in Filologia classica: «Scambi fra discipline e con ricercatori internazionali».

Inseguendo la passione per le materie umanistiche, Paola Rosa Filisetti, 33 anni, ha lasciato la sua Bossico per trasferirsi in Austria un anno e mezzo fa. Da poco invece si è spostata in Svizzera, a Zurigo, dove sta lavorando alla tesi di dottorato in Filologia classica.

«Il mio percorso è abbastanza eterogeneo – racconta la giovane –, e non è stato lineare, contrariamente a chi sceglie di intraprendere la strada delle scienze umanistiche. Ottenuto il diploma di maturità in perito aziendale corrispondente in lingue estere all’istituto «Ivan Piana» di Lovere nel 2009, ho lavorato come impiegata per qualche anno in diverse aziende, per poi riprendere a studiare all’età di 25 anni, seguendo ciò che più mi appassionava» ricorda la 33enne.

Gli studi

«Mi sono così iscritta al corso di laurea triennale in Scienze letterarie e dei Beni culturali a Cremona (sotto l’Università di Pavia) - spiega -, dove ho iniziato a muovere i primi passi in latino, trascorrendo anche un semestre all’università “Ludwig-Maximilians Universität” di Monaco di Baviera. Per la laurea magistrale ho cambiato ateneo, trasferendomi a Trento, dove ho conseguito la laurea magistrale in Italianistica e Critica letteraria, sostenendo parallelamente anche esami in lingua e letteratura tedesca. Dal 2021 sono dottoranda in Filologia classica all’università di Trento e all’università di Augsburg, in Germania. Il corso di dottorato a cui mi sono iscritta, prevede infatti un periodo di ricerca all’estero con altri atenei internazionali di 12 mesi (obbligatorio), estendibili a 18. Ho così pianificato lo svolgimento del lavoro alla tesi in terre germanofone, in quanto gli istituti di ricerca e le università con cui collaboro, in Germania, in Austria e in Svizzera, sono affini al mio campo di ricerca».

Gli scambi internazionali

La 33enne considera l’esperienza all’estero un’importante opportunità di scambio, confronto e crescita. «Ora mi trovo al “Seminar für griechische und lateinische philologie” di Zurigo, dove continuo a svolgere il lavoro alla tesi. Queste esperienze all’estero mi permettono di beneficiare della consulenza di esperti nel mio campo di ricerca, docenti e ricercatori più avanti di me nella carriera, e di confrontarmi con le scuole svizzera e austriaca nel ramo della filologia classica. Inizialmente la mia permanenza all’estero doveva essere di circa cinque mesi – riporta –, ma poi ho avuto la possibilità di prolungare, e ho deciso di rimanere in Austria ancora. Da poco invece mi sono trasferita a Zurigo, sfruttando contatti che ho in città. Venendo da un’esperienza Erasmus a Monaco e affascinata dalla cultura e dalla lingua tedesca, ero curiosa di sapere come funzionasse l’accademia fuori dall’Italia, ma non più come studente, trovandomi ora dall’altra parte, a contatto con docenti e ricercatori».

«Mi sono stupita di trovare un vivace interscambio, sia nella concezione dei corsi di studio, dei programmi d’esame, sia nella realizzazione di convegni e di workshop»

«Volevo dare una marcia in più alla mia formazione - prosegue Paola Rosa Filisetti –: inizialmente la mia intenzione era quella di potenziare la conoscenza del tedesco, ma soprattutto volevo capire veramente come funzionasse il mondo accademico all’estero e se era vero quello che sentivo dire da esperienze altrui, ossia: maggiore riconoscimento, più inclusività e opportunità di crescita. E così è stato: le aspettative sono state oltremodo appagate. Ho scoperto infatti che qui si dà valore all’interdisciplinarietà. In un settore come il nostro, dove le letterature classiche beneficiano giocoforza anche dell’apporto di altre discipline affini, come l’archeologia e la storia antica, fino alla storia del libro e alla ricezione dei classici dall’età moderna a quella contemporanea, mi sono stupita di trovare un vivace interscambio, sia nella concezione dei corsi di studio, dei programmi d’esame, sia nella realizzazione di convegni e di workshop. Ho così ampliato le mie conoscenze, ma non solo: a contatto con ricercatori provenienti da tutto il mondo, ho migliorato le mie competenze sia in tedesco che in inglese, migliorando anche la scrittura scientifica. Il carattere internazionale di questi ambienti di ricerca ha avuto un impatto positivo sulla mia crescita personale e professionale: ora parlo quotidianamente il tedesco e l’inglese, passando da una lingua all’altra senza difficoltà, così come preparo “paper” e articoli scientifici in queste lingue».

Le differenze con l’Italia

Diverse le differenze che Paola Rosa ha riscontrato rispetto all’Italia. «Per quanto riguarda la sfera professionale, come accennavo prima, e limitatamente alla mia esperienza in terra germanofona – prosegue –, qui c’è la possibilità di interagire con altre discipline, ho riscontrato un maggiore interesse da parte della comunità scientifica. La mia specializzazione sarebbe difficilmente collocabile in Italia, soprattutto per le aree di competenza di cui mi occupo, ossia la letteratura latina e quella tedesca. Un’altra differenza, seconda ma non per importanza, sta nelle risorse destinate ai progetti di ricerca. I finanziamenti sono indubbiamente maggiori rispetto a quelli destinati agli atenei italiani. Gli ambienti di lavoro, inoltre, sono confortevoli e adeguati: a Innsbruck, per esempio, ho vinto una “fellowship”, un finanziamento in più oltre alla borsa di studio che percepisco da Trento».

«La qualità di vita è nettamente superiore rispetto all’Italia: in città, ad esempio, i mezzi di trasporto sono molto efficienti, veloci, puntuali. Tutto è ben collegato, anche per raggiungere i paesi più isolati o arrivare ai piedi delle montagne. Anche la bicicletta è molto gettonata per muoversi in città: non c’è caos o traffico esagerato, anzi regna la tranquillità e la sicurezza. Il cibo è forse l’unica nota dolente, anche se devo dire che nella Svizzera tedesca e in Tirolo ho trovato prodotti caseari di buona qualità, e alcuni piatti tipici a base di carne eccellenti. Zurigo, in confronto alle grandi metropoli, come Monaco o Milano, è più piccola, ma molto vivibile. È parecchio attiva, con una ricca offerta di eventi e attività culturali. Ci sono inoltre molti spazi verdi, con boschi in collina, e il lago, dove si può fare il bagno d’estate. Di casa mi manca il sole, la quantità di luce a cui siamo esposti anche durante l’inverno, in confronto ai paesi Oltralpe, tendenzialmente più cupi, con poca esposizione solare nei mesi più freddi. Sento la malinconia del buon cibo e le abitudini più semplici, come il rito dell’aperitivo, oppure la vita notturna, più attiva da noi, con ristoranti e locali aperti fino a tarda sera, mentre qui gli orari di apertura degli esercizi commerciali sono ridotti. Di questo però non ne faccio un dramma, visto che mi piace trascorrere il tempo libero all’aria aperta facendo sport in montagna. E ovviamente mi mancano gli affetti e la famiglia, anche se la distanza non è così notevole e posso tornare facilmente a casa in circa quattro ore di auto. Farò rientro a Trento qualche mese per concludere il dottorato, dopo di che presumo di ritornare all’estero: mi piacerebbe rimanere in area germanofona».

Bergamo senza Confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA