«Storie selvatiche» per raccontare l’amore complicato tra uomo e natura

BRIGNANO. L’attrice Lorenza Zambon il 24 agosto mette in scena episodi reali per testimoniare il rapporto ritrovato con l’ambiente: dalla discarica che diventa un giardino, al lago Bullicante a Roma.

Nell’ambito della quarta edizione della rassegna «Natura e cultura», il 24 agosto alle 18 presso il Parco Madonna dei Campi di Brignano (via Madonna dei Campi) andrà in scena lo spettacolo «Storie selvatiche», scritto e interpretato da Lorenza Zambon. Con l’ausilio di alcuni oggetti d’arte creati da Antonio Catalano, l’attrice racconterà al suo pubblico tre storie legate da un unico filo conduttore: l’amore potente e salvifico tra persone e luoghi, che rende possibile la nascita di qualcosa di nuovo e accessibile a tutti.

La discarica trasformata in giardino

Lorenza Zambon inizierà narrando la storia di Nonna Pupa, un’anziana e combattiva signora di Cernobbio che è riuscita a trasformare una discarica abusiva in un vero e proprio giardino aperto al pubblico e gestito attualmente da un’associazione di volontari. In un periodo molto difficile della sua vita, Ida Frati, ormai conosciuta come Nonna Pupa, ha iniziato a liberare dai rifiuti il letto del torrente Garrovo, lungo il muro di cinta di Villa d’Este a Cernobbio, riuscendo a far in modo che la Natura tornasse a essere la vera protagonista di questo lembo di terra. «L’atto visionario di nonna Pupa – spiega Lorenza Zambon – è divenuto azione salvifica nei confronti di se stessa e della propria famiglia, che stava attraversando un periodo difficile a causa della malattia della figlia. Ma si è rivelato al contempo un atto d’amore verso il territorio e i suoi abitanti, che ora possono beneficiare liberamente di questo splendido giardino».

La biodiversità nel lago Bullicante

Sarà poi la volta di una storia incredibile che è iniziata nella periferia di Roma negli anni Novanta. In un’area industriale dismessa, durante gli scavi per la realizzazione di un centro commerciale, venne sfondata la falda acquifera e la grande quantità di acqua che ne scaturì diede origine a un vero e proprio lago, conosciuto oggi come Lago Bullicante. Gli abitanti della zona, una delle più inquinate della capitale e con la più scarsa presenza di aree verdi, hanno combattuto a lungo per tutelare questo habitat prezioso, ad altissima biodiversità, fino a ottenerne il riconoscimento legale come «monumento naturale».

La casa degli Alfieri

Lo spettacolo si chiuderà con una storia intima e personale, alla quale Lorenza è particolarmente legata. È la storia di un rito nato nella Casa degli Alfieri durante il periodo della pandemia da Covid. La Casa degli Alfieri è una vera e propria casa del teatro, una cascina ristrutturata situata sulla cima di una collina del Monferrato e circondata da un grande giardino. All’interno vi sono spazi comuni, uffici, sale prove, ma anche gli appartamenti di un gruppo di artisti che hanno deciso di vivere insieme come una grande famiglia e di portare il teatro dentro la vita di tutti i giorni. Lorenza Zambon è tra le fondatrici di questo gruppo teatrale, insieme ad Antonio Catalano, Luciano Nattino e Maurizio Agostinetto. Lorenza racconterà il rito del falò del solstizio di San Giovanni, una consuetudine antica che celebra il Sole nel giorno più lungo dell’anno, divenuta rito comunitario durante il periodo della pandemia per gli abitanti della Casa degli Alfieri, un modo per riscoprire il senso di comunità e il legame con la natura e la madre terra.

Una attrice giardiniera

Lorenza Zambon ha alle spalle una lunga storia artistica, sempre vissuta nel teatro di gruppo, prima con il Teatro Popolare di Ricerca di Padova e a partire dagli anni Novanta con la Casa degli Alfieri. Ama definirsi «attrice giardiniera» e crede fermamente nel rapporto di scambio tra teatro e natura, dal quale possono nascere storie d’amore e di lotta, che aprono il cuore e gli occhi degli spettatori sulla meraviglia delle piccole cose. Si avvisa che in caso di maltempo lo spettacolo si terrà a Palazzo Visconti in via Vittorio Emanuele II n. 36/a.

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