Stefano Romano, il Cern di Ginevra poi la start-up che crea sensori di radiazioni

LA STORIA. Ingegnere nucleare di Villa d’Almè vive in Svizzera con la famiglia e ha fondato «Baq Sarl». Studi nel più grande laboratorio di fisica delle particelle.

Dalla Laurea al Politecnico di Milano al successo internazionale, in quel di Ginevra dove vive da ormai 10 anni, con Baq Sarl. Lui è Stefano Romano, nato il 22 luglio 1989 a Villa d’Almè e ha sempre nutrito un forte interesse per la scienza e l’ingegneria. Così, dopo aver completato la laurea triennale in Ingegneria energetica al Politecnico di Milano, ha proseguito gli studi specializzandosi in ingegneria nucleare, un percorso che gli ha aperto le porte di una carriera internazionale. «Durante il mio ultimo anno di università ho avuto l’opportunità di fare la tesi magistrale al Cern di Ginevra e questo ha segnato il punto di svolta nella mia vita professionale», racconta Stefano. La sua tesi era focalizzata sullo sviluppo di un sensore per misurare il particolato radioattivo nell’aria, un progetto che non solo lo ha portato a laurearsi, ma gli ha anche permesso di proseguire la sua ricerca al Cern per altri quattro anni. Al Cern Stefano ha lavorato nel dipartimento di radioprotezione, dove si è occupato dello sviluppo di tecnologie per il monitoraggio delle radiazioni.

L’esperienza al Cern di Ginevra

«Il lavoro al Cern è stato incredibilmente formativo. Ho potuto collaborare con alcuni dei migliori scienziati al mondo e contribuire a progetti di ricerca di altissimo livello. È stato un ambiente che mi ha stimolato a spingermi oltre i miei limiti». Durante questi anni Stefano ha acquisito competenze tecniche avanzate, ma anche una rete di contatti che si sarebbe rivelata cruciale per il futuro. Nel 2018, poi, Stefano ha deciso di lasciare il Cern, spinto dal desiderio di portare le tecnologie sviluppate in ambito scientifico verso applicazioni pratiche e commerciali. Assieme ad Alessandro Curioni, un collega conosciuto al Cern, Stefano ha fondato Baq Sarl, uno spin-off del Cern stesso con sede a Ginevra, avviato nel 2019. «Abbiamo fondato Baq Sarl con l’obiettivo di utilizzare la tecnologia dei sensori sviluppata al Cern per portarla sul mercato. Volevamo creare soluzioni accessibili per il monitoraggio e la filtrazione del particolato in aria contaminato da radiazioni ionizzanti».

Baq Sarl si è rapidamente distinta nel settore per la sua capacità di trasformare tecnologie avanzate, solitamente disponibili solo nei laboratori di ricerca, in prodotti commerciali accessibili. «In commercio ci sono strumenti che misurano la concentrazione dei prodotti di decadimento del radon, ma sono strumenti costosi, spesso riservati ai laboratori. Noi abbiamo sviluppato un sensore che, a un prezzo accessibile, offre una misura dosimetrica precisa del danno al polmone causato da metalli radioattivi derivanti dal decadimento del radon», aggiunge Stefano, evidenziando l’importanza dell’innovazione nel rendere queste tecnologie disponibili a un pubblico più ampio.

Insieme ad Alessandro Curioni, un collega conosciuto al Cern, Stefano ha fondato Baq Sarl, uno spin-off del Cern stesso con sede a Ginevra, avviato nel 2019

L’arrivo della pandemia del Covid-19 nel 2020 ha rappresentato però una sfida imprevista, ma anche un’opportunità per Baq Sarl che Stefano ha subito saputo cogliere. Grazie alla pregressa esperienza nel campo della purificazione dell’aria da particolato radioattivo, Stefano e il suo team hanno iniziato a esplorare la filtrazione dell’aria relativa al virus Sars-Cov-2.

I filtri d’aria anti Covid

«Tutti erano concentrati a risolvere il problema del Covid-19, quindi abbiamo iniziato anche

noi a muoverci in quella direzione. Abbiamo fatto ricerca di mercato e contattato una società statunitense chiamata AtmosAir, specializzata in purificatori d’aria utili per contrastare il virus». Questa collaborazione ha portato Baq Sarl a stringere un accordo commerciale con AtmosAir, consentendo all’azienda svizzera di rivendere i loro sistemi di purificazione dell’aria in Europa. Baq Sarl ha inoltre contribuito alla progettazione, dimensionamento e fornitura di questi sistemi per il nuovo ospedale San Cataldo di Taranto, in Puglia. «Abbiamo fatto una buona vendita e ci siamo occupati di tutto il processo. È stato un grande successo, che ci ha permesso di rafforzare la nostra presenza sul mercato e di dimostrare la versatilità delle nostre competenze».

I sistemi di purificazione dal gas radon

Parallelamente, Stefano e il suo team hanno iniziato a sviluppare un sistema di purificazione dell’aria basato sulla tecnologia importata, adattandola per funzionare non solo contro il Covid-19 ma anche contro particolato radioattivo e gas radon. «L’obiettivo è creare un purificatore che si attacca alla spina e risolve il problema senza necessità di ristrutturazioni, che spesso sono l’unica soluzione per affrontare il radon nelle abitazioni (problema molto diffuso). Questa tecnologia è ora in fase di brevetto e il nostro progetto è di entrare sul mercato con un prodotto innovativo che risolva il problema in modo semplice e conveniente». Nel 2023, inoltre, Baq Sarl ha ottenuto un finanziamento dalla Confederazione Svizzera destinato allo sviluppo di un sistema di purificazione ambientale dalle radiazioni ionizzanti e dal gas radon. Il progetto, che dovrebbe concludersi entro la metà del 2025, è realizzato in collaborazione con la Scuola di Ingegneria e Architettura di Ginevra.

La collaborazione con l’Università

«Con questo finanziamento, abbiamo costruito un laboratorio all’interno di Hepia, la scuola di ingegneria tecnica di Ginevra, e stiamo lavorando intensamente per sviluppare questa

tecnologia». Baq Sarl mantiene però forti legami con l’Italia, nonostante la sua sede principale sia in Svizzera. La società, oltre ad aver collaborato nella progettazione dei sistemi di purificazione per il nuovo ospedale San Cataldo, ha infatti stabilito un accordo quadro con Sogin, la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. «Abbiamo un contratto di tre anni con Sogin, durante il quale forniamo servizi di ingegneria nucleare legati al decommissioning delle centrali nucleari italiane. È un lavoro che richiede grande responsabilità e precisione, ma che ci dà anche grande soddisfazione».

Stefano oggi vive a Ginevra con sua moglie. «All’inizio della mia esperienza all’estero, ho vissuto in Francia, al confine con lab, e lavoravo come transfrontaliero. Quando la mia

Nel 2020 Stefano e la fidanzata si sono trasferiti a Ginevra, e la coppia ha appena avuto un figlio

ragazza mi ha seguito, abbiamo deciso di stabilirci definitivamente a Ginevra, dove viviamo ancora oggi», spiega Stefano. Nel 2020 si sono trasferiti a Ginevra, e la coppia ha appena avuto un figlio, «un maschietto, che è nato a settembre. Siamo molto felici qui, ci siamo integrati bene e la città offre molte opportunità». Nonostante il successo e la stabilità raggiunti, però, Stefano e sua moglie mantengono una mentalità aperta a diverse possibilità riguardo al futuro. «Non abbiamo mai pensato di mettere radici in un solo posto per tutta la vita. Finché ci troviamo bene, restiamo qui. Ma se un giorno sentiremo il bisogno di cambiare, lo faremo senza problemi. Vogliamo che nostro figlio cresca in Europa, ma dove esattamente lo vedremo col tempo» conclude Stefano.

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