Sogni, trame e sotterfugi della rivoluzione messicana

LA RECENSIONE. Prima rivoluzione ad aprire le danze del Novecento, quella messicana del 1910 ha due principali protagonisti, Emiliano Zapata, anarchico e guerrigliero, e Francisco Villa, meglio conosciuto come Pancho, proprietario terriero e poi generale e politico.

Tra loro alleati, i due uomini daranno corpo a una lotta che ad oggi è ricordata grazie alle cronache del giornalista americano John Reed, che diverrà poi il primo corrispondente della Rivoluzione russa d’ottobre del 1917. Da questa vicenda prende avvio l’ultimo e imponente romanzo «Rivoluzione» (Rizzoli) per la bella traduzione di Bruno Arpaia, di Arturo Pérez-Reverte. Il romanziere spagnolo, famoso per «Il club Dumas», mantiene così le sue prerogative intrecciando una vicenda romanzesca - che vede come protagonista il giovane ingegnere minerario spagnolo Martín Garret Ortiz - con la grande storia.

Allievo ideale di Umberto Eco, in particolare della sua produzione narrativa, Arturo Pérez-Reverte incolla il lettore a un’appassionante storia in cui una persona comune come il giovane Martín Garret Ortiz si trova invischiato tra le trame e i sotterfugi politici di una rivoluzione, divenendo sodale di Pancho Villa.

Tutto ha inizio da una sparatoria che attira la curiosità dello spagnolo, che da lì in poi legherà la propria esistenza alla lotta popolare messicana. L’abilità di Arturo Pérez-Reverte sta tutta nella capacità di rendere credibile la parte di finzione, che innesta brillantemente all’interno di vicende storiche acclarate. Un lavoro di cesello che agisce sulla verosimiglianza degli eventi e delle loro inedite possibilità. In questo modo «Rivoluzione» diviene oltre che un appassionante romanzo - scritto in maniera formidabile - anche una lettura fortemente coinvolgente, perché il lettore attraverso il personaggio di Martín Garret Ortiz e anche della seducente - alleata dell’esercito - Maclovia Ángeles, si trova a partecipare come in presa diretta alla storia del Novecento e al suo divenire. La capacità di Pérez-Reverte sta tutta nel dare al suo personaggio sia il ruolo di testimone - come capita ai curiosi di passaggio che si trovano a intrecciare il proprio destino con quello di un grande evento -, sia quello di vero e proprio protagonista in grado di mutare - spesso inconsapevolmente - il proprio e l’altrui destino. «Rivoluzione» conferma la raffinatezza di un autore godibile, parte di una generazione di autori spagnoli in grado di maneggiare la storia e i suoi inciampi con grande maestria e mai banale consapevolezza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA