Cronaca / Bergamo Città
Martedì 03 Ottobre 2023
Smog, l’aria peggiora: «In tutta la pianura il Pm 2,5 è in crescita» - Il report
L’ANALISI. Bergamo 18ª in Italia per concentrazione del particolato. La Lombardia è l’area più critica. Zenoni: «Problema da affrontare a livello di bacino».
Tira una brutta aria, sulla Pianura padana. I dati confermano ciò che s’intuisce a naso: il bacino padano rimane il pezzo d’Italia con le concentrazioni più alte di polveri sottili, e in questo 2023 i valori sono in peggioramento.
Succede anche a Bergamo, seppur all’interno di una cornice di miglioramento per alcuni altri valori. L’ultima fotografia è quella scattata dal «Sole 24 Ore», che lunedì 2 ottobre ha pubblicato una classifica della qualità dell’aria nelle province italiane, focalizzandosi sui valori del Pm 2,5 (le particelle che hanno dimensioni minori o uguali a 2,5 micron, 58 le province che hanno superato la soglia limite di 10 microgrammi per metro cubo) registrati nei primi otto mesi di quest’anno e il trend 2018-2022. Per quel che riguarda il Pm 2,5 nel 2023, Bergamo è al 18° posto in Italia per maggior concentrazione di questo particolato, con una media di 16,4 microgrammi per metro cubo d’aria; nell’intero 2022 la media era stata invece di 14,9 microgrammi per metro cubo, con un incremento dell’1,9% rispetto al valore del 2018. Curiosità: nel 2020, l’anno del lockdown, in realtà la concentrazione del Pm 2,5 era stata pari a 16 microgrammi per metro cubo, cioè più elevata degli anni pre e post-pandemia, fino appunto al 2023 (e tra l’altro, visto che manca ancora l’inverno, il dato finale del 2023 rischia di essere ancora peggiore).
L’area più critica è la Lombardia, come, più in generale, l’intero bacino padano. Cremona «vince» per peggior qualità dell’aria (Pm 2,5 a quota 24,1 microgrammi per metro cubo d’aria nel primi otto mesi del 2023), seguita da Monza (23,7), Milano (23,4), Mantova (23,4) e Padova (23,4) a completare le prime cinque posizioni della graduatoria; la prima provincia non settentrionale è Napoli (14,1 microgrammi per metro cubo), al 27° posto in Italia. Bergamo, che è appunto 18ª a livello nazionale, è però terzultima in Lombardia (tra le «meno peggio»): hanno una concentrazione inferiore di Pm 2,5 solo Lecco, Como e Sondrio.
«Problema di tutta la pianura»
«I dati indicano una chiara evidenza geografica del problema, che interessa tutta la pianura padana», rileva Stefano Zenoni, assessore all’Ambiente del Comune di Bergamo, e «per questo il tema è di bacino: tanto più le politiche sono affrontate a livello regionale, cioè a livello di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, e tanto più il tema viene affrontato sulla corretta scala».
Sulla qualità dell’aria in città, recentemente il Comune ha analizzato i dati delle centraline Arpa: la «media mobile quinquennale» (l’indicatore per cui a ciascun anno è attribuito il valore medio degli ultimi cinque anni, utilizzato per rendere omogenee le tendenze al netto di anni «particolari») del Pm 10 (altra polvere sottile, di diametro maggiore rispetto al Pm 2,5) indica ad esempio una discesa dalla concentrazione di 36,8 microgrammi per metro cubo del 2013 ai 27,6 del 2022, così come scende il numero di giorni di «sforamento» dei limiti (dai 73 del 2013 ai 35 del 2022, sempre secondo la «media mobile» del Pm 10). «I dati – spiega Zenoni – mostrano che negli ultimi anni Bergamo si è avvicinata a valori più simili a quelli di Como e Lecco, tradizionalmente migliori, allontanandosi invece da quelli di Cremona, Mantova, Milano. La questione delle polveri sottili è legata a diversi fattori: l’agricoltura è identificata come un elemento significativo, ad esempio per via dello spandimento o degli allevamenti intensivi, e lo si coglie anche dai valori di Cremona o Mantova. I settori dei trasporti e dell’industria, invece, hanno evidenziato una evoluzione tecnologica più marcata. Ma influisce anche l’andamento meteorologico». Lo suggerisce appunto un dato: nel 2020, come detto, malgrado le lunghe settimane di lockdown e la forte riduzione della mobilità (cioè degli spostamenti, dell’uso delle auto...), la concentrazione di Pm 2,5 alla fine è risultata più alta rispetto al 2019 o al 2021.
Altra questione, i limiti: «La classifica del “Sole 24 Ore” prende in considerazione il valore di 10 microgrammi per metro cubo d’aria, cioè il parametro che forse adotterà l’Unione europea a partire dal 2030, mentre al momento il limite è fissato a quota 25 microgrammi – spiega ancora Zenoni –. Alzare l’asticella degli obiettivi è positivo, l’intenzione è quella di avere un’aria migliore. Ma è una sfida complessa, su cui il singolo Comune non può incidere in maniera significativa: occorre lavorare con gli altri Comuni e con le regioni».
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