Siccità? È alle spalle: «Le riserve ci sono, ma niente sprechi»

METEO. Le sorgenti tornate ai livelli precedenti al 2022, nel 2023 consumi ridotti del 4% rispetto all’anno prima. L’ad di Uniacque: «Il clima cambia, restiamo in guardia».

Siccità alle spalle, un lontano ricordo del 2022 e in parte del 2023. Almeno per ora, e lo speriamo. Le sorgenti che alimentano buona parte degli acquedotti della Bergamasca, grazie soprattutto alle ultime precipitazioni, sia piovose sia nevose, stanno in ottima forma: la portata è tornata alla situazione precedente l’emergenza idrica del 2022. La siccità, quella pesante, accompagnata da rifornimenti con autobotti, appelli costanti al contenimento dei consumi e divieti di spreco, era proseguita fino al marzo 2023. Poi il lento ritorno alla normalità.

Nossana, prelievo di 800 litri

La situazione, in particolare della sorgente Nossana (Ponte Nossa), la più importante fonte di approvvigionamento della nostra provincia, è ottima: significa che le riserve di acqua e i bacini di accumulo sono tornati a volumi regolari. Nel periodo di maggiore piovosità di quest’anno il rilievo telemetrico ha fornito il dato di circa 10mila litri al secondo per la sorgente. Positivi, per esempio, anche i dati di portata rilevati di fonti più piccole, come quella di Lonno (Nembro), il cui potenziale di portata è tornato a circa 20 litri al secondo.

Uniacque (che gestisce gli acquedotti di 214 comuni della nostra provincia per circa un milione di persone) ricorda, comunque, che la portata complessiva della sorgente è altra cosa rispetto al prelievo di acqua a uso idropotabile: dalla sorgente Nossana, per esempio, Uniacque preleva circa 800 litri al secondo, come previsto dall’autorizzazione regionale, mentre per la sorgente di Lonno la portata è interamente distribuita in rete.

«Tre mesi di piogge non devono farci pensare che siamo liberi tutti di sprecare»

«La situazione è sicuramente migliore rispetto agli anni della siccità – commenta l’amministratore di Uniacque, Pierangelo Bertocchi –. Visti i dati, per ora, possiamo stare tranquilli in vista della prossima estate. Ma, poiché siamo in periodo di cambiamenti climatici, occorre sempre mantenere alta l’attenzione e mai abbassare la guardia. Basterebbero alcuni mesi di siccità per tornare in situazione di allarme. Ci rassicurano, comunque, le nevicate di questa tarda primavera e quindi la grande riserva idrica disponibile sulle Orobie».

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«Ma il 2022 e il 2023 – continua l’ad di Uniacque – sono stati due anni anche di sensibilizzazione culturale che hanno dato i loro frutti: se l’acqua deve rappresentare per noi l’oro blu, non va sprecata. Tre mesi di piogge non devono farci pensare che siamo liberi tutti di sprecare. Un messaggio che, evidentemente, è stato recepito dalla popolazione: rispetto al 2022, anno di grande siccità durante il quale, quindi, i consumi, sono stati già contenuti, nel 2023 abbiamo registrato un ulteriore calo del 4,1%. Segno che l’opera di sensibilizzazione in tal senso di due stagioni, ha raggiunto l’obiettivo».

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Uniacque, intanto, continua anche i lavori per ridurre le perdite in uno degli acquedotti più importanti della provincia, quello che prende acqua dalla sorgente di Algua, in Val Serina (soddisfa circa il 40% del fabbisogno idrico della città e di buona parte dell’hinterland). Da circa sei mesi è aperto il cantiere (un’opera da circa 30 milioni di euro) che prevede il rifacimento delle condotte e la realizzazione di un nuovo serbatoio a Ventolosa di Villa d’Almè. La conclusione dei lavori è prevista entro il 31 dicembre 2025, con collaudo nel primo trimestre del 2026. Un’opera su una rete ormai vetusta e che, quindi, consentirà di ridurre le perdite e potenziare l’approvvigionamento grazie al nuovo bacino di accumulo alla Ventolosa.

La neve sulle Orobie

A rassicurare sulla situazione delle sorgenti e quindi dell’approvvigionamento idropotabile per i prossimi mesi è anche la tanta neve caduta in questo inverno e in tarda primavera sulle Orobie. Accumuli che, intorno ai 2.000 metri, in Val di Scalve e in alta Valle Brembana, hanno raggiunto anche i due metri e mezzo dal suolo. Tanta la neve in quota quanto poca o praticamente nulla sui fondovalle e in pianura. A venerdì 11 maggio, le centraline di misurazione della Regione Lombardia, indicavano ai 1.955 metri del lago Fregabolgia di Carona, un’altezza neve ancora di 97 centimetri. Con un calo, rispetto al 1° maggio, quando l’accumulo era ancora di 141 centimetri, di circa mezzo metro.

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