Sette viaggi per raccontare l’EuroAtalanta (e la sua gente)

IL LIBRO. Da Lisbona a Dublino, il lungo viaggio dell’Atalanta - e dei suoi tifosi - fino alla vittoria dell’Europa League.

Da Lisbona a Dublino, sette tappe di un viaggio incredibile concluso con una storica Europa League, la prima della storia dell’Atalanta. Una cavalcata emozionante, unica e indimenticabile raccontata da Dino Nikpalj, vicecaporedattore de L’Eco di Bergamo, che ha seguito l’eurocavalcata dei ragazzi di Gasperini, partita dopo partita. E pure prima. Tutto raccontato in «EuroAtalanta», il libro uscito nei giorni scorsi per Bolis Edizioni.

«Il viaggio comincia in realtà a Montecarlo, il primo giorno di settembre dell’anno scorso, in occasione del sorteggio dei gironi» spiega l’autore. «Sala semivuota, poco interesse e la corsa europea che comincia a prendere forma con i bussolotti estratti da John O’Shea, vecchia gloria del Manchester United e irlandese come quella Dublino che avrebbe poi ospitato la finale». Un’eventualità alla quale nessuno pensava ancora, il primo obiettivo «era passare il girone per poi vedere turno dopo turno».

Si comincia con il racconto di LIsbona «laddove si erano infranti i sogni di una clamorosa qualificazione alle semifinali di Champions nell’edizione del 2020», quella segnata dal Covid. Quella volta si era giocato al Da Luz, la casa del Benfica, lo scorso ottobre invece «all’Alvalade, bellissimo stadio di quello Sporting diventato ormai una presenza fissa nella storia nerazzurra». Al punto tale che a Lisbona ci si tornerà pure a marzo per gli ottavi di finale di Europa League.

In mezzo però ci stanno altre due trasferte da raccontare, l’accogliente Graz e la grigia Sosnowiec, casa europea del Raków Czestochowa, i campioni nazionali di Polonia. «Tutti appuntamenti che hanno visto sempre presenti i tifosi nerazzurri, pur con tutte le difficoltà del caso, come la scarsa disponibilità di posti in Austria o la poca attrattività di una trasferta polacca a dicembre con qualificazione e primo posto già in saccoccia da tempo» spiega l’autore. «Questo più che un libro è un diario di viaggio, un centinaio di pagine di appunti (anche disordinati) presi qua e là. Qualcuno ha trovato posto sulle pagine de L’Eco di Bergamo che hanno raccontato le trasferte non solo dal punto di vista dell’evento sportivo, ma da quello di popolo, altri sono stati ripescati per l’occasione ed entrati a fare parte di queste pagine».

Il risultato non è un tanto un racconto dell’impresa sportiva dell’Atalanta in sé («tema che abbiamo già affrontato in “L’incredibile Atalanta”, l’instant book scritto a più mani nei giorni successivi alla finale e pubblicato da Sesaab»), quanto della sua gente e della grande passione messa in questo viaggio. «Ho avuto il privilegio, il solo per l’Eco di Bergamo, di poter seguire tutte e 7 le partite e al di là dell’aspetto calcistico in senso stretto mi ha colpito il racconto popolare di questa impresa. Tutta quella gente che ha pagato di tasca propria per esserci in ogni trasferta, qualcuno anche rinunciando a prescindere alle vacanze perché i costi non sono stati indifferenti». La passione di chi «si inventava ogni turno un viaggio diverso per esserci comunque, possibilmente risparmiando qualcosina».

E ancora, le notti in aeroporto, le triangolazioni su scali improbabili, l’incredibile notte di Liverpool («Roba da pelle d’oca ancora oggi»), la battaglia di Marsiglia e la trasferta con pullman e mezzi privati. Fino a Dublino «dove il sogno è diventato realtà, anzi storia» conclude Nikpalj. «Un viaggio incredibile, dove più che le partite contano le persone, le centinaia di mani che abbiamo stretto, le pacche sulle spalle, gli amici vecchi e nuovi, le foto insieme, i rapporti (ri)allacciati, gli abbracci di folle felicità con perfetti sconosciuti nella notte di Temple Bar dopo la vittoria quando sembrava di stare sulla Corsarola» si legge. «Ecco, queste pagine sono tutte e solamente per loro».

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