Semafori e curve, le dieci proposte facili per la 671 senza code

TRASPORTI. Val Seriana, viaggio sulla Statale con due politici, un industriale e un pendolare. Da Clusone alle porte di Bergamo e ritorno, le idee anti traffico. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo di domenica 14 gennaio.

Per godersi una mezz’ora di traffico scorrevole sulla 671 della Valle Seriana, a qualcuno è persino venuta l’idea di mettersi al volante la mattina di Natale. E ha postato – trionfante ma anche con convinta amarezza – le fotografie della strada libera, scorrevole, deserta. Due-tre foto, senza testo di commento, messe sul gruppo Facebook dove quasi ogni giorno, invece, si trova costretto a documentare lunghe code, tempi di percorrenza paurosamente dilatati, incidenti e cantieri rallenta-traffico.

Benvenuti in Valle Seriana, sulla Statale 671 che dalla rotatoria di Alzano alla Martinella diventa Provinciale 35 e dall’incrocio con la fu «Franco Chiesa» al rondò delle valli è invece strada comunale, un nastro d’asfalto che soltanto da Clusone all’ingresso di Bergamo misura 39 chilometri. Non proprio lisci.

Eppure, senza scomodare maxi varianti, qualche soluzione di facile e veloce realizzazione ci sarebbe, fa notare qualcuno. Un paio di semafori da abolire, curve da allargare, immissioni da rivedere. Lo fa notare Agostino Piccinali, direttore Amministrazione, finanza e risorse umane del Gruppo Scame oltre che presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo, che venerdì mattina ha caricato in auto il presidente della Comunità montana Gian Pietro Calegari, il consigliere regionale Michele Schiavi e Martino Bigoni, coordinatore del gruppo Facebook «Viabilità in Valle Seriana». Un viaggio per riordinare le idee «e poi condividerle con i sindaci della valle, Anas, Provincia e Regione, per ragionarci insieme», precisa Calegari. E poi ognuno faccia la propria parte, ricordando che sulla 671 transitano circa 40mila veicoli al giorno.

Le soluzioni, allora. Per metterle in fila e spiegarle, ci siamo uniti al viaggio da Clusone alle porte di Bergamo e ritorno. Prima tappa: le curve della Selva, croce di tanti automobilisti. «Qui camion e pullman non possono non invadere la corsia opposta, non ci passano», fa notare Bigoni scorrendo sullo smartphone le decine di foto di incidenti e code registrati qui, tra Clusone e Ponte Selva, con ripercussioni nell’arco di parecchi chilometri. «Si tratterebbe di allargare due tornanti – spiega Piccinali –: la curva Ruggeri, la prima scendendo, e quella sotto la vecchia stazione del treno».

Il nodo Ponte Selva

Poche decine di metri sotto, un «nodo» che dire storico è poco, se si considera che già nel 1963 «L’Eco di Bergamo» gli dedicava un articolo dai toni preoccupati. Si tratta dell’incrocio di Ponte Selva, un imbuto per l’alta valle, sia da Valbondione, sia da Castione in giù. Come soluzione ottimale la Comunità montana rispolvera la variante di Ponte Selva che bypasserebbe sia le famigerate curve, sia questo incrocio: un’opera già presentata nel suo studio di pre-fattibilità al ministro Matteo Salvini e che ora torna sul tavolo «per una discussione più approfondita», spiega Calegari. Nel frattempo «occorre allargare la curva che da valle sale verso Clusone, andando a sbalzo – spiegano Piccinali e Schiavi –: qui il traffico in discesa spesso si blocca per lo scarso spazio di manovra».

Per la terza tappa, al semaforo tra Casnigo e Colzate, basta una decina di minuti per realizzare che si tratti di un vero e proprio «tappo»: il rosso scatta ogni due minuti e resta tale per 30 secondi, ma i rallentamenti per le auto che scendono dal Ponte del Costone si protraggono molto di più. «Nell’arco di due minuti (un chilometro e mezzo di strada, ndr) ci sono due rotatorie e un semaforo: l’idea era, una volta realizzata la rotonda di Vertova, di togliere il semaforo, invece è rimasto», ricorda Piccinali mentre riscatta il rosso e da Colzate esce un’auto soltanto. «La soluzione sarebbe lasciare un semaforo intelligente, a chiamata solo per i mezzi delle aziende al di là del ponte, e, comunque, con svolta solo a destra, il che dovrebbe essere la norma ovunque ed eviterebbe incidenti soprattutto ai danni di motociclisti», aggiunge Bigoni, con Calegari che sintetizza: «Questo intervento lo fai domani, a pochi euro per i cartelli e la modifica al semaforo».

Altra opera per rendere più fluido il traffico, la chiusura dell’immissione sulla 671 da Gazzaniga in località Portico, causa di incolonnamenti sulla Statale. Idem per l’entrata, per chi sale da Bergamo, al ponte vecchio di Cene: la proposta è di riservare lo spazio ora adibito a rampa all’allungamento della corsia di immissione per chi sale da Albino. Un altro accorgimento poco dispendioso ma utile a dare più visibilità è «la ritinteggiatura delle gallerie di bianco: si guadagna in luminosità», dice Bigoni per poi aggiungere: «Quanti automobilisti, usciti dalla galleria Pradella, vedendo la coda, escono verso la Cupola per poi rientrare subito in superstrada». Saltano qualche metro, ma parecchi minuti: «Qui parliamo di senso civico – fa notare Piccinali –, ma con qualche controllo dei Vigili, la gente capirebbe».

La Montenegrone

Superata Nembro, la 671 si biforca e il patema di chi al mattino deve imboccare la Montenegrone è trovarsela chiusa, o con lunghe code. «A creare tappo è l’immissione sulla Statale da Pedrengo. Quando la Provincia lavorò allo svincolo, chiudendolo per 15 giorni, non si registrarono rallentamenti sulla 671», ricorda Bigoni. La proposta «è di allungare l’ingresso da Pedrengo – spiega Piccinali –, portandolo direttamente sull’asse interurbano, senza passare per la 671». In zona, a Seriate, «sarebbe poi utile anticipare di 500 metri lo svincolo che in senso opposto porta verso Pedrengo e la Montenegrone, alla biforcazione con la 42 – aggiungono i quattro –: eviterebbe i noti intasamenti».

Ultimo ma solo in ordine di percorrenza del nostro viaggio, il semaforo della Martinella, alle porte di Bergamo. «Ora che il sovrappasso ha migliorato il traffico al rondò delle valli – fa notare Piccinali –, va tolto, mettendo una doppia corsia per chi scende». Certo qui si deve ragionare sui flussi in uscita da Gorle, «ma sono proprio i mezzi in uscita da qui, quelli che poi svoltano verso Bergamo a intasare il traffico», spiega Bigoni. Insomma, togliere più che mettere, accorgimenti non certo milionari, con un solo obiettivo: filare lisci. Magari.

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