
«Scenario mafioso dietro una tentata estorsione a Fara»
PIANURA. L’inchiesta della Dda di Milano porta anche nella pianura. Padre e figlio imprenditori minacciati. Tra gli arrestati, due sono di Romano.

C’è un versante bergamasco che spunta leggendo le carte dell’indagine nata da una costola della mega inchiesta sui presunti dossieraggi illegali e accessi abusivi alle banche dati della Direzione Distrettuale Antimafia milanese con al centro l’ex poliziotto e manager dell’agenzia di investigazione Equalize, Carmine Gallo, morto il 9 marzo scorso, è che non tutti gli imprenditori abbassano la testa di fronte alle pressioni del mafioso o, nello specifico, dello ‘ndranghetista di turno.
I due imprenditori bergamaschi minacciati
Due imprenditori di una ditta di costruzioni di Fara d’Adda, padre e figlio, residenti a Mozzanica. Avevano preso in subappalto una commessa importante per dei lavori in un cantiere in centro a Milano da parte del costruttore Lorenzo Sbraccia, titolare della Fenice Spa, ma quando c’è stato da essere pagati, sono venuti a galla i problemi. Di fronte ai due imprenditori che rivendicavano con tanto di decreto ingiuntivo pagamenti nell’ordine di 30 milioni di euro (come da stato avanzamento lavori), Sbraccia, da lunedì destinatario assieme ad altre sette persone dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Milano Fabrizio Felice per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ha sempre opposto il suo fermo diniego.
Anzi, secondo quanto accertato dai Ros dei carabinieri coordinati dal pm Antimafia di Milano Francesco de Tommasi, per far cambiare idea ai due bergamaschi e convincerli a chiudere il contenzioso non davanti ai giudici civili, costringendoli invece ad accettare un’offerta non superiore agli 8 milioni, non ha esitato a far ricorso a «mediazioni estorsive» con soggetti vicini a famiglie di ‘ndrangheta. Uno di questi, Annunziatino Romeo, 59 anni, calabrese di Platì residente a Corsico, un passato da pentito di mafia e descritto come vicino alla cosca Barbaro Rosi, sarebbe stato sottoposto a Sbraccia da Gallo in persona e scelto per la sua fama criminale. Romeo, è stato solo uno dei «mediatori» ingaggiati per costringere i costruttori bergamaschi, tra pressioni e intimidazioni varie, a sedersi, volenti o nolenti, al tavolo delle trattative. Per la cronaca, Sbraccia, si sarebbe avvalso della consulenza di Gallo per verificare se ci fossero informazioni compromettenti sul conto degli imprenditori di Mozzanica.
Tra i luogotenenti di Romeo figurano anche il calabrese Francesco Baldo, 57 anni di Romano, che avrebbe coadiuvato nell’attività di mediazione mafiosa, e Fulvio Cilisto, 54 anni, pluripregiudicato, anche lui originario di Romano. Sarebe stato proprio Cilisto a mettere definitivamente in allarme padre e figlio imprenditori, quando ha esplicitamente evocato fantomatici «calabresi di Treviglio», «amici» che a suo dire avrebbero avuto a cuore la risoluzione del contenzioso. Alle condizioni di Sbreccia, naturalmente. Entrambi sono finiti in carcere.
Per la cronaca, l’estorsione non è andata a buon fine perché i vertici della ditta di Fara alla fine avrebbero rotto una «trattativa» protrattasi per cinque mesi nel 2023. Il motivo è presto spiegato: gli ambasciatori del patron di Fenice Spa erano arrivati ad offrire una somma inferiore persino agli 8 milioni di euro, «manifestazione ulteriore della prepotenza dei correi», per dirla con il gip Felice, che nei prossimi giorni darà il via agli interrogatori di garanzia.
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