Sant’Agata, la nuova vita dell’ex carcere. «La storia non sarà dimenticata»

IL VIAGGIO. Nel cantiere di Città Alta: nel 2026 pronti 15 appartamenti, museo e spazi pubblici. Riaffiorano le tracce dell’ex convento e delle prigioni. L’assessore Valesini: «Saranno conservate».

Un Crocifisso affrescato, segno di devozione dei Padri Teatini. Un vascello nero che prende il largo, sogno di libertà di un carcerato. I muri di Sant’Agata parlano, la storia riaffiora a strati. Chi lavora al recupero del compendio nel cuore di Città Alta è in ascolto del passato che riemerge, attento a conservare un equilibrio tra le funzioni che furono (convento prima, carcere poi) e quelle nuove che stanno prendendo forma, abitazioni e spazi pubblici (museo e sale).

Il progetto è un «work in progress», sotto la super visione della Sovrintendenza, che dà indicazioni su modifiche e aggiustamenti. Attraversare il cantiere è un viaggio nel tempo. «Ed è una scoperta continua, si aggiungono dettagli alla conoscenza di uno dei contenitori che meglio testimoniano la storia plurimillenaria della città», confermano l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini e il progettista Gianluca Gelmini, architetto dello studio Cn10 e direttore dei lavori. L’intento è «rispettare la stratificazione storica».

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