Riabilitazione post-infarto, la psiche non va trascurata

CARDIOLOGIA RIABILITATIVA. Stress, ansia e depressione rendono più complessa la ripresa fisica. Occorre fare attenzione anche alle condizioni psicologiche.

Un infarto, un intervento di by-pass o qualsiasi altra malattia che riguardi il cuore portano con sé ansie e preoccupazioni. Spesso le patologie cardiovascolari hanno un impatto psicologico traumatico e si presentano difficoltà nella vita quotidiana che portano a cedimenti emotivi e insicurezza. Proprio per questo motivo, la Cardiologia riabilitativa collabora ogni giorno con psicologi e psicoterapeuti per aiutare il paziente a riacquistare la quotidianità e sviluppare competenze che lo possano spingere ad attuare cambiamenti permanenti nello stile di vita, con l’obiettivo di affrontare al meglio il percorso riabilitativo e prevenire recidive.

Ansia e depressione colpiscono il 40% dei pazienti

La Cardiologia riabilitativa dell’ospedale Bolognini di Seriate, guidata dal dott. Vittorio Giudici, si dedica alla cura del paziente cardiopatico post-acuto e cronico. Ha l’obiettivo di migliorare la prognosi e la qualità della vita mediante la stabilizzazione clinica, l’ottimizzazione della terapia farmacologica, la gestione e il trattamento delle comorbidità e disabilità, il rinforzo degli interventi di prevenzione secondaria e il mantenimento dell’aderenza terapeutica. Un altro aspetto fondamentale a cui presta attenzione questa specialità riguarda l’aspetto psicologico del paziente: i sintomi dell’ansia e della depressione colpiscono, infatti, circa il 40% dei pazienti che hanno avuto un infarto. Non solo chi è sopravvissuto ad un infarto, ma anche pazienti chirurgici, con acuzie e affetti da scompenso cardiaco.

L’intervento psicologico va considerato come parte integrante del percorso di riabilitazione cardiovascolare, necessario e applicabile. Lo psicologo può offrire supporti terapeutici nelle fasi delicate, contribuire all’umanizzazione delle cure e al miglioramento dell’adattamento alla malattia e ai processi di cura, oltre che al miglioramento della qualità della vita, alla ripresa di un ruolo attivo con facilitazione del reinserimento lavorativo, familiare e sociale.

Lo studio

L’Asst Bergamo Est, in collaborazione con l’Università di Bergamo, ha condotto uno studio «Valutazione dei fattori psicologici durante e a seguito della riabilitazione cardiovascolare», proposto dalla dott.ssa Fiorella Lanfranchi, psicologa-psicoterapeuta, e dal prof. Andrea Greco, professore ordinario di Psicometria, rivolto ai pazienti degenti nella Riabilitazione cardiologica dell’Ospedale Bolognini di Seriate, con l’obiettivo di valutare l’efficacia degli interventi psicologici e verificare come e se lo stato psicologico dei pazienti si modifica durante il percorso. Lo studio, che ha coinvolto 181 pazienti (71,8% uomini, 28,2% donne) con età compresa tra i 21 e 85 anni, ha previsto 3 tempi di valutazione: all’inizio del ciclo riabilitativo, alla fine dello stesso e tre/quattro mesi dopo l’ultima somministrazione dei test.

I numeri

Al campione (composto da 120 pazienti chirurgici, 36 pazienti con acuzie e 25 pazienti da scompenso cardiaco) è stata sottoposta una batteria di questionari che ha consentito un inquadramento dei pazienti. All’ingresso in reparto, l’11% dei pazienti si sentiva profondamente scoraggiato e triste, mentre il 5% presentava un quadro di depressione franca; rispetto all’ansia, invece, il 15% dei soggetti risultava in fascia borderline e più dell’8% manifestava ansia patologica. Su 181 pazienti, più del 90% ha preso parte ad un gruppo psicoeducativo, il 66% ha seguito il training di rilassamento e il 19% ha sostenuto delle sedute di consulenza psicologica individuale.

Dalla ricerca condotta, emerge che l’aver preso parte al trattamento singolo individuale predice una diminuzione significati dei valori medi di depressione e ansia e un miglioramento significativo della percezione della malattia. A distanza di tre/quattro mesi, tra chi ha preso parte agli interventi psicoeducativi, al training di rilassamento e alla consulenza individuale, vi è un evidente miglioramento delle variabili psicologiche. I pazienti chirurgici sono quelli che all’ingresso nel reparto ospedaliero presentano i livelli più alti di ansia, ma anche coloro che, al momento della dimissione, riportano una netta diminuzione della sintomatologia ansiosa, riportando i livelli più bassi di ansia dopo tre/quattro mesi.

La ricerca convalida l’importanza del ruolo dello psicologo nel ciclo riabilitativo e sottolinea come sia fondamentale un potenziamento delle risorse psicologiche per garantire ai pazienti tutti gli interventi multi-disciplinari necessari.

Dopo il percorso riabilitativo effettuato, si sono evidenziati miglioramenti nelle dimensioni del benessere psicologico, del vissuto della malattia (percezioni e vissuto emotivo), e della capacità di gestione della malattia, della aderenza alla terapia farmacologica e della motivazione al cambiamento dei fattori di rischio. Data la rilevanza dei dati emersi dalla ricerca, lo studio è stato recentemente presentato ai convegni Itacare-P (ITalian Alliance for CArdiac REhabilitation and Prevenction), e Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri). I dati definitivi saranno presentati al convegno Ehps (European Health Psychology Society) che si terrà in Portogallo a settembre 2024.

Dal progetto sono nate anche una tesi magistrale in psicologia clinica e una in psicologia della salute nei contesti sociali. La ricerca convalida l’importanza del ruolo dello psicologo nel ciclo riabilitativo e sottolinea come sia fondamentale un potenziamento delle risorse psicologiche per garantire a tutti i pazienti con cardiopatia cronica e post-acuta tutti gli interventi multi-disciplinari necessari.

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