Regionali atto secondo, gli effetti inevitabili

ITALIA. Regionali, atto secondo: Abruzzo. Il terzo e il quarto atto sono in calendario per il 21 aprile (Basilicata) e il 10 giugno (Piemonte), la stessa data delle elezioni europee. Il canovaccio seguito è stato lo stesso della Sardegna, a parte qualche variazione o imposta da esigenze locali o suggerita dalla lezione dell’esperienza appena condotta nell’isola.

A sinistra, la decisione di presentare un candidato espresso localmente, non etichettato da una tessera di partito, ha agevolato la formazione di una coalizione larga, fino a comprendere Calenda e addirittura il reprobo Renzi. È stato invece confermato il modulo seguito con successo in Sardegna di caratterizzare in modo strettamente amministrativo la campagna elettorale: niente sfilata finale dei leader della coalizione. Se ne capisce la ragione. Questo ha consentito di occultare distanze e contrasti presenti all’interno del campo largo.

Sul fronte opposto, la destra è tornata a puntare sul traino dei suoi partner, facendo leva sul vantaggio di poter esibire una salda (?) unità capeggiata da una leadership indiscussa, quella di Giorgia Meloni, che da sola potrebbe fare la differenza. Si è ben guardata di rifare gli errori commessi nell’isola: bocciatura del governatore uscente, cambio in corsa del candidato con rissa annessa.

Quel che è davvero cambiato in questo turno elettorale è il contesto in cui le due schieramenti in lotta si sono combattuti, il che può incidere significativamente sul voto. In Abruzzo non è più previsto il voto disgiunto e questo dovrebbe favorire la destra perché trascina sul candidato il voto delle liste che, come s’è visto in Sardegna premia la coalizione.

La sinistra invece dovrebbe beneficiare del rinforzo che il successo appena riscosso nell’isola potrebbe esercitare sul suo popolo, inducendo una parte, prima orientata a disertare le urne, a mobilitarsi. A questo punto, manca solo la scena finale, con i festeggiamenti dei vincitori e la costernazione dei vinti. L’epilogo ovviamente cambierà non poco a seconda di chi prevarrà. Una seconda bocciatura del candidato targato Meloni sarebbe un brutto colpo per la coalizione governativa. Confermerebbe che la destra non è invincibile, con un effetto tonificante per lo schieramento avverso e deprimente per gli sconfitti. Non solo, aprirebbe prevedibilmente un contrasto aspro, in particolare tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini che potrebbe imputare alla premier di aver imboccata una strada fallimentare in cui la coalizione inanella una sconfitta dietro altra.

Nel caso inverso, che fosse la sinistra a soccombere, i contrasti sopiti in campagna elettorale riesploderebbero con virulenza. Né sarebbe da escludere una finale scomposizione degli schieramenti con un rimescolamento generale delle carte. I punti di franamento sono molti. La Lega di Salvini, un campo apparentemente ordinato, che poggia però su un vulcano in piena ebollizione. Il «campo largo» allestito a sinistra, che pare più nascondere la convivenza di separati in casa che non celebrare una delle nuove forme di famiglia allargata che sono in voga di questi tempi.

Qualunque sia il verdetto delle urne in Abruzzo, si avranno ripercussioni non da poco sull’equilibrio politico generale. C’è da dire che siamo solo al secondo atto, ce ne aspettano altri numerosi. Soprattutto, c’è da attendere il voto europeo del 10 giugno. Solo allora avremo elementi per capire quale parte in commedia sarà alla fine riservata ai diversi protagonisti.

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