Radioterapia stereotassica per «colpire» il fegato

Permette di trattare i tumori e le metastasi epatiche con una nuova opzione terapeutica al Papa Giovanni XXIII.

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali di una precisa regione corporea. L’introduzione delle metodiche più innovative e dei vantaggi per il paziente è, fin dal suo insediamento a febbraio come direttore della Radioterapia dell’Asst Papa Giovanni XXIII, l’obiettivo di Maurizio Portaluri.

Dottor Portaluri, partiamo subito dall’ultima novità che avete introdotto al «Papa Giovanni»: la radioterapia stereotassica delle lesioni tumorali del fegato. In cosa consiste?

«La metodica, relativamente recente, permette di trattare i tumori primitivi del fegato e le metastasi epatiche con una nuova opzione terapeutica. Gli effetti collaterali dopo il trattamento, se svolto con tecniche moderne ed in centri con esperienza, sono nella maggior parte dei casi minimi o assenti. L’avvio della stereotassi epatica all’Ospedale Papa Giovanni completa l’offerta di terapie già presente. Il team multidisciplinare composto da specialisti di Gastroenterologia, Radiologia, Medicina nucleare, Oncologia, Chirurgia 3 – trapianti addominali, offre già diverse opzioni terapeutiche per il tumore del fegato. Quando le terapie interventistiche e chirurgiche non trovano applicazione, si può eseguire la radioterapia stereotassica che, in questo distretto, richiede una elevata precisione per l’individuazione della lesione e deve tener conto del movimento della stessa. La metodica è stata caldeggiata da Stefano Fagiuoli, direttore della Gastroenterologia 1 e docente all’Università di Milano Bicocca e implementata da Fabio Piccoli della Radioterapia e dall’equipe tecnica guidata da Angelo Di Naro in collaborazione con Paolo Marra, radiologo interventista dell’Unità di Radiologia diretta dal prof. Sandro Sironi dell’Università di Milano Bicocca».

Su quali altre novità vi state concentrando?

«Le principali novità consistono nelle tecniche “stereotassiche”. Concentrare - ad esempio sulla prostata - alte dosi ed ottenere un risultato terapeutico in poche sedute. Ridurre il numero delle sedute è importante non solo per il confort del paziente, ma consente anche di accedere in tempi brevi agli altri tipi di terapie oncologiche, riducendo i tempi complessivi di cura. È dimostrato che la tempestività e la concentrazione dell’intervento migliora la probabilità di guarigione. Attualmente con la tecnologia che disponiamo al Papa Giovanni possiamo eseguire i trattamenti in poche sedute per la prostata, per il tumore al polmone e sul tumore al seno. In alcuni casi selezionati, bastano 5 - 7 sedute».

Queste nuove tecniche richiedono particolari tecnologie?

«Il cosiddetto ipofrazionamento è possibile grazie ai nuovi “acceleratori lineari”, gli apparecchi con cui si fa la radioterapia. Per i trattamenti a fasci esterni (EBRT) al Papa Giovanni XXIII a giugno è entrato in funzione il nuovo acceleratore lineare di ultimissima generazione Truebeam HD, che va ad affiancare l’acceleratore “gemello” già installato a ottobre 2020 e il terzo acceleratore, il Linac Trilogy. Utilizziamo inoltre un quarto Linac mobile per la Radioterapia Intraoperatoria (Iort), collocato in una sala chirurgica. Il futuro anche in Radioterapia è la personalizzazione delle cure, come avviene già per le terapie biologiche. Esistono algoritmi di intelligenza artificiale in grado di dirci se uno specifico tumore è meno o più sensibile e, quindi, se sarà necessario rispettivamente aumentare la dose o diminuirla».

Quali pensa possano essere i progetti di sviluppo della radioterapia al Papa Giovanni XXIII?

«Riceviamo una crescente richiesta di radioterapia dai team multidisciplinari dell’ospedale nei distretti dell’addome superiore (fegato, rene) e del torace dove le lesioni sono soggette al movimento respiratorio, ma anche per lesioni encefaliche, benigne e maligne, che possono modificarsi in breve tempo. L’Ospedale di Bergamo è anche sede di Pancreas Unit, un altro organo in movimento. Senza dimenticare la radioterapia dei tumori della prostata. La radioterapia deve rispondere a questo tipo di richiesta».

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