Raccontare la guerra per sostenere la pace, a gres art 671la mostra «De Bello»-Foto/Video

L’INAUGURAZIONE. Dopo la mostra di Marina Abramović, allo spazio gres art 671 di Bergamo, dal 16 aprile una mostra collettiva con 37 opere che «parlano» di guerra per ribadire l’urgenza della pace.

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«De Bello. notes on war and peace» è la prima esposizione collettiva di gres art 671: parla di guerra, di umanità, di popoli e di emozioni, di storia e di attualità, sostenendo l’urgenza della pace.

De Bello è un viaggio attraverso installazioni, dipinti, sculture, fotografie, video, opere tessili e videogiochi di oltre 30 artisti diversi per generazione, provenienza, mezzo espressivo, che hanno in comune l’aver vissuto e indagato la guerra attraverso l’arte. Un arco di circa 7 secoli, partendo da opere storiche in prestito da istituzioni culturali, fino a lavori di stretta contemporaneità di cui molti inediti, che possa evocare gli stati d’animo che i conflitti provocano.

Uno sguardo trasversale a geografie ed epoche storiche. Dall’età moderna ai moti risorgimentali sino all’Ucraina, dal Medio Oriente al Sud America. Un invito a riflettere su come l’esperienza della guerra modelli il senso di appartenenza e le percezioni dell’umanità, attraverso gli artisti, i loro pensieri, le loro opere.

Gli artisti in mostra

Le opere sono di Marina Abramović, Lawrence Abu Hamdan, Monira Al Qadiri, Maja Bajević, Gabriele Basilico, Joseph Beuys, Antonio Bermúdez, Alberto Burri, Daya Cahen, Achille Capetta, Mohamed Choucair, Dima Fatum, Claire Fontaine, Anton Frankovitch, Salvatore Garzillo, Andrea Gastaldi, Maees Hadi, Massoud Hassani, Alfredo Jaar, Anselm Kiefer, Tillmann Lauterbach, Cristina Lucas, Basilio Maritano, Masbedo, Claudia Mastroroberto, Mateo Maté, Gabriele Micalizzi, Boris Mikhailov, Serena Oddo, Jacopo Ripanda, Sant’Antonino da Firenze, Salvatore Scarpitta, Masha Shubina, Jonas Staal, Arcangelo Sassolino, Total Refusal.

Il filo rosso della mostra

Da sempre, i linguaggi dell’arte intervengono per assolvere l’arduo compito di rappresentare la guerra. La pittura, la scultura, la fotografia, le immagini in movimento, il suono e, più di recente, gli ambienti digitali e i nuovi media sono serviti come strumenti per esprimere addirittura l’indicibile, testimoniando, analizzando, mappando e condannando, ma anche svolgendo un ruolo nei processi di ricostruzione, riparazione e guarigione sia individuale sia collettiva. L’arte è testimonianza, voce, approfondimento, protesta, resistenza, fuga, ricerca, ispirazione. L’arte e gli artisti da sempre reagiscono, sono resilienti, traducono il dolore in creazione e possono trasformare le macerie in rinascita.

L’allestimento su pareti grigie monocromatiche è firmato da 2050+, anche co-curatori del progetto insieme a Francesca Acquati per gres art, negli oltre 2000 metri² dell’ex spazio industriale di Bergamo, «De Bello. appunti sulla guerra e sulla pace» racconta di traumi e di distruzione, di nomadismo e di resilienza ma anche della possibilità di ricostruzione e di ripartenza.

I cinque gruppi tematici dell’allestimento

La mostra è organizzata intorno a cinque gruppi tematici (pace apparente, allarme, guerra, macerie, resistenza), articolando un ideale crescendo di risposte emotive che dovrebbero definire universalmente l’esperienza della guerra.

Le opere sono inserite in una scenografia monocromatica realizzata interamente con mattoni prefabbricati in cemento, che definiscono una serie di strutture murarie, con diverse altezze, ed evocano un ambiente domestico smembrato, nonché la possibilità della sua ricostruzione.

Le storie degli artisti che si legano al tema della guerra

Nella biografia di Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995) si legge dell’esperienza diretta con la guerra: medico in servizio nell’esercito italiano durante il secondo conflitto mondiale, iniziò a dipingere nel 1944, mentre era internato in un campo di prigionia. Altra storia personale quella di Joseph Beuys (Krefeld 1921 – Dusseldorf 1986), arruolato come pilota nell’aviazione militare tedesca, fu vittima di un disastro aereo durante una tempesta mentre sorvolava la Crimea nel 1943.

In mostra Maja Bajević (Sarajevo, 1967) con Women at Work, il video di una performance in cui alcune donne ricamano i teloni delle impalcature del museo di Sarajevo, dopo i bombardamenti, mentre Cristina Lucas (Jaén, 1973) con Tuftis, ricorda gli attacchi aerei e il luogo dove sono avvenuti, cucendoli a macchina su mappe geografiche. Ai guerrieri che consultavano l’oracolo, la Sibilla Cumana profetizza un destino diverso in base alle pause di lettura. «Andrai, ritornerai non morirai in guerra» o «andrai, non ritornerai e morirai in guerra», queste nove parole sono protagoniste del neon di Claire Fontaine installato sulla soglia di gres art. Lampeggiando a intermittenza, sottolinea le forze casuali che governano il senso e i destini incerti di chi è in guerra.

Con Unmanned Aerial Instrument UAI (Strumento aereo senza pilota) Mohamed Choucair (Meis El Jabal, Libano, 1992) trasforma gli onnipresenti rumori dei droni di sorveglianza israeliani sopra il cielo libanese, in una composizione musicale. Il sistema fornisce file audio compatibili con i software di produzione, consentendo liberamente ai musicisti di utilizzarli, integrandoli a proprie creazioni.

Le gigantesche fotografie di Gabriele Micalizzi

In una grande varietà di testimonianze e di voci, nel percorso anche alcune opere dei due ideatori del progetto: Gabriele Micalizzi (Milano, 1984) ha trasformato alcune sue fotografie inedite di guerra in grandi arazzi di cotone, portando il pubblico davanti al momento ma anche evocando la transitorietà che i conflitti determinano. Salvatore Garzillo (Napoli, 1987) è arrivato in Ucraina da giornalista per scrivere e filmare la cronaca del conflitto e l’ha anche disegnato, dando matericità al suo segno grazie alla terra raccolta e trattata come pigmento, lì dove ha tradotto visivamente la sua esperienza.

Che cosa provo di fronte alla guerra?

«La prima collettiva di gres art 671 indaga il tema, drammaticamente attuale, dello stato d’animo degli esseri umani di fronte ai conflitti. Per farlo, abbiamo scelto di non fare riferimento a un contesto in particolare, ma al vissuto universale del conflitto e della sua evoluzione, in tutte le epoche e in tutte le geografie del mondo. Il titolo stesso della mostra è esemplificativo di un percorso che dura secoli ed esprime la volontà di utilizzare l’arte per testimoniare, provocare e soprattutto ispirare l’urgenza della pace». Roberto Pesenti, presidente gres art 671

«La missione di gres art 671 è promuovere l’arte e la cultura, con uno sguardo il più ampio possibile e attento al coinvolgimento del territorio. In linea con questo impegno, l’esposizione sarà accompagnata da un significativo public program dedicato alla pace: da maggio a settembre avremo infatti l’onore di accogliere importanti ospiti internazionali per riflettere su come affrontare i momenti più difficili attraverso la diplomazia e il dialogo». Francesca Acquati, general manager gres art 671

Che cosa è gres art 671

Un centro per l’arte e la cultura, nato a Bergamo nel 2023 con l’intento di riattivare e restituire alla cittadinanza un’area ex industriale di oltre 3.000 mq per conservare e trasmettere la memoria della storia del luogo, creando uno spazio di produzione culturale: mostre e incontri, attività performative e laboratoriali diventano occasioni per accogliere e ispirare il pubblico, invitato a un’interazione libera e costante. gres art coniuga bellezza e impatto sociale, sviluppando modelli sostenibili che promuovano il benessere della comunità. Un luogo dove andare, scoprire, sperimentare, stare, nato con un ambizioso progetto di rigenerazione urbana promosso dal Gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti.

www.gresart671.org

Info e biglietti

«de bello. notes on war and peace» a cura di gres art 671 (Francesca Acquati) e 2050+ (Ippolito Pestellini Laparelli ed Erica Petrillo) da un’idea di Salvatore Garzillo e Gabriele Micalizzi

16 aprile – 12 ottobre 2025

gres art 671, Bergamo, via San Bernardino 141 www.gresart671.org

mercoledì – giovedì, dalle 10 alle 19
venerdì – domenica, 10 – 20
aperto: Pasqua e Pasquetta (20 e 21 aprile) e lunedì 2 giugno
chiuso dall’11 al 22 agosto 2025

biglietti prenotabili on line su https://shorturl.at/DMHzu

Intero 15€, ridotto 13€, gratuito under 12

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