Prostata, il robot «aiuta» la scelta «radicale»

UROLOGIA. Fra le tecniche mininvasive oggi possibili, rappresenta una delle opzioni più avanzate e all’avanguardia.

In Italia il cancro della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile e rappresenta il 18,5 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Nonostante l’incidenza elevata, la probabilità che la malattia abbia un esito infausto è bassa, soprattutto se si interviene in tempo. La diagnosi precoce, quindi, unita a un trattamento tempestivo e mirato possono davvero fare la differenza.

«Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata. Solo un’attenta analisi delle caratteristiche del paziente (età, aspettativa di vita etc.) e della malattia (tipo, livello di rischio) permette allo specialista urologo di indicare la strategia più adatta e personalizzata, che può, a seconda dei casi, essere rappresentata da una sorveglianza attiva, dalla chirurgia, chemioterapia o radioterapia» spiega il professor Vincenzo Altieri, responsabile dell’Unità operativa di Urologia II del Policlinico San Marco di Zingonia. «Quando si parla di terapia attiva la scelta spesso ricade sulla chirurgia radicale che oggi, grazie ai progressi tecnologici, può essere effettuata con tecniche sempre più mini-invasive e precise che offrono risultati migliori sia in termini di efficacia sia di tempi di ripresa per i pazienti».

Professor Altieri, cosa si intende per «chirurgia radicale della prostata»?

«La chirurgia radicale della prostata, detta anche prostatectomia radicale, è un intervento chirurgico con il quale viene asportata la prostata, indicato in caso di tumore localizzato. Tra le tecniche mini-invasive oggi possibili, la prostatectomia radicale laparoscopica robotica rappresenta una delle opzioni più avanzate e all’avanguardia».

Come si svolge l’intervento di prostatectomia con robot?

«La prostatectomia laparoscopica radicale assistita da robot viene effettuata utilizzando un sofisticato e innovativo sistema di chirurgia robotica che permette di eseguire movimenti accurati osservando su un monitor le immagini catturate dalla telecamera. “Il robot non si sostituisce al chirurgo, ma lo aiuta a perfezionare il più possibile il gesto chirurgico e i movimenti, garantendo una visione e una precisione ancora superiore. Controllando i movimenti del robot da un’apposita console, il chirurgo crea dei piccoli accessi laparoscopici, attraverso i quali vengono introdotti strumenti robotici miniaturizzati. Successivamente il chirurgo, sempre assistito dal robot, rimuove la prostata con grande precisione, anche grazie all’utilizzo dell’endoscopiotridimensionale collegato a una telecamera 3 D che offre una visione ingrandita e magnificata delle strutture che circondano la prostata (nervi, vasi sanguigni e muscoli). In questo modo è possibile asportare radicalmente la prostata garantendo allo stesso tempo una conservazione ottimale delle strutture vitali circostanti. Questa procedura di chirurgia robotica della prostata risulta molto meno invasiva di una prostatectomia tradizionale che eseguita per via retropubica, ovvero con un’incisione addominale estesa dall’ombelico all’osso pubico».

Quali sono, in questo ambito, i vantaggi della chirurgia robotica?

«I vantaggi della chirurgia prostatica robotica sono molteplici, dovuti alla mini-invasività e all’estrema precisione che caratterizza questo tipo di intervento. Nel dettaglio, la tecnica robotica garantisce meno dolore, minori rischi di sanguinamento, un recupero e una ripresa delle normali attività più veloce, tempi di degenza ridotti, un miglior risultato estetico (con cicatrici quasi invisibili). Oltre a questi vantaggi, in ambito urologico, l’utilizzo del robot nell’intervento di prostatectomia permette un recupero delle funzioni sessuali e di continenza urinaria più precoce rispetto la normale tecnica a cielo aperto, un aspetto fondamentale per il benessere globale dell’uomo, soprattutto se ancora giovane».

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