Parcheggio a uso pubblico mai aperto a Longuelo: «Qui c’è bisogno di posti auto»

IL CASO. Il parking interrato di via Fratelli Rota al centro di un contenzioso legale: il condominio fa appello al Consiglio di Stato contro l’ingiunzione del Comune. I commercianti: «Serve».

La questione è datata, ormai decennale. Da quando è stato realizzato non è mai stato aperto il parcheggio interrato di via Fratelli Rota a Longuelo, di proprietà privata ma asservito a uso pubblico, pensato a servizio degli spazi commerciali della palazzina.

Le interlocuzioni «bonarie» tra Comune e la proprietà non sono andate a buon fine e ora si è aperto un contenzioso giudiziario. L’ordinanza di ingiunzione di messa in funzione del parcheggio emessa da Palazzo Frizzoni lo scorso novembre che imponeva l’apertura del parcheggio entro 180 giorni dalla data del provvedimento (e la conclusione delle opere necessarie alla sua apertura da completare entro 150 giorni) è stata impugnata davanti al Tar dal privato (i condomini de «La Corte Granda») che ha chiesto una sospensiva, rigettata dal Tribunale lo scorso febbraio.

Ora un ulteriore passaggio, con il privato che ha depositato appello cautelare al Consiglio di Stato contro l’ordinanza di rigetto del Tar. Fino a che la vicenda non sarà chiarita, il parcheggio interrato, con circa 60 posti auto, resterà quindi chiuso al pubblico. Intanto i cittadini uniti nel Comitato Bergamo Ovest (che raggruppa commercianti e artigiani di Longuelo, Santa Lucia e Loreto) tornano a lamentare disagi legati alla sosta.

La richiesta di parcheggi

«In questa zona della città siamo accerchiati dai centri commerciali ed è necessario incentivare le attività del quartiere, anche mettendo a disposizione parcheggi – è la premessa –. Avendo tante scuole nel quartiere, quelli a disposizione, sono sempre pieni, anche perché sono davvero pochi. L’apertura di quel parcheggio è importante, anche per favorire l’insediamento di attività commerciali della palazzina, rendendo appetibili gli spazi. Abbiamo chiesto un confronto con il Comune, siamo in attesa di una risposta».

Il parcheggio è un’opera di urbanizzazione di un piano che risale al 2009. I permessi di costruire sono stati rilasciati nel 2012, un cantiere difficoltoso che ha visto anche il fallimento della società promotrice, all’epoca, dell’intervento. Nel 2015 dal collaudo tecnico delle opere di urbanizzazione commissionato dal Comune era emersa la necessità di fare alcuni interventi (dalle porte dell’uscita di sicurezza da adeguare alla segnaletica) in carico al privato. Lavori che non sono mai stati eseguiti.

Lo stallo di Longuelo

Da lì lo stallo. Nell’ordinanza di ingiunzione dello scorso novembre Palazzo Frizzoni ripercorre le tappe, richiamando «i numerosi tentativi messi in atto per giungere a un’intesa in relazione all’apertura del parcheggio ad uso pubblico, nel corso degli incontri in data 5 novembre 2018, 29 aprile 2021, 27 aprile 2023, 12 marzo 2024, 29 aprile 2024, in aggiunta alla ragguardevole corrispondenza a mezzo email. Non è stato possibile trovare un accordo a causa dell’esplicita indisponibilità espressa da parte del condominio all’apertura del parcheggio». È sempre nell’ordinanza che il Comune sottolinea «la necessità di tutelare l’interesse pubblico, in particolare in un quartiere in cui si rileva la scarsità di parcheggi, 0,22 posti auto-residenti contro una media cittadina di 0,25 (dato al 31 dicembre 2023)».

«Condizionati ai tempi del contenzioso»

Il parcheggio era stato realizzato anche a servizio degli spazi commerciali del condominio, ma «l’asservimento non era vincolante» spiega l’assessore al Patrimonio Francesco Valesini, che ha seguito la vicenda: «Dopo un lungo e infruttuoso confronto con i privati, l’amministrazione ha messo in atto tutto quanto è nei suoi poteri per far rispettare un impegno convenzionale rivolto a riaprire quel parcheggio, dando di conseguenza risposta anche alle molte richieste delle attività commerciali del quartiere. Siamo in questo condizionati ai tempi del contenzioso che speriamo possa però chiudersi in poco tempo, facendo valere in questo modo quanto richiamato dalla nostra ordinanza». Interpellato, il privato preferisce non rilasciare dichiarazioni.

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