Orfani ucraini, in 30 chiedono la protezione internazionale

VALLE IMAGNA. Mentre per il 15 agosto è previsto il rimpatrio, cresce il numero di chi chiede di restare in Italia.

È un conto alla rovescia carico di tensione quello che porta a giovedì 15 agosto - domani - , per i 60 orfani ucraini per i quali il Tribunale dei minori di Brescia ha disposto il rimpatrio e per tutte le persone che si stanno occupando di loro, da ormai due anni e mezzo.

I bimbi ucraini attualmente presenti sono 42 a Rota d’Imagna, 11 a Pontida e 8 a Bedulita. Sulla loro partenza - annunciata con una lettera del Console d’Ucraina a Milano lo scorso 8 agosto - pende ancora una spada di Damocle: per tutti i bimbi ospiti a Bedulita e alcuni di Rota d’Imagna c’è una richiesta di protezione internazionale (presentata dalle tutrici italiane) che permetterebbe loro di rimanere in Italia, fino alla conclusione della pratica (mediamente un anno). Il numero di richieste presentate è salito nelle scorse ore oltre i 30. «In questi giorni le tutrici stanno completando le pratiche per le domande in Questura - riferisce Diego Mosca, referente dell’Istituto comprensivo di Sant’Omobono per il progetto di accoglienza -. Dinanzi a un ufficiale devono presentarsi anche i bambini e lo stanno facendo in questi giorni. Bisognerà capire se le tutrici ucraine metteranno i bastoni fra le ruote e se queste pratiche verranno vidimate».

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Una situazione non semplice. A cui sta lavorando in queste ore anche l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, con i suoi legali. Bocche cucite, al momento, in attesa di capire che sviluppi possa prendere la questione. Martedì era previsto nelle strutture l’arrivo di alcuni psicologi ucraini, che - come annunciato ancora dal Consolato - avrebbero dovuto incontrare i bimbi per valutare le loro esigenze. «Ma non si è visto nessuno - riferisce ancora Mosca -. Forse arriveranno domani (oggi, ndr), ma non sappiamo». Il gruppo dei bimbi ospiti a Rota, grazie alla donazione di un’associazione, ieri ha trascorso una giornata a Leolandia. «Fatta eccezione, però, per quelli che dovevano andare in Questura per le domande di protezione», aggiunge Mosca.

Il gruppo di Bedulita, che lunedì sarebbe dovuto partire per cinque giorni di vacanza a Pinarella di Cervia, grazie alle donazioni raccolte dal gruppo Alpini del paese, intanto è rimasto a casa. In un’attesa non facile. «Non si sa nulla di più della lettera del Consolato, poi silenzio», si limita a dire il sindaco Roberto Facchinetti, che aveva in programma di partire per la riviera romagnola insieme ai bimbi. A Pontida la situazione sembra più semplice: per nessuno dei bimbi è stata infatti presentata la domanda di protezione. «Il documento che ci è stato inviato non fornisce dettagli, parla solo del rimpatrio il 15 agosto - dice il sindaco Davide Cantù -. Sono tutti bambini sotto i 12 anni, dunque non sono stati sentiti dal Tribunale».

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