
Cronaca / Hinterland
Venerdì 14 Marzo 2025
Omicidio a Valbrembo: «Vendetta per lo sguardo alla mia ragazza»
LE INDAGINI. Convalidato il fermo dei due giovani rei confessi dell’omicidio di Luciano Muttoni. «Volevo rapinarlo per ripicca, lui ha reagito». Il gip: per loro il valore della vita viene dopo il bisogno di una birra o di una dose di droga.
Valbrembo
Era tornato in quella casa di Valbrembo, dove la sera precedente aveva affittato una stanza insieme alla fidanzata e a un’amica di quest’ultima, per cercare una rivalsa, «una ripicca». Lo ha detto, subito dopo il fermo, il 24enne di Bergamo finito in carcere insieme a un 23enne di Monza per l’omicidio di Luciano Muttoni, il 58enne massacrato a calci, pugni e colpi inferti usando come arma contundente una pistola scacciacani, nella sua abitazione situata nella frazione di Ossanesga.
Perché il giorno prima, quando Muttoni stava accompagnando i tre in auto alla stazione di Ponte San Pietro, «ho visto che Luciano guardava nello specchietto retrovisore la mia ragazza e la sua amica, come se avesse un interesse, e questa cosa mi ha dato fastidio, anche se lui non l’aveva molestata o altro».
«La mia idea era quella di spaventare Luciano e di prendermi tutto quello che potevo, i soldi, il suo telefono e la sua macchina»
È così che nasce l’idea di una rapina per vendetta, poi sfociata in omicidio volontario aggravato dal nesso teleologico e dall’ora notturna. «Già nel corso della mattinata (di venerdì 7, ndr) mi era balenata l’idea di fare qualcosa a Luciano», ha spiegato il 24enne durante la confessione fornita ai carabinieri e sostanzialmente ribadita nell’interrogatorio di convalida del fermo mercoledì davanti al gip Alessia Solombrino. Venerdì 7 marzo al pomeriggio si organizza, contatta e recluta il 23enne monzese che aveva conosciuto in una comunità. «Gli ho detto che avevo bisogno di una mano per regolare i conti con un tizio che mi doveva dei soldi, che volevo andare a casa sua a prendermeli con la forza e che se mi avesse aiutato avrebbe avuto la sua parte».
Alle 19,40 i due, partiti da Monza, arrivano in treno alla stazione di Ponte S. Pietro. Ci rimangono per più di un’ora, durante la quale il 24enne spiega il piano al complice. «La mia idea - è quanto ha fatto mettere a verbale il giovane bergamasco ai militari del nucleo investigativo di Bergamo - era quella di spaventare Luciano e di prendermi tutto quello che potevo, i soldi, il suo telefono e la sua macchina».
La mossa di arti marziali
Entrano in casa di Muttoni travisati con dei passamontagna. «Luciano era seduto a tavola che mangiava - ha ricordato il 24enne, che ha ammesso di aver agito sotto l’effetto di cocaina -. Prima gli ho puntato la scacciacani, gli ho detto che non gli avrei fatto nulla se mi avesse dato tutto quello che aveva. Lui invece ha reagito, così l’ho colpito e gli ho fatto una presa da Mma (è un’arte marziale, ndr) che si chiama “Mata Leao”. In teoria sarebbe dovuto svenire in 15 secondi, invece non è successo niente. Mi sono reso conto che lo stavo strangolando, così ho lasciato la presa».
L’altro giovane «impietrito»
A questo punto interviene il 23enne monzese, che sferra due pugni al volto a Muttoni. Il 58enne viene messo a terra, ma cerca di reagire. «Volevo che mi dicesse dove aveva le chiavi della macchina». Il bergamasco colpisce il padrone di casa ripetutamente alla testa con il calcio della pistola. «Mentre era steso a terra gli ho dato anche dei calci, tutti in faccia e alla testa». E il complice monzese che fa? Il bergamasco lo racconta «bloccato, impietrito». Dopo aver trovato le chiavi della Golf, il borsello con 50 euro e 4 carte di credito e il telefonino della vittima, i due se ne vanno, lasciando Muttoni riverso in cucina. «Era vivo, ansimava e si lamentava».
Sono le 21.19 di venerdì. Il 58enne verrà ritrovato alle 9,30 di domenica dalla fidanzata. Lei lo aveva sentito l’ultima volta al telefono alle 5,44 di venerdì mattina. Una telefonata da 22 minuti in cui lui le aveva confidato che nei giorni precedenti aveva ospitato alcuni maranza maleducati al punto che non aveva intenzione di concedere loro nuovamente la camera in affitto. Erano il 24enne e i suoi amici?
La fuga verso la Brianza
Dopo aver ucciso Muttoni, i due giovani con la Golf della vittima sono fuggiti a Solza, dove il bergamasco si è disfatto del giubbotto e poi da un tabaccaio ha tentato invano di utilizzare una carta di credito. Poi hanno raggiunto Sovico (MB). Qui si sono cambiati gli abiti insanguinati, mettendoli in un sacco che i carabinieri troveranno nel bagno dell’abitazione dell’amico che in quei giorni stava ospitando il 24enne. Sorprende la naturalezza del bergamasco successiva al delitto. Il sabato (8 marzo) pomeriggio, neppure 24 ore dopo l’omicidio, il giovane racconta di averlo trascorso con la fidanzata e l’amico al parco di Sovico: «Siamo usciti col cane, abbiamo fumato qualche canna». Alla fidanzata il 24enne più tardi confesserà l’omicidio e lei, quando i carabinieri compariranno a casa dell’amico, indicherà il telefonino di Muttoni che era sul tavolo, in modo che il fidanzato lo nascondesse.
Il gip: totale assenza di valori
Il gip giovedì 13 marzo ha convalidato il fermo e disposto che i due restino in cella, con una serie di argomentazioni su cui, scrive il giudice nell’ordinanza, «incide la considerazione del contesto in cui è maturato l’omicidio e il movente «(...), sintomatico della condizione di profondo disagio e degrado vissuta dai prevenuti, abituati a vivere “alla giornata”, ponendosi spesso in contrasto con le regole dell’ordinamento giuridico e attribuendo al bene della vita un valore relativo, destinato a soccombere dinanzi ai bisogni impellenti del quotidiano, come quello di procurarsi una dose di stupefacente o una bottiglia di birra o di rispondere a un’offesa asseritamente subita». È «la totale assenza di valori», osserva Solombrino, a rendere «assai elevato il rischio di una reiterazione di comportamenti violenti da parte di giovani allo stato drammaticamente privi della capacità di cogliere nella comunità l’opportunità di un cambiamento».
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