Nuovi nati, in piazza Dante le luci si riaccenderanno

IL RICORDO. Addio ad Alberto Garutti, l’artista che progettò l’illuminazione dei lampioni in piazza Dante in occasione di ogni nascita all’ospedale Papa Giovanni. Rimosso con il cantiere, il collegamento ora sarà ripristinato.

Piazza Dante, nella sua ritrovata bellezza, è un po’ più buia dopo i lavori che - con il riassetto dell’arredo urbano - hanno fatto riaffiorare e reso di nuovo utilizzabile l’ex Diurno. Là dove oggi la scalinata «buca» la piazza per accedere ai locali sotterranei, per vent’anni c’è stata una targa di pietra che ha fatto di Bergamo la prima di una serie di città nel mondo in cui ogni nuovo nato in ospedale veniva salutato con l’accensione dei lampioni della piazza.

L’usanza di premere quel pulsante rosso nel reparto di ostetricia da parte dei neogenitori, era diventata ormai una tradizione; quelle luci sulla città si accendevano in media 10 volte al giorno (tanti sono i bimbi che nascono al Papa Giovanni). Finché con il cantiere quella targa posata nell’ormai lontano 1998 non è stata rimossa, così come il collegamento diretto coi lampioni della piazza.

Si riaccenderanno i lampioni

Ora che Alberto Garutti (il padre di quel progetto che da Bergamo fu esportato a Gent, in Belgio, e poi a Mosca, ad Istanbul, a Plovdiv (in Bulgaria e anche a Roma) ci ha lasciato all’età di 75 anni, apprendiamo che presto i lampioni in piazza Dante si riaccenderanno.

Nei mesi scorsi l’artista era tornato a Bergamo per un sopralluogo insieme al Comune, con l’obiettivo di far rivivere la sua opera. «Abbiamo sempre pensato di riattivarla – spiegano da Palazzo Frizzoni –. È nostra intenzione, parlando con i suoi eredi, dare corso alle sue indicazioni per valorizzarla al meglio nel contesto del nuovo assetto della piazza». Non c’è ancora una data precisa, ma i lampioni in centro torneranno ad illuminarsi ad ogni nuovo nato in città. «L’illuminazione in piazza come segnale di una nascita è un bel messaggio di vita alla città – dice Giovanna Mangili, direttore della Patologia Neonatale –. Poter comunicare ai cittadini che abbiamo un bimbo in più è una gioia che, in questo momento così difficile segnato da tanta violenza, assume ancor più forza come messaggio positivo».

Alla sua opera bergamasca, cui era molto legato, Alberto Garutti ha dedicato un passaggio in una delle sue ultime interviste, rilasciata a marzo per il «Giornale dell’Arte»: «Tra tutti i miei lavori, “Ai Nati oggi” (questo il suo nome, ndr) è stato quello più sentito dal pubblico. Credo che sia un lavoro interessante perché nella storia sono stati fatti monumenti ai caduti, ai feriti, alle tragedie e ai morti. E invece io ho realizzato un’opera che fosse una specie di anti-monumento per i vivi, e questo ha avuto un grande riscontro. L’ho realizzato per la prima volta a Bergamo dopo che la morte di mia madre mi aveva portato a riflettere sul tema della nascita».

Chi è Alberto Garutti

Lecchese di nascita (era nato a Galbiate il 18 maggio 1948), Alberto Garutti è stato un esponente di rilievo dell’Arte Pubblica in Italia. Titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Brera di Milano fino al 2013, ha insegnato anche allo Iuav, l’Università di Architettura di Venezia, e alla facoltà di Design e Arti del Politecnico di Milano. Nella sua carriera ha esposto più volte alla Gamec, ma il suo legame con la nostra città lo si deve in particolare anche a un’altra opera, la fontana di largo Rezzara che collega idealmente la via XX Settembre a piazza Pontida, e che nel 2004 costò al Comune di Bergamo una reprimenda ufficiale da parte del Tribunale di Milano su iniziativa proprio del suo progettista.

La polemica dell'Arlecchino

Garutti non aveva apprezzato che in cima alla fontana fosse stato collocato l’Arlecchino dell’artista Mario Gotti che il Ducato di Piazza Pontida aveva donato alla città, e aveva chiesto a Palazzo Frizzoni un risarcimento di 100 mila euro se l’assetto finale della sua opera non fosse stato coerente con quello originale. Risultato: l’Arlecchino fu tolto e iniziò un peregrinare che solo in epoca recente si è concluso con la collocazione davanti all’Urban Center, per buona pace del Ducato, le cui finestre affacciano proprio sulla fontana. A secco per anni, l’acqua è tornata finalmente a zampillare e giusto un paio di mesi fa la struttura è stata riparata da una perdita.

Riallacciati i rapporti con la città, Garutti è tornato a Bergamo più volte, ospite dei nostri musei, e – come detto – anche di recente, proprio per discutere il progetto per la riaccensione delle luci in occasione dei nuovi nati del Papa Giovanni, forse l’opera che, più di altre, lo ha fatto conoscere ed apprezzare anche all’estero.

La sua ricerca di un dialogo aperto tra opera d’arte contemporanea, spettatore e spazio pubblico, gli è valsa l’invito a realizzare numerosi lavori per città e musei di tutto il mondo. Tra le opere più conosciute e di più recente realizzazione c’è l’«Egg» di piazza Gae Aulenti a Milano, un complesso di 23 trombe che mettono in comunicazione i diversi piani dell’edificio, sviluppandosi su quattro livelli a partire dal parcheggio. Appoggiando l’orecchio in uno qualsiasi di questi tubi, è possibile ascoltare suoni e rumori «urbani» provenienti da un altro piano del palazzo, come in un moderno telefono senza fili.

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