Nuove aperture e tendenze giovanili: il beverage rilancia

ABITUDINI E CONSUMI. In 15 all’esordio nel 2023 tra i rivenditori che distribuiscono vino, bibite, birra e superalcolici. I consumi sul posto trainano i punti vendita al dettaglio.

Se nell’export il beverage bergamasco è tra le voci economicamente più importanti dell’agroalimentare, grazie soprattutto all’«effetto traino» dei miliardi di bottiglie Sanpellegrino vendute in tutto il mondo, anche le ricadute locali per le 161 imprese orobiche che distribuiscono vino e bevande (dalle bibite, alla birra fino ai superalcolici) sul territorio tornano ad essere interessanti, dopo anni altalenanti.

15 aperture e 6 chiusure

Un segnale sono le 15 nuove aperture nel 2023 (5 in più rispetto al 2022), a fronte di sole 6 chiusure. «Il settore, dopo il forte ridimensionamento causato dalla Grande distribuzione negli anni Novanta, presenta oggi numeri sostanzialmente stabili», spiega il direttore di Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini. Poi traccia una panoramica definendo le tre tipologie di imprese: grossisti, piccoli imprenditori che operano nella vendita al dettaglio e all’ingrosso di acqua e bibite, e infine sui punti vendita al dettaglio di vini e birre artigianali. «I primi sono i più importanti per numero di addetti e fatturato e la cui offerta è concentrata in poche aziende storiche che operano non solo a livello provinciale ma anche regionale – aggiunge Fusini –. Le seconde sono quelle che dopo il calo degli anni ’80-’90 subiscono ancora la concorrenza della Gdo oltre che registrare problemi di ricambio generazionale. I punti vendita al dettaglio invece hanno conosciuto un discreto successo e visto una crescita post pandemia abbastanza significativa. È in questo ultimo gruppo che si sono registrate le maggiori aperture spesso trainate dal consumo sul posto di cibi e bevande e la cui presenza è significativa in città, nell’hinterland e nei centri urbani di maggiore dimensione».

I punti vendita al dettaglio invece hanno conosciuto un discreto successo e visto una crescita post pandemia abbastanza significativa

Ma che cosa è cambiato anche a livello di gusti da parte dei consumatori? A tracciare una panoramica è il presidente della categoria di distributori di vino e bevande, Giampiero Rota: «Le variazioni sono dettate da un cambio dello stile di vita o da un approccio generazionale diverso».

«Aperitivo, momento clou»

«Ha acquisito sempre maggior rilevanza - spiega Rota - il momento dell’aperitivo e della convivialità, quindi anche l’approccio al consumo è diventato più contemporaneo – spiega Rota –. Non mi riferisco solo al famoso spritz ma anche ai miscelati come il gin. Resta poi una buona attenzione al mondo delle birre artigianali». E se si deve scegliere tra quantità e qualità è quest’ultima ad avere la meglio: «Specialmente per quanto riguarda il comparto vino, la scelta ricade su bollicine e vino di qualità. Ma anche la birra artigianale: si guarda alle luppolate o alle Ipa». Spostandoci invece sulle bevande, anche qui hanno preso piede alcune novità: «La bibita gassata continua ad avere il suo mercato ma ora vanno forte anche le bibite energetiche o quelle che contengono estratti naturali».

Specialmente per quanto riguarda il comparto vino, la scelta ricade su bollicine e vino di qualità. Ma anche la birra artigianale: si guarda alle luppolate o alle Ipa

Difficoltà a reperire profili

«Per quanto riguarda le sfide future, sarà fondamentale cercare di costruire aziende di qualità – conclude Rota -. Inoltre bisognerà prestare attenzione al settore della logistica, all’evoluzione del mercato e alle esigenze dei clienti». C’è poi il tema della ricerca del personale: «La difficoltà a reperire personale si fa sentire anche in questo settore, considerato che la nostra provincia ha un tasso di disoccupazione tra i più bassi. Le aziende che vogliono programmare in ottica futura devono considerare che le esigenze sono cambiate, specialmente per le nuove generazioni».

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