«Notre-Dame, riconsegna di un gioiello architettonico, ma soprattutto respiro di fede e di speranza»

LA CELEBRAZIONE. Il Vescovo Francesco Beschi nell’omelia della celebrazione dell’Immacolata Concezione di Maria nella Basilica di Santa Maria Maggiore, ha parlato anche dell’inaugurazione della basilica parigina rinata dopo l’incendio che la distrusse nel 2019.

Nei giorni in cui a Parigi si riaprono le porte della cattedrale di Notre-Dame, il vescovo Francesco Beschi ha voluto ispirare la sua omelia, nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, a questo evento che «porta con sé non tanto una riconsegna alla capitale francese di un gioiello architettonico, ma soprattutto il respiro della fede e della speranza».

Parole che il Vescovo ha pronunciato nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta, da lui definita come “stupenda Basilica, Notre-Dame della città di Bergamo, pervasa dalla bellezza, dal silenzio e dalla grazia che per Maria è stata dono generativo di vita».

«Dopo la vicenda dell’incendio a Parigi nel 2019, – ha osservato – ora l’inaugurazione dei restauri e la riapertura dopo cinque anni non rappresentano solo l’orgoglio di uno splendore ritrovato, la celebrazione di una memoria storica che è necessario coltivare, l’intensità delle emozioni portate prima dalla distruzione e poi dalla rinascita. Si fa largo anche la percezione di qualcosa di invisibile, di intoccabile, che supera ogni possibile parola. Una chiesa, una basilica, una cattedrale non sono un museo, non sono grandi opere dell’uomo, ma conducono ad un sentimento più profondo che ci fa percepire che fra quelle mura si è ‘oltre’. La chiesa ha un’anima e ne fa dono a chi crede e a chi non crede, ai fedeli che la abitano e la abiteranno e ai visitatori».

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