
Economia / Bergamo Città
Domenica 20 Aprile 2025
Mille euro ai nuovi nati, domande al via. Sindacati: la logica dei bonus va superata
I REQUISITI. La misura una tantum è per i figli nati o adottati dal 1° gennaio di quest’anno. Richiesto un Isee sotto i 40mila euro. In base ai trend, stimati 6.500 beneficiari potenziali.
Era una delle novità previste dall’ultima legge di bilancio e ora prende concretezza. Un bonus una tantum da 1.000 euro per i figli nati o adottati dal 1° gennaio di quest’anno: una misura varata dal governo per rilanciare la natalità, o almeno per sostenere parzialmente i genitori. Non certo la panacea di tutti i problemi demografici, osservano gli addetti ai lavori, perché la vera differenza la fanno le misure strutturali. Nei giorni scorsi l’Inps ha diffuso la circolare che rende operative le disposizioni della legge di bilancio: la domanda dovrà essere presentata online tramite il servizio dedicato del sito dell’Inps, entro 60 giorni dalla data di nascita o dalla data di ingresso in famiglia del figlio (per chi è nato dall’inizio dell’anno al 17 aprile la scadenza è il 16 giugno); in alternativa, la domanda può essere presentata tramite l’app «Inps mobile», il contact center dell’Inps oppure i patronati.
I requisiti
La domanda dovrà essere presentata online tramite il servizio dedicato del sito dell’Inps, entro 60 giorni dalla data di nascita o dalla data di ingresso in famiglia del figlio; in alternativa, la domanda può essere presentata tramite l’app «Inps mobile», il contact center dell’Inps oppure i patronati
La nota dell’Inps dettaglia i requisiti. Per quanto riguarda la situazione economica, per accedere al bonus è necessario avere un Isee non superiore ai 40mila euro annui, «escludendo dal calcolo le erogazioni relative all’assegno unico e universale». Capitolo cittadinanza: «I beneficiari possono essere cittadini italiani, di uno Stato membro dell’Unione europea oppure essere in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o essere titolari di permesso unico di lavoro, autorizzati a svolgere attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi. Alla data di presentazione della domanda, il genitore richiedente deve essere residente in Italia. Tale requisito deve sussistere dalla data dell’evento (nascita, adozione, affido preadottivo) alla data di presentazione della domanda».
«A tutte le famiglie deve essere garantita in maniera strutturale la sostenibilità economica della genitorialità: le risorse che si mettono su questa voce sono il vero investimento da fare»
Indicativamente, stimando l’andamento delle nascite e considerando la soglia Isee relativamente alta, potrebbero essere almeno 6.500 i potenziali beneficiari del bonus in Bergamasca. Ogni aiuto per i neogenitori è certo prezioso, ma questo nuovo bonus non è la misura risolutiva per far fronte a un inverno demografico che ormai sta diventando simile a una glaciazione. «I bonus una tantum – ragiona Francesco Corna, segretario generale della Cisl bergamasca – non vanno a sostenere in maniera efficace lo sforzo che le famiglie fanno per mantenere i figli. A tutte le famiglie deve essere garantita in maniera strutturale la sostenibilità economica della genitorialità: le risorse che si mettono su questa voce sono il vero investimento da fare».
«Superare la logica del bonus»
«La logica dei bonus va superata – sottolinea anche Orazio Amboni, del Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo –: servono invece misure certe, strutturali». Quanto alle pieghe normative del bonus, i dubbi sembrano essere risolti: «L’Inps specifica che la soglia Isee è 40mila euro, escludendo dal calcolo le somme percepite grazie all’assegno unico – ricorda Amboni –. Per le famiglie questo non comporta particolari problemi: è direttamente l’Inps a ricalcolare l’Isee senza la necessità che il cittadino debba chiedere il ricalcolo o presentare nuove pratiche».
«Siamo di fronte all’ennesima una tantum, ma una persona non fa un figlio per un bonus – rimarca anche Pasquale Papaianni, coordinatore territoriale della Uil Bergamo –. Occorre un ragionamento ampio sui temi della natalità: oltre a essere una questione sociale ed economica, di misure strutturali e di servizi, c’è sempre anche un tema di salute e sanitario legato all’innalzamento dell’età di chi cerca un figlio. Serve ragionare anche su questi servizi per aiutare le donne che vogliono diventare madri».
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