“N on mi aspettavo di arrivare in Italia, pensavo che sarei rimasto alla Dinamo. Dispiace lasciare i miei compagni di squadra, pensavo di giocare ancora alla Dinamo e di lasciare solo il prossimo anno”. È il 14 luglio 2013 e, ai microfoni di ProTv, Constantin Nica sembra l’ultimo calciatore al mondo che vorrebbe indossare la maglia nerazzurra di una società calcistica bergamasca che lo ha appena reso la cessione più onerosa della storia della propria squadra del cuore. Dalla Dinamo Bucarest, club per cui Constantin sarebbe disposto, parole sue, a giocare pure gratis, all’Atalanta per 1,6 milioni di euro e il 15% garantito ai rumeni sulla futura rivendita. Lo stesso presidente Ionuț Negoiță la definisce un’operazione sorprendente: com’è come non è, Nica è un giocatore dell’Atalanta. Senza che, a quanto pare, nessuno saprebbe spiegarne il motivo e nessuno fosse stato avvisato per tempo.
Ufficializzato insieme a Giulio Migliaccio, Nica firma lo stesso giorno in cui esordisce in nazionale maggiore contro la Slovacchia. Alle spalle tutta la trafila delle giovanili alla Dinamo Bucarest e ormai più di una stagione in pianta stabile con la prima squadra agli ordini di mister Bonetti, difensore bresciano della Serie A anni ’80 che ancora detiene il record del maggior numero di giornate di squalifica in massima serie con 39. Tra la nativa Afumaţi, comune di 6.448 abitanti nel distretto di Iflov, e la capitale ci sono una ventina scarsa di chilometri, un po’ come tra Zingonia e il Gewiss. In un altro paese, senza conoscere la lingua, in un contesto di livello estremamente più alto rispetto a tutti quelli assaggiati sinora. Cos’ha portato allora Pierpaolo Marino a convincere Antonio Percassi a investire tanto su Constantin? Testuali parole della Gazzetta in sede di presentazione della Serie A 2013/2014, passando in rassegna i volti nuovi del campionato italiano: “Alto 185 cm per 74 kg di peso, Nica è in grado di giocare all’occorrenza anche da centrale o sulla corsia mancina. Molto veloce, è più abile nel difendere che nell’attaccare”. Un ringiovanito alter ego di capitan Bellini, insomma.