Mercato del lavoro: «Serve agevolare di più le donne»

BERGAMO. Più alta della media regionale la percentuale delle ragazze che non studia né ha un’occupazione. Redondi (Cgil): potenziare le misure dI conciliazione.

Crescono gli occupati che hanno più di 50 anni e calano i Neet, ovvero i giovani che non studiano né lavorano, anche se la percentuale di donne in questa categoria resta ancora particolarmente alta. È la fotografia 2023 che emerge dai microdati provinciali Istat diffusi dalla Camera di Commercio di Bergamo, un’istantanea che presenta qualche aspetto positivo e molti punti di riflessione, come sottolinea lo stesso presidente Carlo Mazzoleni: «Dopo il picco raggiunto con l’emergenza pandemica i giovani Neet bergamaschi sono calati negli ultimi due anni. Il fenomeno risulta tuttavia ancora significativo, soprattutto per le donne, pertanto è richiesta molta attenzione da parte dei decisori pubblici e degli operatori economici, sia per contrastare la dispersione scolastica che per agevolare l’entrata sul mercato del lavoro».

I «Not in education, employment or training» hanno fra i 15 e i 29 anni di età, non lavorano, non partecipazione a corsi di istruzione o formazione professionale e sono, in Bergamasca, poco meno di 20 mila, l’11,3% della corrispondente fascia d’età. Un dato che, seppur in calo di 3 punti e mezzo rispetto al biennio 21/22, resta superiore a quello regionale (10,6%) ma nettamente inferiore alla media nazionale (16,1%). Il risultato è che più di un giovane su dieci a Bergamo non è occupato in studio o lavoro, tre su cinque sono donne. E qui si accende il primo riflettore, perché scorporando il dato per genere si nota che i ragazzi Neet sono l’8,5% della platea, meno che in Lombardia (8,9%) e molto lontano dalla media nazionale (14,4%). Le ragazze Neet sono invece il 14,3% delle giovani comprese nella fascia d’età indicata, quasi due punti percentuali al di sopra rispetto al dato regionale (12,5%), inferiore a quello italiano (17,8%). Il tasso Neet t a Bergamo e in Lombardia è allineato alla media europea (11,2%), ma entrambi i territori sottolineano un valore più basso per la componente maschile e uno più alto per quella femminile.

Cosa porta le giovani donne bergamasche lontano dall’essere occupate o impegnate nello studio è ciò su cui si stanno interrogando da tempo i sindacati come conferma la referente per il Mercato del lavoro Paola Redondi: «Anche se negli ultimi anni stanno aumentando, le donne con un impiego sono ancora troppo poche» conferma Paola Redondi, della Cgil Bergamo. La soluzione? «Non ci sono formule magiche, occorre lavorare per potenziare le misure di conciliazione: i dati dell’ispettorato del lavoro ci dicono che gli uomini si dimettono per cambiare luogo o mansione, le donne lo fanno perché hanno chiesto misure di conciliazione che non sono state concesse». C’è quindi una componente legata ai compiti di cura, in famiglia e a casa, che influenza questo dato, perchési tratta ancora di compiti gestiti per lo più dalle figure femminili della famiglia.

Poi c’è una questione culturale. Le ricerche condotte con particolare attenzione dopo la pandemia, mostrano che i giovani non sono più disposti a lavorare «a ogni costo», condizione sottolineata recentemente dallo studio FragilItalia sulla fascia d’età 18 - 34 anni, per cui il lavoro è all’ottavo posto nella scala delle priorità. Infine, c’è da considerare un mercato del lavoro favorevole ai giovani, soprattutto se altamente formati, che possono permettersi di aspettare l’offerta che rispetta le loro esigenze.

Dai dati diffusi dalla camera di Commercio, inoltre, si sottolinea come siano aumentati i lavoratori sopra i 50 anni. «Se tra il 2018 e il 2022 la maggioranza degli occupati si collocava nella fascia d’età 35-49 anni, nel 2023 - si legge nel report - la maggior parte degli occupati (38%) ha 50 anni e oltre. Segue a poca distanza la fascia 35-49 anni (37%) e infine quella tra i 15 e i 34 anni (26%)». «C’è sicuramente la questione demografica, ma c’è anche un’attenzione maggiore da parte delle imprese sulla fascia più avanzata - commenta Danilo Mazzola, responsabile del Mercato del lavoro di Cisl Bergamo, - Inoltre c’è una parte del mercato del lavoro che ha bisogno di professioni medio basse che si trovano soprattutto in quei lavoratori che hanno un’età più alta; delle 128.572 assunzioni del 2023 il 55% ha riguardato personale non qualificato e con basse qualifiche».

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