In queste prime settimane di calciomercato l’Atalanta è risultato uno tra i club più attivi della Serie A. D’Amico e il suo staff hanno già concluso diversi affari, a volte ingaggiando giocatori di primo piano come Zaniolo e Godfrey, in altri casi seconde linee che ci si augura possano poi crescere di livello, come Sulemana. Oltre alle trattative già chiuse ci sono poi altre situazioni aperte. I nerazzurri si sono mossi con decisione per Brescianini, anche se ora la trattativa risulta “congelata ed in attesa di ulteriori sviluppi”, e per O’Riley, con D’amico impegnato a limare le richieste dei Celtic, e già arrivato a formulare la terza offerta al club scozzese. Oltre al mercato in entrata, l’Atalanta si è data molto da fare anche per quel che riguarda il mercato in uscita. Il club dei Percassi ha piazzato alcuni dei giocatori che non rientrano nei piani di Gasperini, come Piccoli, Zortea, Cambiaghi, Cittadini, Okoli e Adopo. Ma in tutti questi movimenti o trattative c’è una cosa che stupisce. Nonostante siano già trascorsi più di venti giorni dall’apertura delle trattative ufficiali dall’Atalanta non è filtrata nessuna notizia che porti a un esterno. Destro o sinistro non farebbe nessuna differenza, visto che a ben guardare l’Atalanta necessiterebbe di rinforzi su entrambi i lati del campo. Qualche settimana fa i nerazzurri hanno deciso di non riscattare Holm, tornato allo Spezia e poi accasatosi a Bologna, e questa manovra aveva fatto supporre che il club dei Percassi avesse già per le mani un’alternativa valida. Evidentemente non è così. A meno che i nerazzurri non siano talmente bravi da riuscire a nascondere un affare già fatto e da portare alla luce in un momento propizio, o dopo aver sistemato altre faccende. In fondo il calciomercato resta sempre qualcosa di un po’ incomprensibile per chi lo osserva da fuori. Per il momento dunque non si registra nulla, a parte l’accostamento di un cavallo di ritorno come Gosens.
Ragionandoci sopra, l’approdo del tedesco a Zingonia pare però improbabile per diverse ragioni, a partire dal fatto che risulterebbe alquanto strano vedere i nerazzurri operare in controtendenza rispetto alle loro politiche di mercato. Investire su un giocatore ormai trentenne, anziché puntare su di un prospetto giovane e futuribile non è un’operazione “da Atalanta”. Va poi ricordato che l’addio di Gosens non fu privo di ruggine, che non trovò sfogo in modo clamoroso, ma che comunque ci fu. Certo, il tedesco si incastrerebbe alla perfezione nello scacchiere tattico nerazzurro, a partire dal fatto che Robin conosce già cosa Gasperini vuole dai suoi esterni, e soprattutto non ruberebbe la scena all’emergente Ruggeri, visto che di partite da giocare nella prossima stagione ce ne saranno parecchie.
Il confronto statistico dei due giocatori, seppur impegnati in campionati diversi ci offre uno spunto di riflessione, non tanto sui nomi che potrebbero risultare buoni per i nerazzurri, perché questo è un terreno scivoloso e che con ogni probabilità ci porterebbe fuori strada, ma sulle caratteristiche che questi esterni dovrebbero avere. Di nomi se ne potrebbero di fatto fare cento, e gli algoritmi di Wyscout ce ne potrebbero forse suggerire altrettanti, ma come sappiamo bene il mercato non si basa solo su questioni tecniche, bensì su molti altri fattori.
Ragioniamo dunque su quali caratteristiche un esterno deve avere per risultare utile al gioco di Gasperini. Nelle sue stagioni trascorse in panchina, partendo dalle giovanili della Juventus per arrivare all’Atalanta vincitrice di Europa League, le squadre del tecnico di Grugliasco si sono sempre distinte per avere esterni funzionali al suo stile di gioco. Badate bene che abbiamo utilizzato il termine “funzionali”, e non di “qualità” o “molto forti”, perché se ripercorrete a memoria gli undici allenati da Gian Piero non troverete mai dei veri campioni, forse con l’eccezione del miglior Gosens visto qui. Andando a memoria troverete giocatori quali appunto Gosens, poi Hateboer, Spinazzola, Mahele, Zappacosta, Ruggeri, Rossi, Redavid, Criscito, Conti, Castagne, Lazovic, Laxalt, Morganella, Konko, ecc.ecc.. Tutti giocatori con spiccate qualità atletiche e forse con qualche limite tecnico, ma che il tecnico di Grugliasco ha saputo valorizzare. Nessuno dei giocatori citati sopra ha piedi troppo istruiti, e nessuno di loro ha piazzato con una certa continuità dei tiri imparabili agli incroci. Certo qualcuno a questo punto potrebbe ricordare la bomba tirata nel sette da Ruggeri nella semifinale di Europa League contro il Marsiglia, ma dovrebbe anche ricordare le oneste parole di Matteo al termine dell’incontro: “Solitamente non becco nemmeno la porta”. A sottolineare l’eccezionalità di quanto fatto da Ruggeri è stata anche la reazione di tanti suoi compagni, con Scamacca che si è portò le mani nei capelli, e di tutta la panchina nerazzurra. Tutti gli esterni citati sopra non sono nemmeno degli assist-man formidabili, o dei fenomeni nelle coperture difensive, eppure hanno tutti garantito all’Atalanta di ottenere risultati eccezionali.
Se cercate delle caratteristiche che possano accumunare tutti questi giocatori, la prima che vi verrà sicuramente alla mente riguarda la corsa, e la resistenza allo sforzo. Tutti gli esterni che sono riusciti a far bene sotto la guida di Gasperini non si sono risparmiati “arando” la fascia di competenza. Anzi, si potrebbe dire che si sono letteralmente consumati nel proporsi in avanti e fornire ai nerazzurri la massima ampiezza, giocando sulla linea laterale, per poi rincorrere all’indietro il proprio riferimento nella fase di non possesso. Proprio in questa fase di gioco, agli esterni nerazzurri viene chiesto un grande lavoro, perché quando devono salire in pressione devono spesso chiudere velocemente distanze di oltre venti metri. È per questa ragione che l’esterno tipo di Gasperini deve innanzitutto avere delle qualità atletiche importanti ed una predisposizione al sacrificio.
In secondo luogo, il tecnico di Grugliasco apprezza i giocatori coraggiosi, ai quali concede qualche errore nella fase di non possesso (non troppi), piuttosto che i giocatori “timidi” nella fase di spinta. Diversi esterni passati a Bergamo non si sono riusciti ad affermarsi proprio per questa ragione, perché non hanno compreso che le uscite per vie laterali dell’Atalanta si basano su un gioco verticale e non su giocatori che preferiscono appoggiare la palla. Spesso capire questi concetti può risultare controintuitivo per difensori che sono cresciuti in Italia, dove da sempre si presta maggior attenzione alla copertura piuttosto che ad attaccare, e proprio per questa ragione i nerazzurri hanno spesso sondato i campionati dei paesi bassi per acquistare i propri esterni.
In una veloce panoramica di quelli passati da Bergamo vi accorgerete che sembrano un po’ tutti delle creazioni da laboratorio, come se sul mercato l’esterno “giusto” per i nerazzurri non esistesse, e serve dunque fabbricarlo a Zingonia.
Proprio Gosens può fungere da modello a questo. Tutti ricorderanno che quando Robin sbarcò a Bergamo era il classico “no name player”, che la società presentò così: “Un difensore dotato di una notevole struttura fisica con importanti capacità di spinta sulla fascia sinistra”. Un modo come un altro per introdurre un giocatore “normale”. Gosens a Zingonia dovette faticare parecchio, con sedute dedicate e curate da Bangsboo per migliorare le sue capacità di saltare l’uomo e sfruttare la sua velocità in fase di spinta. Nello stesso periodo Gosens dovette lavorare sul modo con cui controllava la palla e la gestiva in velocità con i compagni per risultare efficace nel sistema di gioco di Gasperini: sapersi relazionare è fondamentale. Proprio per questo aspetto del suo gioco è stato recentemente bocciato Holm, che per caratteristiche fisiche e mentalità si era adattato alla perfezione ai principi di gioco di Gasperini, ma non era riuscito a migliorare dal punto di vista della gestione della palla (73% di passaggi completati).
Le capacità e l’abnegazione di Gosens in allenamento hanno prodotto invece il miglior esterno passato da Bergamo, capace di contribuire in modo diretto a 17 reti, con 9 gol ed 8 assist, nella sua stagione migliore in nerazzurro.
Le stesse caratteristiche le possiamo ritrovare anche in Hateboer, anche se l’olandese ha meno segni distintivi rispetto al tedesco e la sua fase offensiva è in generale meno “importante”. È difficile qualificare Hans come un giocatore dai piedi buoni o cattivi, o per un esterno capace di compiere sempre le scelte giuste, o con grandi qualità come crossatore. Lo stesso si può dire per le sue capacità di rifinitore o di finalizzatore. Eppure Hans (e per diverse stagioni) è stato indispensabile al gioco dei nerazzurri. Prima di Hateboer, le stesse caratteristiche sulla corsia di sinistra le aveva messa in mostra Andrea Conti. Rispetto all’olandese, l’esterno cresciuto nelle giovanili nerazzurre era totalmente votato alla fase di spinta, con più di una amnesia per quanto riguardava la fase difensiva.
Non si va lontano da questi giocatori nemmeno quando si pensa a Castagne, approdato in nerazzurro come giocatore di ripiego per il mancato acquisto di Foket, che non superò le visite mediche per problemi cardiaci. Anche il belga aveva le caratteristiche dell’esterno prodotto in serie per squadre di medio bassa classifica: alto, magro, dotato di una discreta velocità sulle medie lunghe distanze, resistenza e nessuna qualità tecnica particolare.
Per riassumere possiamo concludere che l’esterno adatto al gioco di Gasperini deve avere caratteristiche atletiche importanti. Deve saper proporsi con continuità e coraggio in fase offensiva, e deve comprendere quale è la sua funzione nelle collaborazioni con i compagni di lato. Abbiamo anche capito che l’esterno pronto per Gasperini è quasi impossibile da trovare già confezionato sul mercato. Serve dunque un giocatore coraggioso e aperto mentalmente, in grado di assorbire (velocemente) i principi del tecnico di Grugliasco. Tutto il resto verrà da sé, e se non sarà un campione poco importa, serve solo che sia “funzionale” al gioco dei nerazzurri.