Meccanica in rosso, crollo per siderurgia e mezzi di trasporto

CONGIUNTURA. Secondo trimestre, si accentua il passivo per molti settori: anche la meccatronica perde il 6,6%. Piccinali: pesano conflitti, tassi e alto costo dell’energia.

Ancora male, un po’ come tutta la media regionale. La meccanica bergamasca non esce dal tunnel, come dimostrano i dati del secondo trimestre dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica che confermano un calo produttivo marcato nella nostra provincia, soprattutto in alcuni settori nevralgici.

I dati

In particolare, a livello provinciale, si assiste a veri e propri crolli come per il comparto dei mezzi di trasporto, che raddoppia la variazione negativa del primo trimestre e chiude con un desolante -11,6%. Anche il comparto siderurgico, scende -6,3%, così come meccatronica e i macchinari, che avevano tenuto per tutto il 2023, e che invece hanno raddoppiato la caduta del primo trimestre, facendo ora registrare un -6,6%. Anche a livello nazionale il peggioramento è sensibile nel secondo trimestre, con il calo produttivo che tocca l’1,5% rispetto al primo, mentre rispetto a 12 mesi prima si segnala un -3,4%.

La battuta d’arresto nelle lavorazioni trova riscontro nel «sentiment» rilevato con l’indagine Federmeccanica su tutto il territorio nazionale e anche sulle imprese provinciali. Il consuntivo dichiarato sulla produzione (con un saldo negativo di 20 punti tra rispondenti in aumento e rispondenti in diminuzione) e il giudizio espresso su tale consuntivo sono infatti nettamente peggiori della media nazionale.

Analoghi andamenti si riscontrano per la consistenza del portafoglio ordini. Ne conseguono, sempre secondo l’indagine, un sostanziale pessimismo degli addetti ai lavori, con prospettive sulla produzione stabili nel 31% dei casi, o in ulteriore riduzione per il 47% dei casi.

Coerentemente con questi indicatori si segnala l’aumento delle scorte a magazzino, sia per le materie prime che per i prodotti finiti. Non vengono invece evidenziati problemi di liquidità aziendale.

«Anche questi dati - sottolinea Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – confermano purtroppo la tendenza alla contrazione che sta caratterizzando l’industria metalmeccanica. Continuano a pesare gli effetti delle politiche monetarie restrittive, l’incertezza alimentata dai conflitti in corso, le difficoltà del trasporto marittimo, che determinano ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, l’alto costo dell’energia, causato anche dalla lentezza delle pratiche autorizzative degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, che sta diventando un’anomalia tutta italiana».

L’andamento tedesco penalizza

Preoccupa in modo particolare, secondo Piccinali, «l’andamento recessivo dell’industria tedesca, uno dei nostri principali mercati di sbocco. In questo quadro crediamo che il ruolo della politica sia fondamentale, ma fino ad oggi è sembrata mancare la consapevolezza della necessità di un piano industriale e la visione dell’industria come asset strategico, visto il grande ritardo nell’approvazione delle misure per gli investimenti 5.0 e la complessità applicativa, che rischia di ridurne fortemente gli effetti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA