Maltempo, i danni a Longuelo sono ingenti. I residenti: «Rischi noti dal 2016»

BERGAMO. Il Comitato: noi inascoltati, ora si facciano le opere previste. Il Comune: «La zona è più bassa delle altre».

Quello dopo è il giorno dell’amarezza e della conta dei danni. «Danni che saranno senza dubbio ingentissimi, ma quello che più ci preoccupa è il fatto che avevamo fatto presente i rischi, ma siamo rimasti inascoltati, così come non sono state fatte le opere che gli esperti di Pavia, cui era stato affidato l’apposito studio, avevano previsto dopo l’alluvione del 2016». È amareggiato Gigi Passera, commerciante e portavoce del «Comitato alluvionati di Longuelo», gruppo di residenti che si era costituito proprio dopo i fatti di otto anni fa. «Il Comune sostiene che è andata bene, ma ci credo: ha piovuto la metà rispetto al 2016 – sostiene –: il problema è che dovevano essere fatte tre vasche di laminazione e ne è stata fatta una e che andava sistemato il reticolo idrico, ma è ancora quello».

Giovedì 23 magio residenti e commercianti di Longuelo hanno trascorso la mattinata a ripulire garage, cantine e negozi. Sui muri è ancora ben visibile il segno dell’acqua che, tra le 16 e le 17 di mercoledì, ha superato in alcuni punti il metro. «Un fiume d’acqua, che arrivava da via Astino portando giù di tutto, anche i bidoni dell’immondizia – racconta Lorenzo Pagnoni, che abita proprio in via Astino –: il garage di casa nostra è stato invaso dall’acqua e a nulla sono servite le nostre pompe. Otto anni fa i danni furono di oltre sessantamila euro». Poco distante, in via Mascagni, il marciapiede è costellato di mobili portati fuori da cantine e garage: i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte accanto ai residenti per svuotare con le idropompe gli interrati delle case.

Sempre nella stessa strada, dove si è riversata tutta l’acqua, anche alla «Puntogel» stanno sistemando e contando i danni: il capannone della ditta di stoccaggio di prodotti food si era completamente allagato e anche la vasca di laminazione fatta realizzare dai titolari dopo l’alluvione del 2016 non è servita. «Il problema va risolto a monte perché è già successo tre volte, ogni otto anni – sottolinea la titolare Aurora Minetti –: l’area interrata del parco qui accanto, dedicato a Rita Levi Montalcini, dovrebbe essere tutta utilizzata come grande vasca di laminazione. Ne è stata invece costruita una che è assolutamente limitata e insufficiente di fronte a situazioni di questo genere. Per quanto riguarda noi, devo ringraziare i nostri dipendenti perché hanno lavorato ben oltre i turni e probabilmente già dall’inizio della prossima settimana torneremo a essere completamente operativi. Giovedì siamo riusciti a far fronte alle spedizioni proprio perché tutti si sono dati da fare fino all’1 della notte e poi dall’alba. I danni sono comunque molto ingenti, sia quelli strutturali sia quelli della merce andata distrutta dall’alluvione: merce che, a ricomprarla oggi, avrà anche un valore superiore rispetto a quando la acquistammo. Insomma, oltre al danno, pure la beffa. Ma ci rialzeremo, come abbiamo sempre fatto».

Leggi anche

Proseguendo lungo via Longuelo si arriva nel territorio di Mozzo, anch’esso mercoledì pomeriggio interessato dalla bomba d’acqua. Ad avere la peggio è stata in particolare la «Icis Spa», cartotecnica di via Aldo Moro: «Torneremo alla normalità tra due o tre giorni – spiega il titolare Antonio Ratti –: in alcune zone del magazzino l’acqua è arrivata a 80 centimetri. Di fatto è esondato il canale che scorre qui accanto e che porta l’acqua alla roggia Curna e tutta l’acqua è entrata nella nostra azienda, danneggiando parte della materia prima, parte dei macchinari e parte del prodotto finito». L’Icis è aperta dal 1959 e oggi conta 95 dipendenti: «La disponibilità dei nostri dipendenti è stata totale: hanno anche allungato i turni ordinari di lavoro per pulire», sottolinea ancora Ratti.

Il Comune

Dal Comune fanno invece sapere: «Si conferma il fatto che l’accumulo di acqua lungo la via Longuelo non è stato provocato da flussi provenienti dalla via Astino, come invece avvenuto nel 2016, quando l’intero quartiere andò sott’acqua e tutti i piani interrati e i box si riempirono completamente. La vasca di laminazione e le opere idrauliche realizzate da allora hanno protetto il quartiere e fatto defluire le acque in direzione della rete sotterranea che si dipana sotto via Castello Presati e la zona della Madonna del Bosco. In questo modo è stato possibile prevenire che avvenisse di nuovo quel che è successo 8 anni fa nel quartiere».

«A determinare l’allagamento di mercoledì – proseguono dal Comune – è stato un accumulo di acqua nella depressione di via Longuelo, derivante dall’effetto combinato dell’azione di ostruzione svolta da grandine e foglie sulle caditoie, ma anche dalla straordinaria portata d’acqua confluita sotto la via attraverso grosse condutture che provengono da Mozzo e dall’area della Briantea, in località Curno. Il quartiere risulta inoltre storicamente soggetto a fenomeni di allagamento, per via del fatto che vi scorrono più di una roggia, che raccoglie le acque che provengono dalla zona collinare intorno, e che si trova altimetricamente più in basso rispetto alle zone limitrofe».

Approfondisci l'argomento sulla copia digitale de L'Eco di Bergamo del 24 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA