Logistica: crescita rapida, servono regole. «Settore trainante, oggi vale il 9% del Pil»

L’INTERVISTA. Damiano Frosi, di Fontanella, nominato da Confindustria esperto tecnico dell’ambito nazionale: «In Lombardia la Bergamasca è un’area importante. A Caravaggio non farei l’insediamento vicino al santuario».

Alle sue spalle nello studio dove lavora spiccano, fra tanti libri, anche alcuni modellini di bilici, i grandi camion a motrice unica e semirimorchio molto utilizzati nel trasporto merci su lunghe distanze. Non sono i giochi d’infanzia, ma non ci allontaniamo molto: la sua passione, sin da bambino, è la catena che lega le merci in viaggio attorno al mondo. Un interesse talmente forte che ha deciso di investire la sua vita in questo settore e le sue competenze hanno raggiunto livelli di eccellenza, al punto che l’analisi e lo studio tecnico dello sviluppo della logistica in Italia porta ormai il suo nome: Damiano Frosi, bergamasco, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano.

Martedì 17 settembre gli è stata assegnata la nomina da Confindustria di esperto nazionale tecnico per la logistica, ricevuta dal presidente nazionale Emanuele Orsini e da Leopoldo Destro presidente di Confindustria Veneto Est con delega alla logistica e ai trasporti a livello nazionale. Una carica molto impegnativa e prestigiosa perché Damiano Frosi affianca la Presidenza di Confindustria in un gruppo di lavoro di imprenditori che si occupa di logistica e trasporti per analizzare il settore, recepire i bisogni delle aziende e valutare proposte per la politica e altre istituzioni. Un ruolo decisamente importante per il quarantenne di Fontanella, papà di tre figli piccoli, bergamasco doc: «Mio padre è atalantino da sempre e quindi lo sono anch’io. Della nostra provincia amo Foppolo, dove d’estate faccio delle bellissime camminate con i miei figli». Alle superiori ha frequentato il Liceo Galileo Galilei di Caravaggio, si è laureato al Politecnico di Milano in ingegneria gestionale e post-laurea ha fatto un master in General Management al Politecnico di Milano. Cogliamo l’occasione della sua nomina in Confindustria per fare il punto sulla logistica, che negli ultimi anni in Lombardia, e in particolare nella Bergamasca, ha fatto registrare un forte sviluppo.

Lei che è il massimo esperto di logistica in Italia, non crede sia un settore che, essendo cresciuto molto velocemente, non sia stato normato in modo adeguato? In altre parole, le regole d’ingaggio con il territorio sono arrivate quando i buoi erano già scappati dal recinto…

«Sì, è vero, la logistica è un po’ come l’arbitro di una partita di calcio: finché tutto va bene, nessuno ci fa caso. Ma quando succede qualcosa di negativo, come un incidente o uno sciopero, la logistica diventa il bersaglio, sui media diventa la cattiva di turno che occupa solo terreno, inquina e sfrutta i lavoratori. Ma questa lettura è molto parziale perché in realtà stiamo parlando di un settore che solo di recente ha iniziato a essere considerato seriamente, anche se in Italia vale il 9% del Pil e impiega oltre 1.400.000 lavoratori».

Lei non solo è un super tecnico ma anche un appassionato di logistica, cosa ci vede di così positivo?

«È un settore trainante per un Paese e tanti altri Stati che hanno meno risorse dell’Italia l’han capito prima. Mi ha sempre stupito questa scarsa considerazione. Invece va sottolineato che è strettamente collegata al funzionamento delle filiere produttive e distributive. Cioè, se vuoi rilanciare il Paese, se vuoi competere a livello di import export, rivitalizzare l’industria, non puoi dimenticarti dell’importanza delle connessioni internazionali e del trasporto. Per capirci: se non ci arrivano le materie prime dalla Cina, si blocca la metà delle nostre imprese. Quindi la logistica è strettamente collegata alla continuità e alla crescita del business. La logistica va presidiata in modo strategico».

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