L’Officina della Camomilla a Trescore serve un pop ironico e astratto

FESTIVAL. Il gruppo fondato da Francesco De Leo nel 2011 suona il 23 agosto al Parco Le Stanze. Riflettori sulle sonorità dell’ultimo album «Dreamcore».

Come i Nobraino, anche L’Officina della Camomilla torna al futuro dopo un lungo periodo d’assenza dalle scene. Il 23 agosto suona al «Bum Bum Festival» di Trescore, Parco Le Stanze (inizio ore 21; ingresso libero), supportata dal giovane cantautore Giovanni Ti Amo e da «Fuma!»: imperativo categorico imputabile al bergamasco Matteo Fumagalli.

Il fondatore Francesco De Leo

L’officina della Camomilla è un gruppo indie pop d’arte varia che, dal 2008 spazia tra diversi generi e suggestioni sonore. Sei album in studio, compreso l’ultimo «Dreamcore» (Hachiko Dischi), del 2024, e altre cinque raccolte compongono una discografia esemplare che il fondatore e frontman Francesco De Leo ha diretto con mano estrosa. È lui che all’inizio dà vita ad un progetto strumentale che il regista Stefano Poletti nota avvicinandosi al musicista e unendosi a lui nei concerti.

«Palazzina Liberty» e «Antologia»

La prima raccolta musicale autoprodotta risale al 2011, il primo contratto discografico con Garrincha Dischi viene firmato l’anno dopo. Il primo lavoro significativo titola «Senontipiacefalostesso», primo anello di una trilogia che inizia nel 2013 e va avanti negli anni successivi. A proposito di tal trilogia lo stesso Francesco De Leo spiega: «Ho sempre pensato a questi dischi come un impossibile lavoro archeologico, ideato per riportare alla vita brani scritti in un’età molto acerba».Il gruppo è eclettico, nel tempo subisce diversi cambi di formazione; la linea è libera di curvature che dall’indie passano oltre e vagolano per generi vari. Il risultato della ricerca è spesso originale. Dischi come «Palazzina Liberty» e «Antologia della cameretta» ne sono esempio più o meno probante.

Strumenti giocattolo e riff di chitarra

Il gruppo si è perso per qualche tempo, ma è ritornato in pista nel 2023 con il rientro in squadra di Stefano Poletti. Qualche singolo per riprendere il cammino creativo, poi il nuovo album, «Dreamcore», uscito mesi fa. Ascoltandolo si ha la sensazione di un ritorno alle origini: musica da cameretta con tanti strumenti giocattolo e riff di chitarra. I testi spaziano tra l’ironico e l’agrodolce, la dimensione sognante è garantita da qualche astrazione stellare. De Leo sostiene che «Dreamcore» sia soprattutto un album sulla decadenza dell’impero occidentale, ma non è da escludere che questa sia un’esibita forzatura. Semmai qui c’è l’indie pop de Lo Stato Sociale che si confronta con Calcutta e con le canzoni di qualche altro protagonista.

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