C itazione già usata ma sempre attuale: come cantano gli Afterhours “non si esce vivi dagli anni ‘80”, e anche da un bel pezzo del decennio successivo, tempi che hanno riservato all’Atalanta discrete soddisfazioni nelle partite casalinghe con l’Inter in campionato. Come del resto successo nella prima parte del decennio precedente, due partite, entrambe nel 1972 ma in due diversi campionati: nel primo, a gennaio, una vittoria 1-0 con rete di quell’Adelio Moro che a fine stagione avrebbe poi cambiato nerazzurro passando in quello milanese, nel secondo uno 0-0. Nell’altra metà degli anni ’70, invece, solo sconfitte, entrambe per 1-0 con reti di Oriali a Pasqua 1978 e di Carletto Muraro un anno dopo. Nel settembre 1979, ancora un ko casalingo in Coppa Italia con reti della coppia d’oro Altobelli-Muraro già nel primo tempo. Ed è proprio ancora Muraro a riaprire le danze nel 1984, nella partita che segna il ritorno in A dell’Atalanta nella famosa domenica dei 43mila e passa spettatori al Comunale, poi a inizio ripresa ci pensa un insolito marcatore, Carletto Osti, a riequilibrare il match. Nessuno lo può immaginare, ma da lì in avanti l’Inter non passerà più a Bergamo fino al 1997. Tredici lunghi anni dove spesso quelli di Milano ci hanno pure lasciato le penne. L’incantesimo si rompe il 9 novembre 1997 a tanto così dalla fine, quando dopo il botta e risposta tra Djorkaeff e Caccia ci pensa uno dei personaggi più incredibili mai visti in Italia a segnare la rete della vittoria interista: si chiama Taribo West, difensore nigeriano pagato 6 miliardi di lire ai francesi dell’Auxerre. Elemento anche interessante, ma matto come un cavallo e – tratto comune a diversi giocatori africani – con qualche punto di domanda di troppo sull’età: si è sempre proclamato classe 1974, ma al Partizan di Belgrado, ultima sua squadra europea, giurano che in realtà fosse del 1962. Lui ha sempre smentito, i serbi dal canto loro non hanno fatto granché polemica “perché comunque giocava benissimo”.